Caporalato, Cgil: in Puglia regolarizzati poco meno di 1800 braccianti

"Al 31 luglio sono solo 797 le domande di regolarizzazione di lavoro agricolo arrivate dalla provincia di Foggia mentre sono 1781 in tutta la Puglia" su oltre 15mila migranti con permesso di soggiorno scaduto...

Caporalato, Cgil: in Puglia regolarizzati poco meno di 1800 braccianti

"Al 31 luglio sono solo 797 le domande di regolarizzazione di lavoro agricolo arrivate dalla provincia di Foggia mentre sono 1781 in tutta la Puglia" su oltre 15mila migranti con permesso di soggiorno scaduto. Lo ha detto Antonio Gagliardi segretario della Flai Cgil Puglia, nel corso della conferenza stampa indetta sulla ex pista aeronautica di Borgo Mezzanone a Foggia per fare il punto sull'impatto "deludente" che stanno avendo sul settore primario le norme per l'emersione del lavoro nero in agricoltura e nel lavoro domestico, inseriti nel decreto Rilancio.

"Il tasso di irregolarita' resta elevato: a leggere i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, in Puglia nel 2019 le imprese oggetto di ispezioni sono state 1.538, a fronte delle 78mila imprese attive - ha evidenziato il sindacalista - Altro che militarizzazione del territorio, come affermano le associazioni datoriali che fanno propaganda contro la legge 199. Ebbene il 55,2%, la meta', risulta non in regola. Mentre le irregolarita' che emergono dalla vigilanza tecnica salgono quasi al 90%. E di contro e' ancora basso il numero di imprese che aderisce alla Rete agricola del lavoro di qualita', 970 in tutta la regione, ovvero l'1,24% del totale".

"Diventa difficile venire qui constatando che un'altra stagione delle grandi raccolte sta passando e che poco o nulla e' cambiato sulla ex pista di Borgo Mezzanone - ha evidenziato Pino Gesmundo, segretario della Cgil Puglia - I ragazzi, tanti giovanissimi, chiedono rispetto del lavoro e della loro persona non puo' perdurare una condizione dove l'accoglienza e' lasciata al fai da te, in un luogo senza servizi, fogna, elettricita', acqua potabile".

Mohammed, liberiano, un passato a Brescia nelle fabbriche ora bracciante nelle campagne del foggiano spiega che "non siamo qui per fare casino, siamo qui per lavorare. Viviamo in baracche, in condizioni al limite. Se fossimo in regola pagheremmo le tasse, potremmo fare un contratto d'affitto, rivendicare i nostri diritti. Invece le norme non favoriscono questo, le leggi ci hanno messo nella condizione di perdere il titolo di soggiorno. Noi diciamo fateci lavorare, il pomodoro che arriva nelle vostre case lo raccogliamo noi, la schiena che si spezza e' la nostra".

"Nessuno deve girare la testa, in primis chi ha compiti di legislatore. Se ci sono norme che non hanno funzionato che si correggano - ha concluso Gesmundo - Lasciare queste persone ancora in balia dei caporali e dello sfruttamento, alimentando economie irregolari e criminali, rende corresponsabile chi avrebbe il potere di intervenire". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)