A un anno da Vaia, soffia il vento dell’arte
A un anno dal grande disastro, in molti hanno trovato la forza di restituire alle foreste perdute
il loro ancestrale spirito, fatto di simboli e ricordi, in una sorta di risveglio collettivo della coscienza civile
Ha acceso la creatività di molti artisti, la tempesta “Vaia”. Al punto che l’anniversario dell’ecatombe ecologica si è trasformata in una rassegna artistica senza precedenti. Musicisti, artigiani, scultori e pittori, poeti e fotografi, sollecitati nell’animo dal vento della tempesta.
Ognuno a proprio modo a esprimere il suo stato d’animo nel ricordare le foreste devastate. Ognuno a elaborare l’accaduto. A ricordare creando. Sono i corsi e ricorsi dell’arte di sempre: paure, emozioni, affanni che diventano creatività. Fantasia quindi a disposizione degli uomini, come terapia individuale e sociale. Dal dramma alla resurrezione: questo fa l’arte.
Così nei laboratori artigiani ci sono liutai che stanno trasformando il legno recuperato, in strumenti sonori. Scultori del legno andati a scolpire le loro opere direttamente sui tronchi e ceppaie dentro le foreste. Fotografi che stanno creando mostre sul tema. Poeti che hanno composto testi e liriche ispirandosi agli alberi. Musicisti che hanno composto suonate e creato eventi musicali dentro come ai margini delle foreste. Rassegne poetiche in molte località turistiche hanno lanciato parole in memoria come queste: «Erode, corrode, scava, s’insinua, travolge, sconvolge si allarga con liquidi artigli si prende la terra inghiotte distrugge…».
Insomma, dalle sue ceneri è nata un’ondata creativa senza precedenti. Vaia è stato un risveglio collettivo, servito a suo modo a ridestare la coscienza civile. L’arte non salverà il mondo e neppure i nostri alberi. E la bellezza stessa può svanire con un soffio di vento. Ma è la stessa creatività a dimostrarci di essere un segno di resurrezione e speranza, capace di farci elaborare quella realtà, che è sempre e comunque più grande e forte di noi.