Agricoltura, ancora proteste ma prime vittorie. L’Europa e i governi hanno dato risposte, che devono essere rese compatibili con l’ambiente

Le decisioni di Bruxelles sono state da una parte apprezzate da molti e considerate non sufficienti da alcuni

Agricoltura, ancora proteste ma prime vittorie. L’Europa e i governi hanno dato risposte, che devono essere rese compatibili con l’ambiente

Delusi, soddisfatti, perplessi, contenti. Sono così gli agricoltori, italiani ed europei, dopo i giorni della protesta forte (che tuttavia non può dirsi completamente conclusa). Di fronte alle concessioni dell’Europa e, per il nostro Paese, a quelle del governo Meloni, la compagine agricola che già appariva frammentata, si divide però ancora di più. Mentre – per dovere di cronaca – proprio l’Europa invia segnali positivi su altri fronti sempre agricoli. Segno, tutto questo, della grande complessità della situazione che l’agricoltura e l’’agroalimentare stanno vivendo. Senza dire dei rischi continui di derive violente, populiste e demagogiche che il vasto movimento agricolo può prendere da un momento all’altro. Per capire meglio occorre guardare prima all’Italia e poi all’Europa.
L’esecutivo ha iniziato ad inviare segnali non solo di apertura alle richieste degli agricoltori, ma di concreta concessione. Basta pensare all’esenzione dall’Irpef per gli agricoltori con un reddito sotto i 10mila euro, oppure all’inasprimento dei controlli sulle vendite sottocosto, oppure ancora agli interventi per il sostegno del credito alle aziende agricole. Misure appezzate, seppur con toni diversi, da Coldiretti, Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani e Alleanza della cooperative coso come da Copagri, cioè, di fatto, da tutto “l’arco costituzionale” agricolo. Misure, invece, bocciate dai collettivi che in questi giorni hanno condotto le proteste più importanti (e che intendono continuare ad essere in strada e nei punti nevralgici, almeno mediaticamente, del Paese). Quanto indicato dal governo è una “promessa” per chi è deluso mentre è una “vittoria” (seppur non del tutto sufficiente) per chi si sente soddisfatto. Gioco delle parti, forse, ma condizione che dice molto sullo stato di frammentazione e di tensione che in agricoltura permane tutto. Anche se si guarda all’Europa.
Perché le decisioni di Bruxelles sono state da una parte apprezzate da molti e considerate non sufficienti da alcuni. La scelta dell’Ue di spostare in avanti l’obbligo di non coltivare una porzione di terreno e, più recentemente, il ritiro della direttiva sui pesticidi che imponeva attenzioni e limiti più stringenti, ha fatto parlare di prime vittorie le associazioni più consolidate ma non ha placato del tutto le proteste.
Dietro e attorno a tutto questo, intanto, continuano i tentativi da parte della politica di strumentalizzare la protesta, così come quelli di impossessarsene da parte di gruppi estremisti.
Confusione, quindi, accanto a risultati senza dubbio importanti per gli agricoltori (risultati tra l’altro contestati dagli ambientalisti). Una situazione che oscura anche altre decisioni che sempre da Bruxelles in questi giorni sono arrivate. Come il via libera alla cosiddetta “genetica green no ogm”. Il Parlamento europeo ha infatti approvato un documento sulle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA/NGT) che nulla hanno a che fare con le manipolazioni genetiche ma che basano il miglioramento delle piante consentendone la modifica del corredo genetico senza inserire geni estranei, cioè di altre specie (piante, animali o batteri). L’Europa, in altri termini, ha dato avvio ad un percorso che porterà ad avere uno strumento scientifico nuovo e accettabile per migliorare la produzione agricola e alimentare con, tra l’altro, il possibile sostegno da parte delle istituzioni.
Cosa accadrà adesso nei campi e sulle strade europee? Nei prossimi giorni a Roma gli agricoltori “ribelli” promettono altre manifestazioni. In Europa le tensioni non si sono del tutto placate. I governi nazionali e quello europeo devono fare presto per tradurre le proposte di modifica della politica agricola in fatti concreti. Senza trascurare, però, l’esigenza di tutelare l’ambiente e l’equilibrio tra le diverse componenti della filiera agroalimentare.

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Fonte: Sir