Carmine, santuario mariano di Padova. La Basilica da scoprire
Il Carmine è il principale santuario mariano di Padova e continua a rivelare tesori, come l’organo e l’antico coro
La chiesa della Madonna del Carmine di Padova, basilica minore dal 1960 nonché santuario mariano, il più importante presente a Padova città, continua a riservare sorprese. Chi la visita di questi tempi può trovarvi ben due importanti novità: l’antico coro finalmente visibile anche dalla navata e, se vi sono celebrazioni in atto, anche le celestiali note dell’organo, appena restaurato.
La chiesa del Carmine, edificata a partire dal 1313 a seguito della donazione di alcune case da parte di Antonia, sposa di Tomasino Palmerio degli Episcopelli, nel 1491 subì un disastroso crollo del tetto e di parte delle murature portanti: alla ristrutturazione dell’edificio partecipò fra gli altri il celebre architetto Lorenzo da Bologna. Alla rovina sopravvisse «la cappella maggiore con l’abside pentagonale, con lesene esterne di rinforzo agli spigoli e lunghe monofore ogivali, decorate all’interno dell’arco da trilobi in pietra calcarea», scriveva la studiosa Cesira Gasparotto: una struttura originaria gotico-romanica che fino a poche settimane fa era celata alla vista da un tendaggio. Oggi è ritornata fruibile, dietro l’altare e il maestoso apparato architettonico ottocentesco di Antonio Noale.
Per oltre un secolo il coro è stato usato come magazzino, con le pareti in continuo degrado per le copiose infiltrazioni d’acqua piovana. Le indagini diagnostiche della ditta Siltea di Padova hanno permesso la riscoperta dell’originario marmorino ottocentesco sotto uno strato di scialbatura a base di calce che dava alle pareti uno scuro colore marrone-beige. Sono state inoltre ritrovate la fascia di base, alta circa due metri, con pittura oleosintetica a motivi geometrici, e un’ampia cornice floreale che contornava una pala.
L’intervento di restauro, uno dei molti promossi dall’ex parroco mons. Alberto Peloso e progettato e diretto dall’architetto Mario Bortolami, approvato dalla competente Soprintendenza, ha provveduto al recupero di quanto sopra nonché al ripristino delle antiche finestre, dei portali lapidei, del pavimento in terrazzo alla veneziana. Si è provveduto infine alla pulizia e ricollocazione degli stalli lignei originali e dell’antica carretta della Madonna del Carmine, attribuita allo scultore Giovanni Bonazza, restituendo nuovamente all’antico coro la possibilità di un coerente uso di culto e pastorale.
Un luogo d’arte e soprattutto di devozione
Racconta don Matteo Naletto, parroco al Carmine da pochi mesi e succeduto a mons. Alberto Peloso, promotore di molti interventi nella chiesa, come il Carmine sia molto frequentato quanto poco conosciuto: ad attrarre sono la posizione di passaggio e la Madonna dei Lumini, oggetto di grande devozione popolare.
Gli altri restauri. Dipinti da scoprire e l’antico portale da proteggere
Non finiscono mai i lavori conservativi, ma anche le riscoperte, alla chiesa del Carmine. Si sa ad esempio che sotto gli intonaci delle cappelle della chiesa potrebbero celarsi altri affreschi del Quattro e Cinquecento, come quelli messi in luce negli anni recenti.
Nel frattempo, è in avvio un altro importante lavoro: la pulizia e restauro del portale ligneo d’ingresso. È forse il più antico di Padova, risale al 1412 ed è ancora quello originale. Un pezzo quindi raro, esposto alle intemperie e ai raggi del sole da tre secoli, visto che fino al Settecento era preceduto da un portico, demolito con l’intento di rifare una nuova facciata mai realizzata (ne rimane il solo zoccolo).
Secondo la studiosa Cesira Gasparotto lo stile”precanoziano” è legato a tradizioni gotiche tarde; le 60 formelle quadrate in legno di abete sono decorate ognuna con una foglia d’acanto girata su se stessa, incorniciate da una fascia floreale. La lunetta in legno è invece un’aggiunta del 1700.
Nonostante il restauro avvenuto nel 2003, il degrado è continuato e si rende necessario un nuovo intervento che prevede pulizia, stuccature, consolidamento e impermeabilizzazione del manufatto, affidati alla ditta Restoring Art del dott. Eugenio Rigoni in collaborazione con A.R.C. Antichità Restauro di Valli di Chioggia.
Tra gli altri interventi di restauro, in futuro si dovrà mettere mano alla Scoletta e all’antiscoletta, uno dei capolavori della “Padova urbis picta” del Cinquecento.