Anderson rilegge Dahl. Su Netflix il ciclo di corti firmati Wes Anderson che omaggiano lo scrittore Roald Dahl
In testa “La meravigliosa storia di Henry Sugar” con Benedict Cumberbatch
Sguardi geniali. Lo scrittore britannico Roald Dahl (1916-1990) ha segnato la letteratura europea per l’infanzia nel XX e XXI secolo. Tra i suoi titoli: “I Gremlins”, “La fabbrica di cioccolato”, “Furbo, il signor Volpe”, “Il GGG”, “Le streghe” e “Matilda”. Opere che non solo hanno acceso la fantasia dei lettori, piccoli e grandi, ma hanno conquistato una seconda vita sullo schermo grazie alle trasposizioni di autori come Mel Stuart, Tim Burton, Wes Anderson, Steven Spielberg e Robert Zemeckis. È in particolare lo statunitense Wes Anderson a essersi interessato maggiormente al caleidoscopico immaginario di Dahl: oltre al lungometraggio di successo “Fantastic Mr. Fox” (2009), il regista ha lavorato sui racconti in un ciclo di corti per Netflix. Primo fra tutti “La meravigliosa storia di Henry Sugar”, presentato fuori Concorso all’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e poi in piattaforma dal 27 settembre. Subito dopo sono stati rilasciati anche: “Il cigno”, “Il derattizzatore” e “Veleno”.
Henry Sugar. Dal suo studio privato, Roald Dahl (Ralph Fiennes) racconta la curiosa storia del facoltoso Henry Sugar (Benedict Cumberbatch), con una passione per il gioco d’azzardo. L’uomo si reca in India per apprendere la tecnica di Imdad Khan (Ben Kingsley) capace di leggere con gli occhi bendati. A rendere nota la storia il dottor Chatterjee (Dev Patel).
Pros&Cons. Texano, classe 1969, Wes Anderson con poco più di dieci lungometraggi in circa trent’anni di carriera – suoi “I Tenenbaum” (2001), “Moonrise Kingdom” (2012) e “Grand Budapest Hotel” (2014) – si è imposto nel cinema hollywoodiano e internazionale per la sua vis poetica fantasmagorica. I suoi racconti sono da sempre marcati da colore, eleganza e brillanti suggestioni visive: Anderson è capace di dipingere la realtà con le sfumature dell’incanto e vivacizzarla con un’ironia acuta e pungente, mai volgare. A Venezia80, in occasione del premio alla carriera “Cartier Glory to the Filmmaker”, ha svelato il suo omaggio a Roald Dahl. Quattro cortometraggi per Netflix, di cui è capofila “La meravigliosa storia di Henry Sugar”.
Con grande rispetto il regista è entrato in punta di piedi nell’immaginario di Dahl, ricreando per lo scrittore anche uno spazio nel corto: è un vero e proprio personaggio, che si rivolge in camera e parla direttamente al pubblico rompendo la “quarta parete”. Oltre a ciò, Anderson si affida al talento espressivo di Benedict Cumberbatch, che cesella il protagonista Henry Sugar in maniera elegante e sarcastica. Ma la cosa che colpisce di più del corto (dei corti) è la messa in scena: quadri luminosi della realtà come scenografie teatrali mobili e coloratissime, che si compongono e smontano rapidamente secondo gli snodi della storia. Anderson si conferma geniale, dallo stile personalissimo, abile nel fondere eleganza visiva e registro comico-satirico; il mondo che tratteggia è bizzarro, surreale, unico. Punto debole rimane la fragilità della storia, che rischia sempre di passare in secondo piano rispetto allo stile. Consigliabile, brillante, per dibattiti.