Anziani non autosufficienti: “Battuta d'arresto, ma l'impegno continua”
Intervista a Cristiano Gori, tra i promotori del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza: “Chiedevamo 300 milioni per i servizi di assistenza domiciliare erogati dai Comuni: nella legge di Bilancio ce ne solo 100. Noi continuiamo a impegnarci per un'assistenza domiciliare integrata”
“La preoccupazione generale è che il maggior interesse verso gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie, che si era espresso nella riforma contenuta nel Pnrr, stia già venendo meno. Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza aveva chiesto 300 milioni per i servizi di assistenza domiciliare (Sad) erogati dai Comuni, nella legge di Bilancio ce ne solo 100”. E' deluso e preoccupato Cristiano Gori, docente di Politica sociale nel dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento, consulente scientifico dell'Istituto per la Ricerca Sociale di Milano e promotore del Network Non autosufficienza, che solo pochi mesi fa, su queste pagine, aveva espresso fiducia e speranza che proprio il Pnrr potesse rappresentare “una grande opportunità per gli anziani non autosufficienti del nostro Paese”. Il documento, infatti, dedicava ampio spazio al tema della non autosufficienza, annunciando non solo interventi di carattere sanitario, ma una “riforma organica” e, appunto, integrata di questo settore. Il Pnrr sembrava quindi recepire “il principale obiettivo della nostra proposta”, commentava Gori, riferendosi al documento presentato dal Network (e commentato sempre su queste pagine) negli scorsi mesi, poco dopo la presentazione del Piano firmato dall'allora premier Conte.
Ora, però, a distanza di sette mesi, l'entusiasmo lascia il posto alla preoccupazione: “La legge di Bilancio (che ha iniziato il suo iter parlamentare, ndr) fa pensare a una battuta d'arresto nell'attenzione verso gli anziani non autosufficienti – commenta Gori – D'altra parte, il ministro Orlando ha definito l'inserimento della riforma un'iniziativa di lobbismo buono. La previsione di una riforma dell'assistenza per gli anziani non autosufficienti, al più tardi nel 2024, prevista nel Pnrr, è una grande occasione e va valorizzata”:
Per questo, oggi Gori rilancia con forza quella proposta, nella quale si chiedeva, tra l'altro, che “300 milioni per la Sad fossero incardinati come livelli essenziali. Perché? Perché il Pnrr prevede grandi investimenti per l'Adi (assistenza domiciliare integrata), ma non per la Sad. Il nostro obiettivo è iniziare a costruire, già dal prossimo anno, risposte integrate tra Comuni e Asl. Nel nostro disegno, l'idea è proprio di avviare nei territori quelle risposte integrate che rappresentano uno degli obiettivi che il Pnrr attribuisce alla riforma della non autosufficienza. Sappiamo che i percorsi di cambiamento nei servizi locali sono lunghi e complicati: per questo non si può aspettare, bisogna investire subito. La nostra richiesta era un incremento progressivo di risorse, a partire da 300 milioni nel 2022, che fossero incardinate come livello essenziale: questo per dare risorse anche a quella 'gamba sociale' della domiciliarità su cui oggi s'investe pochissimo. Basti pensare che oggi il 6,2% degli anziani non autosufficienti riceve l'Adi, mentre solo l'1,3% riceve la Sad. E il Pnrr prevede, per il 2022, 584 milioni nuovi per l'Adi, nulla per la Sad. Per questo, un investimento di 300 milioni per la Sad ci sembrava un buon punto di partenza per riequilibrare le risorse e incamminarsi verso l'integrazione. La legge di Bilancio, se da un lato accoglie la nostra richiesta di fondi per la Sad incardinati come libelli essenziali, dall'altra riduce questi fondi a 100 milioni. Questo – osserva Gori - mette a rischio la possibilità di iniziare già nel 2022 a costruire quella domiciliarità integrata che da tempo invochiamo, solo per un banale disequilibrio di risorse”.
Gori annuncia quindi che “prensenteremo emendamenti, con l'obiettivo di reintegrare questi fondi. E siamo contenti di sapere che anche l'Anci si sta muovendo nella stessa direzione. Come Patto, stiamo lavorando su tutti i temi della riforma e ci impegneremo sempre di più, perché venga smentito questo timore che l'attenzione verso gli anziani non autosufficienti sia calata. Intanto, portiamo avanti le altre nostre richieste su questo primo pacchetto per la domiciliarità: primo, garantire che i nuovi fondi non servano a replicare il vecchio modello di Adi prestazionale, che non tenga conto di una vera presa in carico della condizione complessiva dell'anziano; secondo, che a partire da questi fondi per la domiciliarità, si costituisca una cabina di regia congiunta tra i due ministeri interessati, Salute e Politiche sociali, che riteniamo sia la condizione principale e il primo necessario passo per costruire una piena integrazione socio-sanitaria. Qualcuno dice che dovremmo essere soddisfatti, perché 'è stata presa in considerazione la nostra proposta. Io invece credo che sia troppo poco, visto che questa dovrebbe essere la prossima grande riforma dello stato sociale italiano. Rispetto a quanto avvenuto in primavera, con l'inserimento della proposta di riforma nel Pnrr, oggi assistiamo a una parziale battuta d'arresto. Ma il nostro impegno continua”.
Chiara Ludovisi