Bella e accessibile, ecco l’Italia “delle meraviglie”
INCHIESTA. Viaggio alla scoperta di un patrimonio artistico per tutti. Perché sempre più musei, chiese, castelli e siti archeologici sono fruibili anche dalle persone con disabilità. A partire da Matera, Capitale europea della cultura 2019
Nell’anno di Matera, Capitale europea della cultura, il nostro Paese si scopre sempre più bello e accessibile. Il merito è del ministero per i Beni e le attività culturali (Mibac), che da oltre dieci anni si è assunto il compito di rendere il patrimonio artistico italiano sempre più a misura di persone disabili. A partire dalle Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale fino al volume “Il patrimonio culturale per tutti. Fruibilità, riconoscibilità e accessibilità”, passando per le buone prassi lucane come per esempio quelle messe in campo da SassieMurgia a Matera. Ne parla l’inchiesta “Nel Paese delle meraviglie”, realizzata da Chiara Ludovisi e pubblicata su “SuperAbile Inail ”, la rivista sui temi della disabilità pubblicata dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e consultabile anche online.
L’impegno del Mibac per una cultura davvero universale
Non solo Matera Capitale europea della cultura 2019. Infatti non manca certo la bellezza in Italia: arte e tracce di antichità disseminate in ogni regione costituiscono un patrimonio inestimabile e un’attrattiva irresistibile per tanti. E accessibile a molti, grazie al lavoro del Mibac per rendere questa ricchezza fruibile anche per chi ha una difficoltà motoria, sensoriale o intellettiva. “Il ministero ha intrapreso, fin dal 2008, azioni di sistema volte a favorire la fruizione pubblica e a rendere quanto più accessibile il nostro patrimonio ai turisti italiani e stranieri, per i quali l’Italia rappresenta ancor oggi la meta più ambita al mondo – spiega Gabriella Cetorelli, funzionario responsabile, per la Direzione generale Musei - . Si sono così avviati progetti e sperimentazioni di fruizione ampliata ai luoghi della cultura statali, attraverso studi di fattibilità e interventi mirati, eseguiti su luoghi unici e irripetibili, molti dei quali siti Unesco. Sono state emanate linee guida e atti di indirizzo, si è proceduto con attività di studio, formazione, promozione e comunicazione sul tema dell’accessibilità ai beni culturali, che hanno costituito una “scuola di pensiero”, oltre che in Italia, anche all’estero”. Un impegno in cui il Belpaese vanta finalmente un primato, dato che “in questo percorso si è posto, in ambito europeo, quale Paese leader, punto di confronto e di crescita per gli Stati comunitari, che molto hanno apprezzato e condiviso le politiche italiane per la fruizione ampliata dei beni storico-artistici, considerati espressione dell’identità e della continuità dei valori dell’Unione, oltre che importanti fattori di promozione del rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”.
Le Linee guida
L’impegno per l’accessibilità della cultura ha preso la forma di “vera e propria rivoluzione culturale”, continua Cetorelli, “prima con l’emanazione nel 2008 delle Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale e poi, nel 2009, con l’istituzione della Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, le cui competenze sono in larga parte transitate, nel 2014, nella Direzione generale Musei”. Un impegno, questo, verso l’accessibilità culturale, che pone il nostro Paese in linea con gli indirizzi dell’Unione europea: “La fruizione ampliata dei beni culturali è, infatti, una delle finalità della Strategia Europa 2020”, ricorda, “volta a favorire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva degli Stati membri”. È in questo contesto di attenzione crescente, a livello nazionale e comunitario, che la Direzione generale Musei del Mibac ha emanato, nel 2018, le Linee guida per la redazione di un piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, senso-percettive, culturali e cognitive nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, destinate ai direttori degli istituti museali statali e di quelli afferenti al Sistema museale nazionale, ai fini del più ampio adeguamento dei siti alle finalità della fruizione ampliata. Nelle linee guida, redatte da un gruppo di lavoro di esperti, con la collaborazione di enti universitari e di ricerca, grande attenzione è riservata all’accoglienza, ai percorsi multisensoriali, alla narrazione museale, alla mediazione culturale: in tal senso il documento costituisce un unicum nel suo genere e nel panorama internazionale. Viene inoltre istituita la figura del responsabile per l’accessibilità, una professionalità tecnica con competenze trasversali, che affiancherà il direttore del museo nell’interpretare e accogliere le diverse istanze espresse dai visitatori”.
