Adozioni internazionali, le associazioni a Draghi: “Vaccino anti-Covid alle coppie in partenza”
L’appello della Rete Lian: “Sfidano il coprifuoco, il blocco dei voli, la recrudescenza dell’epidemia, le lunghissime permanenze all’estero. Eppure partono: là, in Bolivia, Perù, Colombia, Cile, India... li aspetta, da mesi, il loro figlio! Aiutiamole almeno con il vaccino”
Nel 2020, nonostante tutti gli imprevisti, sono state oltre 600 le adozioni internazionali concluse in Italia. “Il 2021 è partito, se possibile, con ancora maggiori difficoltà, tra blocchi dei voli, lockdown, regole diverse e in continuo cambiamento da Paese a Paese… Ma il desiderio dei genitori di andare a conoscere di persona i propri figli che li attendono è più forte di tutto, e gli esempi di chi ha superato qualsiasi ostacolo per farlo non mancano. Qualcosa, però, si può fare per aiutare queste coppie, e questi bambini, a coronare un percorso già di per sé lungo e complicato: fornire in via prioritaria il vaccino contro il Covid-19”.
All’indomani del via libera dell’EMA al primo vaccino, la rete LIAN (formata da Ai.Bi. - Amici dei Bambini, Ariete Onlus, Asa Onlus, Cifa e Fondazione Patrizia Nidoli) aveva fatto un appello affinché le coppie abbinate potessero avere subito il vaccino. “Ora è il momento di rinnovare quell’appello – afferma la rete in una nota -, visto il moltiplicarsi della disponibilità di vaccini e le priorità date a tante categorie di persone: se la possibilità di dar vita a una famiglia e, soprattutto, di sottrarre i bambini ad altri, lunghi giorni di attesa nelle stanze chiuse di qualche istituto non è una priorità, diventa difficile dare un senso a questa parola”. Ecco perché la rete LIAN rinnova la sua richiesta al Governo di Mario Draghi affinché dia un segnale di apertura in questo senso.
“Sarebbe un gesto importante di attenzione e di aiuto concreto – affermano le organizzazioni della rete -. Anche perché i numeri, letti in un’ottica globale, non sono tanti: al momento si parla di 300 coppie cui è già stato dato l’abbinamento e che attendono solo di partire. Poche, nelle migliaia di vaccinazioni che si somministrano ogni giorno, ma tantissime se si considera il valore delle singole vite che ci sono in gioco”.
Continua la Rete Lian: “In questi mesi, nonostante tutto, le partenze non si sono mai fermate: nei mesi di gennaio e febbraio si sono contati circa 130 rientri. Tutti, oltre alla gioia per avercela fatta, hanno in comune anche il racconto delle peripezie affrontate lungo il percorso, come per i leccesi Mariana e Pierluigi Parlangeli che, quando hanno saputo che in Perù c’erano le loro due bambine ad aspettarle, hanno deciso di partire lo stesso, nonostante la dichiarazione, a Lima, del primo lockdown e la cancellazione dei voli inizialmente previsti. Grazie alla loro forza di non arrendersi, agli aiuti dell’ambasciata e al prodigarsi degli operatori del Cifa, che li hanno assistiti, dopo oltre due mesi sono riusciti a tornare in Italia, con le loro bambine e iniziare, così, una nuova vita familiare”.
Che il desiderio di conoscere i figli abbinati e portarli a casa il prima possibile sia più forte di tutto, lo dimostrano anche le quattro coppie arrivate nelle scorse settimane in Bolivia grazie all’assistenza della Fondazione Patrizia Nidoli, che hanno iniziato il loro cammino, abbracciato i loro bambini e, ora, attendono di concludere le pratiche e trovare un modo per tornare in Italia.
“Ma altre sono pronte alla partenza – ricorda la rete -, come le cinque coppie assistite da Amici dei Bambini: quattro sono dirette anche loro in Bolivia, una in Cile. Per tutte, il periodo all’estero si protrarrà per almeno due mesi e, alla luce di quanto ancora succede, sicuramente sono enormi le difficoltà a cui dovranno andare incontro. In Cile a partire da questa settimana è in vigore il coprifuoco su tutto il territorio nazionale e per tutta la durata dell’emergenza COVID, dalle ore 22.00 alle ore 05.00 del mattino. Anche gli spostamenti all’interno del Paese sono limitati. Inoltre, per la coppia diretta a Santiago del Cile, una volta atterrata, è prevista una quarantena obbligatoria di 14 giorni”.
In Bolivia la situazione è ancora più drammatica. “È attualmente in corso la seconda ondata di contagi, più intensa della precedente. La saturazione delle strutture ospedaliere e la scarsità di unità di terapia intensiva rendono difficile ottenere cure tempestive e spesso anche solo il ricovero. Tra l’altro, le restrizioni sui voli dall’Europa sono state prorogate dal Governo Boliviano fino al 31 maggio. Per raggiungere il Paese le coppie dovranno avere la ‘fortuna’ di ottenere un posto sui pochi voli ancora operativi, confidando che i voli per i quali hanno acquistato il biglietto non vengano sospesi all’ultimo momento”.
“Nonostante la situazione sia quella descritta e nonostante gli enti autorizzati da tempo abbiamo sollecitato in merito la Commissione per le adozioni internazionali, le cinque coppie partiranno per il soggiorno all’estero senza avere ottenuto per tempo il vaccino – conclude la rete Lian -. Ecco perché, ancora una volta, l’appello alle Autorità si fa pressante: dare la priorità di vaccinazione alle coppie di genitori adottivi che hanno già ricevuto l’abbinamento e attendono solo di partire è un gesto di umanità e di attenzione dal valore immenso. Sarebbero poche dosi di vaccino, nella grande quantità di dosi disponibili per tutti i cittadini secondo i piani già previsti. Poche gocce in un mare. Ma a volte, in determinate circostanze, le gocce non hanno tutte lo stesso significato”.