"Aeroporti vietati alla società civile": la denuncia di Asgi
Il Ministero dell'Interno ha negato all'associazione l'accesso alle aree di sicurezza di Malpensa e Fiumicino, in cui sono trattenuti gli stranieri respinti in attesa del volo che li riporta nel Paese d'origine. “Faremo ricorso”
Se uno straniero arriva in aereo in Italia e non ha i documenti in regola viene respinto. Ma come? Di fatto deve restare nella zona transiti dell'aeroporto in attesa di poter riprendere il volo di ritorno nel Paese da cui era partito. A volte deve aspettare questo volo di ritorno per giorni nelle aree di sicurezza delle zone di transito dell'aeroporto. E secondo l'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) “in questo periodo le persone sono trattenute in condizioni gravemente inadeguate e in assenza delle garanzie fondamentali riconosciute alle persone private della libertà personale”. Redattore Sociale ha raccontato negli ultimi due anni alcuni casi di immigrati residenti in Italia da anni, ma respinti a Malpensa mentre stavano ritornando da un periodo di vacanze nel proprio paese d'origine. Come per esempio la storia di una famiglia marocchina in cui il marito è potuto entrare in Italia mentre la moglie è stata rispedita a Casablanca. Oppure il caso di due donne, una cubana e una senegalese, trattenute a Malpensa per giorni in attesa di un volo che le riportasse nei rispettivi Paesi. Sia la famiglia marocchina che la signora cubana hanno fatto ricorso, l'hanno vinto e i giudici hanno consentito il loro ritorno in Italia, dopo più di un anno però.
Secondo i dati contenuti in una relazione del Garante nazionale dei detenuti, nel 2018 sono stati 8.184 gli stranieri che giunti alle frontiere aeree (6942) o marittime (1242) italiane sono risultati privi dei requisiti necessari per fare ingresso in Italia e quindi respinti verso lo Stato di provenienza. Il problema di come vengono trattati, di quali diritti vengono loro garantiti non è di poco conto e riguarda un numero consistente di persone.
Asgi ha chiesto di poter visitare queste aree di sicurezza in cui sono trattenuti gli stranieri, sia all'aeroporto di Malpensa che a quello di Fiumicino. Il motivo? “La detenzione avviene in locali strutturalmente non idonei al trattenimento -scrive Asgi sul proprio sito internet-, isolati dal mondo esterno, senza accesso all’aria aperta, con scarse possibilità di consultare un legale, senza che sia emesso alcun ordine di detenzione e senza quindi che questo sia convalidato da un giudice. Si tratta di una privazione della libertà personale attuata in assenza di una base legale, di un termine massimo di trattenimento e di un controllo giurisdizionale della legittimità della detenzione, in condizioni inadeguate e in aperta violazione del dettato costituzionale”. In base alla normativa vigente, tra cui l’art. 6 c. 4 let. e del regolamento Ministeriale 2014 sui centri per il rimpatrio (Cpr ex Cie), gli enti titolari di interessi diffusi (come Asgi) hanno la possibilità di accesso a tali luoghi di ingresso e privazione della libertà personale previa autorizzazione delle autorità competenti.
La Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere presso il Ministero dell’Interno ha però rigettato la richiesta, sostenendo che alle aree di transito non è applicabile la disciplina sui centri per il rimpatrio, perché queste aree sono riservate ed in uso alle forze di polizia e non hanno finalità di trattenimento e privazione della libertà personale. Asgi presenterà quindi ricorso contro questo diniego, perché “ritiene che i membri della società civile debbano essere autorizzati a fare accesso questi luoghi” e perché queste aree di sicurezza delle zone di transito degli aeroporti devono essere equiparati agli altri luoghi di trattenimento.