Caporalato. Avvio a rilento per l’app “FairLabor” della regione Lazio
Sono solo 8 le aziende registrate (a fronte di 181 persone in cerca di lavoro) sull’app lanciata nel luglio 2019. A interferire con la promozione del progetto anche la pandemia. Di Berardino, assessore regionale al Lavoro: “Abbiamo avuto condizioni difficili, ma questi dati vanno nella direzione giusta”
“Eppur si muove”, dice l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino. A due anni dal lancio l’app FairLabor, realizzata dalla regione Lazio per contrastare il caporalato, il progetto sperimentale contro lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura non ha ancora dato i risultati sperati, anche per colpa della pandemia che ha caratterizzato l’ultimo anno e mezzo. L’app gemella dell’applicazione Restoincampo lanciata da Anpal, che avrebbe dovuto far incontrare domanda e offerta di lavoro in via telematica, ad oggi ha raccolto l’adesione di sole 8 aziende del Pontino (area a cui è stata dedicata la prima sperimentazione del protocollo contro il caporalato adottato dalla Regione), mentre i lavoratori iscritti sono 181. Dati non entusiasmanti, soprattutto per le poche aziende iscritte al servizio, che tuttavia vanno letti alla luce delle difficoltà create dalla pandemia da Covid-19.
“Si tratta di un protocollo sperimentale e non di una norma - spiega l’assessore Di Berardino - e per questo diamo un giudizio positivo: eppur si muove. Abbiamo avuto condizioni difficili, ma questi dati vanno nella direzione giusta. Ora dobbiamo continuare a lavorare per fare in modo che i dati possano crescere sia sul fronte del numero dei lavoratori coinvolti che su quello delle imprese”.
Oltre al protocollo sperimentale che prevede il lancio dell’applicazione, la Regione Lazio si è dotata anche di una legge regionale contro il caporalato. “L’impianto normativo che abbiamo concordato attraverso una lunga fase di concertazione con gli assessorati, col protocollo prima e la legge dopo, è ottimo”, assicura Giuseppe Cappucci, segretario generale della Flai Cgil di Roma e Lazio. E ora che i dati sulla pandemia fanno ben sperare per il futuro, è tempo di raccogliere i frutti di questo lavoro. L’idea di un’app per evitare l’intermediazione dei caporali, quindi, è ancora valida e saranno i prossimi mesi a dirci se funziona davvero. L’app è disponibile per tutte le piattaforme e consultabile in 4 lingue oltre all’italiano: inglese, francese, rumeno e punjibi. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. Oltre ai pochi accessi all’app FairLabor, secondo Cappucci, anche il servizio di trasporto gratuito assicurato dalla regione nel territorio di Latina - come previsto dal protocollo - ha raccolto poche adesioni. “C’è stato un boicottaggio di questi strumenti da parte delle aziende - spiega Cappucci -. Non ci hanno creduto e hanno continuato a utilizzare forme di lavoro che noi cerchiamo di contrastare. Sia la registrazione sull’app, sia l’utilizzo del trasporto gratuito sono stati limitati”.
Sul sito internet realizzato dalla Regione, che contiene tutte le informazioni utili per aderire al progetto, intanto, tutto sembra fermo. La Tessera personale di libera circolazione “Stop al Caporalato” per usufruire del trasporto gratuito è scaduta nel dicembre 2020, mentre la mail indicata sul sito per chiedere informazioni sul servizio (stopcaporalato@regione.lazio.it) risulta inattiva. Le responsabilità di questa partenza a rilento, però, non sono attribuibili solo alla Regione. I Centri per l’impiego “hanno risposto con le poche forze che hanno - sottolinea Cappucci -, ma è mancato anche un forte appello alle comunità dei migranti del Pontino. Anche noi, come sindacato, abbiamo fatto poco per trasmettere queste notizie e farle crescere in maniera consistente”. Dalla Regione, intanto, si guarda al futuro e oltre al rilancio dell’iniziativa contro il caporalato si sta lavorando ad ulteriori strumenti per contrastare il fenomeno, dal bando per l’abitare in modo da “offrire ai lavoratori un’abitazione dignitosa”, ad un allargamento della normativa contro il caporalato anche ad altri settori, “per arrivare a definire una legge quadro regionale di contrasto al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento”, assicura Di Berardino.
Gianni Augello