Afghanistan, dall’ospedale di Emergency a Kabul: “La peggiore crisi umanitaria al mondo”
"Mi auguro che la comunità internazionale faccia in modo che i problemi politici non siano di intralcio alla necessità di aiutare la popolazione”: a parlare al Sir è Silvia Barlocco, Grant manager dell'ospedale di Emergency a Kabul. Lo scenario è inquietante: 24,4 milioni di persone, più della metà della popolazione afgana, avrà bisogno di aiuti nel 2022. Due bambini su tre sono a rischio malnutrizione grave
“Non sovrapporre le ragioni politiche alle necessità della popolazione dell’Afghanistan. La situazione è grave, sta diventando la peggiore crisi umanitaria al mondo”: è questo l’appello che arriva dall’ospedale di Kabul di Emergency, a cui dà voce Silvia Barlocco, una delle cooperanti che fanno parte della squadra di 1400 dipendenti che lavorano in tre ospedali e 40 punti di soccorso nel Paese. L’80% sono afgani, il resto personale espatriato.
Dal famoso ospedale di guerra di Kabul fondato da Gino Strada nel 1999 la prospettiva sulla situazione afgana e sull’attuale crisi umanitaria si colloca all’interno di un contesto storico-politico che comprende 40 anni di conflitto. Quindi non solo dall’avvento al potere dei talebani nell’agosto 2021. I nuovi dati pubblicati dalle Nazioni Unite rivelano che 24,4 milioni di persone, più della metà della popolazione del Paese, avranno bisogno di aiuti nel 2022 (l’anno precedente erano 18 milioni). Un aspetto gravissimo della crisi è l’aumento dei bambini che soffrono di malnutrizione: 3,9 milioni (+700.000). Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello pari a 4,4 miliardi di dollari, la cifra necessaria per il Piano di risposta umanitaria 2022.
Le ragioni della crisi umanitaria sono numerose: la crisi economica dovuta al congelamento dei fondi dall’estero che invece erano garantiti al precedente governo; l’aumento insostenibile dei prezzi; la siccità che ha provocato una grave carestia e carenza di cibo nelle zone rurali; i limiti ai prelievi nelle banche che rendono difficoltoso il pagamento dei salari; la disoccupazione crescente, soprattutto delle donne; un inverno più rigido dei precedenti. A Kabul la notte si arriva a 10 gradi sotto lo zero.
“All good”. Nonostante ciò, racconta al Sir Silvia Barlocco, che lavora a Kabul da un anno come Grant manager di Emergency, quando si chiede agli afgani come va, rispondono sempre: “All good”. Va tutto bene. “Però la città è diventata spettrale – racconta -: c’è poca gente in giro e non circolano tante automobili perché la gente non ha i soldi per comprare il carburante, diventato costosissimo.
Ci sono più file davanti alle organizzazioni umanitarie che distribuiscono cibo e aiuti”.
Chi non è riuscito a partire durante le grandi evacuazioni della scorsa estate spera prima o poi di raggiungere parenti o amici all’estero.
Gli aiuti umanitari. “Mi auguro che la comunità internazionale faccia in modo che i problemi politici non siano di intralcio alla necessità di aiutare la popolazione”, auspica la cooperante. Anche se ci sono difficoltà logistiche, gli aiuti umanitari delle Ong e delle grandi organizzazioni internazionali arrivano. “Le frontiere sono aperte – spiega -. E anche se ci vuole più tempo si riescono ad organizzare voli umanitari e trasporti via terra”.
“Da noi le donne continuano a lavorare”. Dopo la salita al potere dei talebani ci sono stati un po’ di problemi nell’importazione dei farmaci. Però poi la situazione si è stabilizzata e anche se l’aumento dei prezzi di cibo e carburante è deleterio per tutti, Emergency “è riuscita a pagare lo stesso i salari a tutti i suoi dipendenti”. Inoltre il loro contributo al sistema sanitario e sociale afgano è talmente indispensabile che il nuovo governo non pone troppi ostacoli al lavoro delle Ong che operano nel Paese. “Da noi tutte le donne continuano a lavorare”, precisa,
“ma in generale le donne e le ragazze sono sempre più escluse dal mercato del lavoro e dall’istruzione superiore”.
Tanti feriti da armi o mine. “A causa delle tante armi che da vent’anni circolano nel Paese e della crisi economica che ha aumentato la criminalità – prosegue – abbiamo accolto tanti feriti per armi da fuoco o da mine e residui di esplosivi”. La chirurgia di guerra viene praticata nell’ospedale di Kabul e di Lashkar-Gah, mentre nella valle del Panshir, a nord, Emergency gestisce un centro chirurgico pediatrico e di maternità. Dal 1999 ad oggi sono stati curati oltre 7,7 milioni di pazienti. Nel 2021 nella struttura di Kabul sono stati ospedalizzati 3.800 pazienti e 5.000 curati negli ambulatori. A causa dell’offensiva militare nel mese di maggio scorso, l’ospedale di Lashkar-Gah ha invece ricoverato 4.500 pazienti e accolto nel pronto soccorso oltre 10.500 persone. Nel centro di maternità in Panshir sono nati ben 5.400 bambini e 45.000 sono state curate negli ambulatori.
Aumentano i bambini malnutriti. “Sono cifre più alte rispetto agli anni passati a causa dell’inasprirsi del conflitto – conferma Barlocco -. Il 2021 è stato un anno impegnativo. E purtroppo nei reparti pediatria stanno aumentando i casi di bambini malnutriti e con complicanze serie”. Secondo l’Onu due bambini su tre – pari a più di 13 milioni – in Afghanistan hanno un disperato bisogno di aiuti salvavita.