Cavalcare l’onda: la libertà è una tavola

Il mare accoglie tutti, senza distinzioni. Nata grazie alla passione del campione Massimiliano Mattei, continua a Livorno l’esperienza di Surf4All. Grazie a maniglie, cuscini e altri accorgimenti

Cavalcare l’onda: la libertà è una tavola

Non sempre il podio termina con un terzo posto e una medaglia di bronzo. «Ai mondiali di San Diego, in California nel 2017, sono arrivato quarto e ho conquistato la medaglia di legno». Si percepisce soddisfazione e piena consapevolezza di sé nelle parole di Massimiliano Mattei, atleta agonistico innamorato del mare della sua Livorno, presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Happy Wheels e campione pluripremiato di adaptive surf: per cavalcare le onde, infatti, non è indispensabile disporre dell’uso delle gambe, quanto piuttosto di una “tavola adattata”, che consenta di affrontare il mare anche con una disabilità. Sono trascorsi già 16 anni dal 2005, quando un infortunio stradale ha portato la disabilità nella vita di Mattei, in cui comunque lo sport è stato sempre presente come punto di riferimento. «La mia vita in quegli anni era a Manila, nelle Filippine», ricorda. «Sentivo di avere tutto, praticavo surf e stavo per realizzare i miei sogni».

L’infortunio, però, interviene a stravolgere completamente progetti e obiettivi, provocando una lesione che rende impossibile l’uso delle gambe. «Sono tornato a vivere attraverso lo sport, avvicinandomi al tennis e al pugilato dopo l’incidente, ma il desiderio di riscoprire l’acqua e il surf non mi ha mai abbandonato, riportandomi nelle Filippine a cinque anni dall’infortunio. Sono rientrato in Italia con l’idea di un percorso che, partendo da uno “scheletro” di base, mi ha consentito negli anni di adattare sempre meglio la tavola alle mie esigenze e di surfare da sdraiato». Una strada di fatica e passione quella di Mattei, quando ancora nel contesto italiano era quasi assente la pratica stessa del surf e sup (stand up paddle) adattati, intesa come capacità del mare di accogliere tutti. «Utilizzo una tavola che mi permette di stare in posizione prona e sono in grado di affrontare il mare senza assistenza», precisa Mattei, che ha anche la qualifica di istruttore con brevetto. «La conformazione è molto particolare, dotata di maniglie, contenimenti specifici per garantirmi autonomia, una tappezzeria con cuscini per favorire la giusta postura».

Il mare unisce, senza distinzioni. È proprio da questa idea di fondo che è arrivata la spinta per dare vita, nel 2015, all’associazione Happy Wheels di Livorno e alla Scuola di surf e sup adattato Surf4All, con la prospettiva di far conoscere a quante più persone possibili l’immensità del mare, con i rischi, le sfide, la capacità di ritrovare se stessi. La scuola di surf per tutti ogni anno, durante i mesi estivi, da Livorno si trasferisce sul litorale pisano di Tirrenia, attualmente presso lo stabilimento balneare della polizia di Stato. Gli istruttori, anche in un periodo come questo reso più difficile dalla pandemia da covid-19, sono presenti due volte alla settimana per accogliere chiunque voglia approcciarsi, e per avvicinare al mare non solo la disabilità motoria, ma anche quella cognitiva, visiva e sensoriale. «Ho scoperto il surf in occasione di un evento organizzato da Surf4All di cui sono diventato socio», racconta Matteo Salandri, atleta romano di 33 anni, ipovedente dalla nascita a causa di un glaucoma. «Vado in acqua con una guida che mi fornisce indicazioni vocali e riesco a potenziare molto il senso di spazialità e orientamento».

Accanto al surf adattato – con tavole specifiche a seconda delle esigenze di ciascuno – si può cavalcare il mare anche grazie al sup: si tratta di una tavola più lunga di quella per il surf, che può essere adattata per accogliere anche persone con disabilità, consentendo di posizionarsi seduti oppure proni. Lo sport e il mare come binomio vincente, in attesa del riconoscimento del surf come disciplina paralimpica. Negli anni, intanto, sono stati numerosi i successi conquistati da Mattei, che ha preso parte a tre Mondiali in California, un campionato europeo e gare internazionali alle Hawaii, in Spagna, Inghilterra e Portogallo. «Lo sport certamente è in grado di salvarti», sottolinea, «ma contano molto anche la forza di volontà, l’amore delle persone vicine e i consigli di coloro che hanno vissuto la stessa esperienza».

Sono numerosi gli sport che si possono praticare anche se si ha una disabilità, «ma grazie al surf il senso di libertà è ancora più accentuato», aggiunge Matteo Badalamenti, istruttore volontario di sup alla Surf4All. Si riesce ad abbandonare la sedia a ruote, e ci si trova davvero liberi con la gestione del proprio corpo, anche grazie all’utilizzo di modelli gonfiabili che garantiscono maggiore sicurezza. «Ho scoperto un mondo nuovo avvicinandomi all’associazione, stando a contatto con le diverse disabilità, imparando a capire le peculiarità di ciascuno», confessa Badalamenti. «Ho risposto a persone non vedenti che mi chiedevano com’è il mare oppure come sono le onde. Negli anni ho cominciato a seguire anche giovani con autismo e sindrome di Down, imparando ancora meglio che i nostri ragazzi per noi sono semplicemente surfisti, perché il mare accoglie tutti. Apprendo sempre anche io qualcosa, l’acqua non a caso riduce le distanze, facilita i movimenti, ci avvicina e in fondo ci riporta alle origini».

(L’articolo è tratto dal numero di agosto-settembre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

SaraMannocci

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)