Altopiano di Asiago. Nei boschi, ricordando la guerra

Altopiano di Asiago. Un classico tra le innumerevoli passeggiate possibili lungo l’Altopiano dei Sette Comuni. Qui si toccano i territori di alcune parrocchie diocesane dedicate a Maria

Altopiano di Asiago. Nei boschi, ricordando la guerra

L’anello dei tre confini non è propriamente un “cammino” né un itinerario di fede e devozione, tuttavia è un percorso facile quanto tradizionale tra i villeggianti dell’Altopiano e attraversa le zone alte di tre Comuni: Campolongo sul Brenta, Valstagna e Lusiana Conco. Alcune chiese parrocchiali del territorio sono dedicate a Maria e numerose le testimonianze della grande guerra. Il percorso si snoda nella zona sud-est dell’Altopiano, sul ciglio che domina la pianura e la vallata del Brenta. Il percorso si sviluppa per 19,4 chilometri in gran parte nel bosco e su sentieri e strade sterrate, raggiungendo sia malghe che luoghi storici e punti panoramici: vanno calcolate circa sei ore di cammino, ma si può suddividere l’itinerario in tappe minori lasciando anzitempo il percorso grazie a numerose strade costruite nella Prima guerra mondiale. Il Comune di Lusiana Conco, dal cui sito internet recuperiamo parte delle informazioni qui riportate e dal quale si può stampare la cartina del percorso, propone di percorrere l’anello in senso antiorario, partendo dal sentiero di fronte al rifugio Val Lastaro, nell’omonima località (parcheggio). Quest’ultima è al centro di una valle carsica, ricca di grotte tra cui la principale è il Buso delle frane, accessibile solo a esperti. La prima tappa è quindi il vicinissimo sito paleolitico, dove sono state rinvenute tracce di presenza umana e di lavorazione della selce risalenti a 13 mila anni fa. Si prosegue quindi con dolce ascesa verso il monte Frolla e il monte Cogolin, passando vicino all’agriturismo Le Porte: il panorama che si apre sulla pianura veneta è stupendo e, quando l’aria è tersa, lo sguardo può raggiungere gli Appennini e, si racconta, anche l’Istria. In località colle Zolina si raggiunge la strada asfaltata che, a sinistra, ritorna subito in Val Lastaro passando per Malga Verde: la si attraversa e si prosegue invece in salita verso Pian de la Casaretta, immerso tra le faggete, con l’omonima malga. Proseguendo sul sentiero che passa tra le malghe, dopo qualche centinaio di metri ci si congiunge con il sentiero Cai numero 800, che si segue fino a malga Pozzette (1.038 metri), passeggiando tra verde e panorami, ormai in comune di Valstagna. Qui sale dal fondovalle, nei pressi di Oliero, un’antica via armentaria, in parte scalinata (come la più celebre e vicina Calà del Sasso). Le pozzette sono dei piccoli specchi d’acqua che qui si trovano numerosi. il luogo era noto come punto di transito dei contrabbandieri di tabacco, coltivato un tempo su terrazzamenti ancora visibili. Da qui si può tagliare il percorso seguendo a ritroso la strada della malga fino alla Vasca del termine rotto; l’alternativa suggerita è invece di proseguire fino al Col d’Astiago, importante bastione difensivo italiano durante la Grande Guerra, passando per l’omonima malga, punto panoramico suggestivo da cui lo sguardo spazia verso il canale di Brenta, le Pale di San Martino e le Vette feltrine. Sulle pendici del colle i veneziani facevano tagliare agli “schiavoni” (da cui il nome alternativo di Col de S-ciavo) il legname per la flotta navale, in particolare faggi calati a valle per la Calà del Sasso. Si scende quindi, passando per malga Col de Novanta, alla già citata Vasca del termine rotto (1.197 metri), una vasca costruita per fare abbeverare i muli durante la Prima guerra mondiale, tuttora visibile ai margini della carreggiata nel punto di uno snodo stradale: da qui è infatti possibile prendere una scorciatoia di rientro in Val Lastaro passando per il rifugio Biancoia. Altrimenti si può proseguire verso Col Cagnon (1.319 metri) passando per il belvedere del campaniletto di cima Montagnanova e per malga Montagna nuova di dietro, con vista sull’Altopiano e sul teatro delle battaglie dei Tre monti (Val Bella, Col d’Ecchele e Col del Rosso). Si ritorna quindi al punto di partenza per malga Montagna nuova davanti incontrando, poco dopo, un secolare fagaron (faggio) che ha assistito a due guerre mondiali; oltre l’incrocio per val Biancoia e il bosco Littorio, piantato nel 1927 per riparare ai danni della guerra, si ritrova Val Lastaro.

Pellegrini o escursionisti, le parrocchie ricordano Maria

Perché non prestare attenzione anche alle chiese, in particolare quelle che sono dedicate a Maria? L’Anello dei tre confini, infatti, tocca i territori di tre Comuni della Diocesi di Padova e di varie parrocchie. La più vicina al punto di partenza è Rubbio (1.057 metri), parte del Comune di Lusiana Conco (anche se un lembo è a Bassano del Grappa, di cui è il punto territoriale più elevato), località nota, vista la sua posizione, come sede della pratica di volo libero e parapendio. È parrocchia dal 1951 e la sua chiesa della Natività della Beata Vergine Maria, ricostruita subito dopo la grande guerra e sita in un punto molto panoramico che domina la pianura, si vide risparmiata da bombardamenti solo il campanile (1841). All’interno conserva una pala cinquecentesca con le Nozze mistiche di santa Caterina d’Alessandria, firmata da Paolo Naurizio. Produzione tipica è il sedano di Rubbio, inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari definiti tradizionali dalle Regioni. Nel territorio esiste anche una cappella della Madonna dell’emigrante (1961). Non lontana dall’itinerario si trova anche la frazione di Conco, la cui chiesa dei Santi Maria e Marco è detta anche chiesa di Santa Maria della Neve. L’originaria chiesa del 1536 fu ampliata tra il 1715 e il 1745 e restaurata negli anni Novanta del secolo scorso. All’interno dell’edificio, a tre navate, sono conservate opere di pregio tra le quali le due statue lignee ritraenti la Madonna in preghiera e san Marco Evangelista, intagliate nel diciassettesimo secolo. Il ciborio dell’altare maggiore risale al Settecento, il tabernacolo è abbellito da colonnine in alabastro e in diaspro. Gli affreschi raffiguranti le Virtù teologali e la Gloria di san Marco sono opera di Giuseppe Faccin da Schio. Gli altari sono in marmi locali (biancone di Asiago e di Pove). Tra gli edifici mariani del territorio comunale possiamo citare anche l’oratorio della Madonna della Salute e di San Vitale, in località Vitarolo, risalente al 1578 (tele del Maganza e del Carpioni) e la chiesetta di Santa Maria degli Emigranti in frazione Velo. È dedicata invece alla Madonna del Carmine la chiesa di Campolongo sul Brenta, iniziata nel 1793 dall’architetto bassanese Antonio Gaidon che progettò un cubo perfetto, in stile neoclassico, ispirato alla città di Dio descritta nell’Apocalisse di san Giovanni. Sono pregevoli le pale d’altare fra cui l‘Assunzione della Madonna di Giambattista Canale (inizio diciannovesimo secolo) e l’affresco del soffitto. Sono interessanti le sculture in legno, come la finissima statua della Madonna del Carmine e il Crocifisso, nonché l’originale fonte battesimale bipartito in pietra di Asiago sormontato da una decorata copertura piramidale.

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