Benvenuto e auguri. Il nuovo ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, si trova di fronte molte sfide da affrontare
Prendere in mano il volante di Viale Trastevere, in particolare nella situazione contemporanea, chiede, oltre alle doti del curricolo, almeno due altre caratteristiche indispensabili: coraggio e immaginazione.
Benvenuto. Non è solo una parola di cortesia quella da rivolgere al nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Anche perché non si tratta di una persona estranea ai corridoi di Viale Trastevere o quantomeno alle dinamiche che attraversano un Ministero tanto delicato come quello dell’Istruzione.
Bianchi, infatti, informano i giornali, ha collaborato con la ministra Lucia Azzolina, a capo della task force voluta lo scorso aprile per la ripartenza della scuola. Dunque, oltre a un curricolo di tutto rispetto che lo colloca come “economista” e “già assessore alla Scuola della prima giunta Bonaccini in Emilia Romagna e rettore dell’Università di Ferrara fino al 2010, titolare della cattedra Unesco in Education, Growth and Equality” (cito un quotidiano autorevole) si tratta di una persona che ha avuto e ha a che fare con le dinamiche dell’educazione e della scuola anche in quegli aspetti burocratici e funzionali che sono indispensabili per guidare un Ministero.
Benvenuto, dunque. E auguri, anche, Perché prendere in mano il volante di Viale Trastevere, in particolare nella situazione contemporanea, chiede, oltre alle doti del curricolo, almeno due altre caratteristiche indispensabili: coraggio e immaginazione.
Coraggio, anzitutto. Perché le sfide da affrontare sono davvero molte e impegnative. Si tratta di ridare fiducia e slancio al sistema scuola provato, oltre che dalle sue endemiche fragilità, dalla situazione della pandemia. Messo alle corde dalla prolungata assenza degli studenti dalle aule, alle prese con i concorsi per i docenti, ferito dalla percezione della perdita di conoscenze e competenze di tanti allievi legata a condizioni strutturali e amplificata dal Covid, provocato profondamente dal fenomeno della dispersione scolastica. Chi vuole potrebbe andare avanti, ma ci si può anche fermare qui, riassumendo il tutto nella critica più sostanziale alla politica dell’Istruzione – e che in verità non riguarda il solo titolare di Viale Trastevere –: quella di non essere adeguata, di non sapersi imporre come vera priorità del Paese. Tutti sono d’accordo che dovrebbe esserlo. Ma alla fine i soldi investiti sono quelli che sono e le azioni che riguardano la scuola e quanto ci gira intorno dicono da sempre che le priorità, in Italia, sono altre. Allora coraggio, professor Bianchi: ce ne vuole per mettersi questo fardello sulle spalle e rischiare brutte figure.
Immaginazione. E qui è lo scatto in avanti. Cosa inventarsi per ridare centralità alla scuola? E prima ancora: come rispondere alle urgenze che l’oggi pone immediatamente sul tavolo del Ministro? Una per tutte? La maturità. Come sarà il prossimo esame dopo mesi e mesi di dad per i diciottenni? Sicuramente il problema è ben evidenziato nell’agenda ministeriale. Di certo è ben presente nei calendari e nelle menti di tanti studenti e famiglie.
Anche qui si potrebbe proseguire con ostacoli e problematiche che richiedono un salto immaginativo (sostenuto da una volontà politica che deve essere necessariamente condivisa non solo a parole). L’idea sarà certamente quella di procedere avendo a cuore alunni e studenti. La scuola non si (ri)costruisce in poco tempo, né con provvedimenti a spot o con la bacchetta magica. L’auspicio è che il nuovo ministro, pur dovendo necessariamente concentrarsi su urgenze indifferibili, immagini un futuro per l’Istruzione, passi lenti e cadenzati, che riportino il mondo dell’educazione e della scuola al centro del dibattito, degli investimenti, dello sviluppo dell’Italia. Oltre il Covid, naturalmente. Ma, soprattutto, oltre la politica dal fiato corto che è un virus altrettanto letale. Auguri e grazie per l’impegno.