Accessibile? Mai facile, (quasi) sempre possibile
Mai semplice, mai impossibile: in qualche modo e in qualche misura, l’accessibilità si può sempre e ovunque realizzare. “L’esperienza intrapresa negli ultimi anni dal Mibac ci ha insegnato che, anche in luoghi “difficili” – come per esempio le aree archeologiche, caratterizzate da sconnessioni del terreno, pendenze e repentini cambi di quota, come pure dall’esposizione a fattori climatici e ambientali, oppure le costruzioni fortificate (castelli, torri, rocche) – si può intervenire attraverso un’adeguata progettazione”, spiega Cetorelli. “Abbiamo oggi molte buone prassi realizzate in luoghi della cultura, grazie anche ai principi dell’universal design, le cui tecniche e i cui dispositivi possono fungere da esempio e riferimento in contesti tra loro analoghi. Alcune di queste significative esperienze sono state pubblicate nel volume ‘Il patrimonio culturale per tutti. Fruibilità, riconoscibilità e accessibilità’, a cura della stessa Gabriella Cetorelli e Manuel R. Guido nell’ambito della collana ‘Quaderni della valorizzazione’ editi dalla Direzione generale Musei e online sul sito musei.beniculturali.it , primo lavoro monografico realizzato dall’amministrazione dei Beni culturali sui temi dell’accessibilità. Nel volume è utilizzato, per la prima volta in un manuale istituzionale, un font di easy reading, un carattere ad alta leggibilità, nell’intento di ottenere la massima inclusione e favorire il piacere della lettura”.
È vero tuttavia che esistono delle criticità specifiche nel rendere fruibile a tutti il patrimonio culturale: sono quelle che si incontrano nel momento in cui la realizzazione di una rampa, per esempio, rischia di alterare l’estetica di un sito o di un monumento. “È evidente che la tutela del patrimonio, come recita il Codice dei beni culturali e del paesaggio, precede qualsiasi forma di valorizzazione, perché il nostro compito è innanzitutto quello di salvaguardare i beni culturali e paesaggistici, di conservarli e tramandarli alle generazioni future, nel rispetto del passato”, dice Cetorelli. “Tutela e valorizzazione, tuttavia, non sono necessariamente in contrasto, se si attuano soluzioni adeguate. Dal punto di vista della progettazione, infatti, si può rendere accessibile qualsiasi luogo della cultura, seppure in modi diversi. È evidente che per una torre o un castello, per loro natura luoghi inaccessibili, questo può rappresentare una difficoltà, ma non un deterrente. In alcuni casi si possono attuare, per esempio, degli “accomodamenti ragionevoli”, in altri si può mediare attraverso l’uso delle tecnologie, o tramite la creazione di percorsi espressamente studiati, che devono comunque garantire, sempre, la qualità e la godibilità della fruizione. In definitiva, posso affermare che bellezza e accessibilità sono senz’altro conciliabili, grazie a una buona progettazione, utilizzando tutte le risorse e le opportunità di cui oggi disponiamo”. Istituzioni e associazioni, insieme per l’accessibilità.
Associazioni e volontariato, protagonisti dell'accessibilità
Nel difficile ma appassionante compito di rendere fruibile il nostro patrimonio culturale, un ruolo determinante è svolto dalle associazioni che, a livello nazionale e soprattutto locale, mettono in campo le proprie diverse competenze per mostrare a tutti la bellezza del proprio territorio. “Personalmente, considero inscindibile la sinergia tra istituzioni e associazioni di settore”, afferma Gabriella Cetorelli. “Abbiamo sempre proceduto, come Mibac, alla progettazione partecipata e condivisa delle nostre iniziative, perché sarebbe del tutto scollegato dalla realtà realizzare interventi senza prevedere il coinvolgimento delle persone a cui sono destinati. Per questo, negli ultimi anni, abbiamo stilato protocolli di intesa e accordi con associazioni, enti, istituti, operatori e portatori di interesse a vario titolo coinvolti, su tutto il territorio nazionale, rispondendo inoltre alle istanze di quanti hanno voluto, anche individualmente, contribuire al nostro percorso, fornendo spunti e suggerimenti. Questa collaborazione si sta rivelando preziosissima anche per quanto attiene i progetti di accessibilità senso-percettiva, cognitiva e culturale, a cui si sta rivolgendo con sempre maggiore impegno l’amministrazione dei Beni culturali”. Ne sono scaturiti importanti interventi nazionali, quali quelli di Roma, Pompei, Firenze, Paestum, Ostia Antica, Cagliari, Tarquinia, Urbino e Gradara, e altri in corso di realizzazione.
Chiara Ludovisi