Sicurezza a scuola. Bizzarri (Cittadinanzattiva): “Pnrr non basta. Occorre programmazione triennale interventi”
Quattro scuole su dieci si trovano in aree a media ed elevata sismicità, una su cinque in zone a rischio idrogeologico. Nello scorso anno scolastico si sono verificati 61 episodi di crolli; da settembre ad oggi altri 28. Oggi si svolge la XXI Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole. Facciamo il punto con Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva: "Gli interventi del Pnrr sono importanti ma insufficienti; serve programmazione triennale"
Ai temi del rischio sismico e del rischio idrogeologico è dedicata la XXI Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole che ricorre oggi, promossa da Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna “Impararesicuri” che si svolge in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e del Merito e del Dipartimento della Protezione civile. Alla ricorrenza hanno aderito 16mila scuole promotrici di iniziative e momenti di formazione ed informazione, attraverso i materiali disponibili in una SmartBox, nonché in tre podcast sui temi del rischio sismico, dell’alluvione e del cambiamento climatico. All’evento nazionale, che si è tenuto ieri 21 novembre ad Ostia presso i licei Anco Marzio e Labriola, hanno partecipato 300 studenti e i rappresentanti del Dipartimento della Protezione civile nazionale e del Comune di Ostia che hanno collaborato all’organizzazione dell’iniziativa.
“Una giornata molto proficua – il bilancio al Sir di Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva – perché avevamo deciso di dare davvero spazio ai ragazzi, di centrarli sul proprio protagonismo e avevamo creato stand tematici: rischio sismico, rischio alluvione, piano comunale per la gestione delle emergenze a scuola, e un quarto stand in cui potessero scrivere su delle cartoline da noi predisposte le proprie impressioni e avanzare richieste specifiche”.
Il tutto all’insegna della concretezza. L’intervento in caso di alluvione è stato simulato con l’utilizzo di idrovore, mentre per il rischio sismico è stata invitata una scuola di Rieti, l’Istituto superiore Celestino Rosatelli, inserito in una rete di istituti superiori impegnati su questo rischio e che costruiscono modellini di edifici per mostrare concretamente l’effetto delle scosse sismiche. “Sei studenti del Rosatelli – spiega Bizzarri – hanno simulato attraverso i loro modellini gli effetti delle diverse scosse sismiche sui differenti tipi di costruzione per far capire come sia possibile fronteggiare il terremoto con edifici adeguati”.
Quanto è importante coinvolgere e educare gli studenti alla sicurezza a scuola?
È strategico dare loro un ruolo attivo, da protagonisti, per coinvolgerli in profondità, responsabilizzarli facendo capire che tutto quello di cui si parla non è una situazione di eccezionalità, ma ormai la realtà quotidiana.
In particolare, il rischio alluvione è ormai la norma nel nostro Paese e proprio Ostia ne ha fatto le spese qualche settimana fa; i ragazzi hanno toccato con mano l’allagamento della loro scuola e hanno percepito direttamente quanto questo problema sia reale. Ascoltando le loro richieste, invieremo eventuali loro proposte ai diretti interessati: il sindaco di Roma, il ministro dell’Istruzione e del Merito e così via. Desideriamo che quanto avvenuto ieri non rimanga fine a se stesso, ma abbia un effetto.
Ad oggi, però, nelle scuole non si svolgono le prove di emergenza per il rischio alluvione.
La normativa vigente prevede che gli istituti organizzino prove di emergenza legate solo al rischio sismico e incendio; le prove legate al rischio alluvione sono lasciate alla discrezionalità e buona volontà degli istituti; per questo
andrebbe prevista una norma ad hoc che renda obbligatoria la prova di emergenza legata al rischio alluvione,
molto più diffuso del pericolo di incendio, e che richiede comportamenti opposti al rischio sismico: in questo caso non si deve uscire ma salire ai piani alti. Con un rischio idrogeologico presente in una scuola su cinque, il problema ce lo dobbiamo porre.
Perché chiedete con insistenza al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara una rapida convocazione dell’Osservatorio nazionale sull’edilizia scolastica?
Sono passati due anni dall’ultima riunione dell’Osservatorio di cui fanno parte rappresentanti di Comuni, Regioni, Province, Ministeri afferenti e associazioni come noi. Ne chiediamo pertanto la convocazione affinché possa esercitare pienamente le proprie funzioni istituzionali in materia di indirizzo e coordinamento nell’edilizia scolastica, sia in relazione ai fondi del Pnrr che per la programmazione triennale ordinaria degli interventi, sia nella diffusione della cultura della sicurezza.
Le scuole in zona a rischio sismico. Sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1 (ad elevata sismicità) ma tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2. Quattro scuole su dieci si trovano insomma in zona a media ed elevata sismicità (rispettivamente 14.467 e 2.876 edifici). Sono 4 milioni e 300mila i bambini ed i ragazzi che risiedono in Comuni classificati in queste due zone. Commenta Bizzarri:
“Di questi circa 17mila edifici a rischio, solo il 17% è stato adeguato sismicamente e messo in sicurezza; un quadro estremamente preoccupante”.
Le scuole a rischio idrogeologico. Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, invece, il dato nazionale (Elaborazione Soluxioni Srl su Open data del ministero dell’Istruzione e del Merito) attesta che il 21,4% dei 40.133 edifici scolastici, ossia oltre 8.600 scuole (di cui 1944 in Emilia Romagna, 1745 in Toscana, 1163 in Lombardia, 1136 in Veneto), frequentate da circa 1.550.000 studenti, sono situate in aree a pericolosità idraulica; di questi, il 3,1% (1.420 scuole) si trova in aree a pericolosità/probabilità elevata, il 6,2% (2854) in zone a pericolosità/probabilità media e il 9,6% (4.372) in situazione di pericolosità/probabilità bassa.
“Le nostre scuole – osserva Bizzarri – hanno gravi problemi di manutenzione, determinati in gran parte dal fatto di essere ospitate in vecchi edifici o di risalire come anno di costruzione, in quasi la metà dei casi, a prima del 1976.
Gli interventi del Pnrr sono importanti ma insufficienti; è pertanto necessario – sottolinea – garantire una programmazione triennale degli interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza”.
Accanto a questi “molto di più potrebbe esser fatto sul fronte della cultura della prevenzione e della formazione ed informazione, della popolazione studentesca e dei docenti, sui rischi naturali e non del nostro territorio, eppure – conclude l’esperta – quest’anno, per la prima volta dall’istituzione della Giornata nazionale, il ministero dell’Istruzione l’ha completamente ignorata”.