Autonomia differenziata e sanità: sfide e prospettive per le Regioni e per il Veneto

L'introduzione dell'autonomia differenziata nelle Regioni a statuto ordinario pone interrogativi significativi sul futuro delle prestazioni sanitarie in Italia. Con la possibilità per le Regioni di definire tariffe e regolamentazioni, emergono preoccupazioni riguardo all'equità e all'accessibilità dei servizi sanitari, come sottolineato da Margherita Miotto e Andrea Crisanti in un recente incontro pubblico ad Abano Terme. Le scelte su mobilità dei pazienti e gestione delle risorse potrebbero avere impatti profondi sul sistema sanitario nazionale, accentuando le disuguaglianze regionali.

Autonomia differenziata e sanità: sfide e prospettive per le Regioni e per il Veneto

Sanità e autonomia: cosa succede adesso che la legge per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario è entrata in vigore? Che ruolo gioca l’autonomia nelle prestazioni sanitarie? Se restano validi gli atti di intesa tra Governo e Regioni che hanno avviato il percorso dell’autonomia differenziata, poiché il Veneto è una delle tre Regioni che hanno siglato le pre intese, in materia di sanità queste prevedono l’autonomia di ciascuna Regione di fissare le tariffe anche per i privati che operano in sanità, di variare i ticket, di cambiare le regole della libera professione. «La conseguenza di questo atto di intesa è che se dalle Regioni del sud arriva più mobilità... cosa si fa? Si accolgono le persone o si applicano tariffe più elevate? Scelte entrambe complesse: se si riducono le tariffe avremo una grande mobilità, ma non abbiamo personale sufficiente per rispondere al bisogno di cura, ma se le tariffe aumentano si impoveriscono quelle Regioni che avranno ancora meno possibilità di far fronte ai bisogni dei cittadini e aumenteranno le diseguaglianze» ha spiegato Margherita Miotto, già deputata esperta in materia sanitaria in un incontro pubblico ad Abano Terme.

«Il presidente Zaia si è accorto che questa è una piccola trappola anche per il servizio sanitario regionale e pochi giorni fa ha detto che siccome la legge sull’autonomia è approvata lui subito chiederà le nove materie che non prevedono i livelli essenziali di prestazione (Lep), ma la sanità  è sottoposta ai Lep non Lea (livelli essenziali di assistenza) – ha chiarito Miotto – Sulla sanità Zaia ha detto che chiederà al Presidente del Consiglio dei ministri di riflettere sulle condizioni per poter esercitare l’autonomia differenziata, ammettendo che questa genererà un disastro nelle Regioni di provenienza dei cittadini che si spostano e anche nel Veneto che non sarà in grado di accoglierli perché non abbiamo personale né posti letto per poterli assistere».All’incontro è intervenuto anche il senatore Andrea Crisanti che ha ragionato di come si misura un servizio sanitario nazionale, atto utile per programmare, spiegando che accessibilità ed equità sono i due parametri da considerare: «Se aumenta il tempo delle liste d’attesa abbiamo un problema di accessibilità perché di fatto il cittadino ha un ritardo sulla diagnosi, sulla terapia e quindi ci sarà una conseguenza sulla qualità della vita e sul costo per sistema nazionale – ha spiegato il senatore – Inoltre l’accessibilità non è uguale in tutte le regioni: al sud l’aspettativa di vita è di 3/4 anni di meno indipendentemente dal genere, e al nord questa cambia per fasce di reddito. Questo sistema sanitario ha un problema di equità misurabile: non è in grado di garantire a tutti le cure è questo il vero problema politico».

La cartina di tornasole di questa condizione è data dall’affollamento dei pronto soccorso che dimostra la crisi di accessibilità, ma manca anche l’aggiornamento tecnologico: «La medicina di oggi è completamente diversa da quella di 45 anni fa quando venne organizzato il sistema sanitario nazionale: diagnosi e cure la velocità di adottare tutti i risultati della ricerca. io penso che abbiamo un problema perché negli ultimi 20 anni il servizio sanitario è stato sotto finanziato, abbiamo delle strutture obsolete, il parco macchine diagnostico più vecchio d’Europa» infatti una delle misure del Pnrr prevedeva l’aggiornamento del 30 per cento di tutta la strumentazione diagnostica italiana e la digitalizzazione che significa telemedicina, tac, risonanze…

«Ricordiamoci che il presidente della Regione nomina i direttori generali delle aziende sanitarie e a cascata tutte le figure apicali: un potere immenso anche perché l’85 per cento del budget regionale è sanità e viene gestito direttamente dalla autorità politica che concentra: potere legislativo, potere di indirizzo, potere di controllo e si nomina pure i controllori. Se non tagliamo questo cordone non possiamo fare gli interessi dei cittadini. Dobbiamo riconsegnare la sanità ai cittadini e alle amministrazioni locali». L’autonomia differenziata sarà in grado di farlo?

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