Se passiamo dai difetti ai talenti... Un “grazie” a chi svolge un servizio per la comunità

C’è una verità, apparentemente banale, che abbiamo bisogno di dirci e di ripeterci: «Nessuno è meno». O meglio: l’idea che qualcuno sia meno di qualcun altro non esiste, non ha proprio senso di essere concepita.

Se passiamo dai difetti ai talenti... Un “grazie” a chi svolge un servizio per la comunità

A suggerire questo ragionamento è stata di certo la Giornata mondiale dei diritti delle persone con disabilità di martedì scorso (3 dicembre) e, va detto, ne esistono molte declinazioni. Una tra le più celebri è quella di Guido Marangoni, amico da sempre della Difesa e papà di Anna, (questa settimana la incontriamo a pagina 5) autore di «siamo fatti di-versi perché siamo poesia». Scrivendo queste righe tuttavia non posso non pensare a Giulia Mazza, che ho avuto l’opportunità di incontrare proprio il 3 dicembre all’Opsa di Sarmeola. È stata proprio lei, anche in un TedX a Udine, a scandire chiaramente questo concetto e il bello è che lo incarna ogni giorno. Provate a pensare cosa significa essere una violoncellista pur essendo nata sorda, trovare riscatto proprio in un campo apparentemente precluso alla nascita per un difetto, o forse sarebbe meglio dire una caratteristica. Ascoltare questa giovane musicista mentre suona o anche solo mentre conversa significa quindi ribaltare d’un tratto una serie di preconcetti che ci incatenano per passare a una visione liberante della vita e del mondo: anziché concentrarci sugli “handicap” – tanto per riesumare un termine oramai morto e sepolto – perché non porre la nostra attenzione sui talenti da sviluppare? E chi non ha un talento da mettere a disposizione dell’intera società? La cultura dei social e degli smartphone tende a polarizzare ogni esperienza. La ricerca spasmodica di approvazione sotto forma di “like” promuove continuamente il “fenomeno di turno”: quello che ha fatto il salto più lungo sulla bici, chi ha compiuto l’impresa più eroica in montagna, chi ha più memoria in assoluto… Così l’autostima dei ragazzi rischia di rimanere schiacciata sotto il peso della normalità. Ma la quotidianità non è fatta di “fenomeni”, semmai di relazioni, di umanità, di ascolto, di empatia, di scelte condivise. Chi oggi sa ascoltare, ha un talento di valore inestimabile, perché nel turbine delle cose da fare persino i genitori rischiano di non aver tempo per ascoltare i loro ragazzi. Pensare a Giulia, che ascolta e riproduce il suono andando ben oltre il mero senso dell’udito, amplifica ancora di più questa certezza. Domenica scorsa mi trovavo in un centro diurno che l’Ulss 7 Pedemontana gestisce oramai da una quarantina d’anni in una vecchia scuola di contrada a Lugo di Vicenza. L’idea che “qualcuno sia meno”, in quella festa di Natale tra frittelle di mela e lavoretti in offerta, appare preistoria tra canti e balli in cui tutti, ma proprio tutti (ospiti, educatori, sindaci, parenti e amici) sono alla pari. Quel che rimane da fare, semmai, è continuare a fare cultura, avvicinando anche chi non ne ha esperienza a persone e luoghi come questi, perché ce ne sono molti e finiscono per reggere il nostro apparato sociale, anche se non fanno notizia e non vanno in prima pagina se non per avvenimenti del tutto fuori scala. Una riflessione che scaturisce anche all’indomani della Giornata mondiale del volontariato del 5 dicembre, che celebriamo con il Csv di Padova e Rovigo. In un tempo in cui la gestione del tempo libero sta aumentando sempre più di importanza nella scala delle priorità di ciascuno, la testimonianza di chi continua a donarsi per il bene comune, nelle sue vastissime declinazioni, rimane fondamentale per continuare a progettare il futuro e a coltivare la speranza. In fondo è a tutti questi valori che almeno dal 1756 nel cuore di Padova, si guarda a Maria pensando a tutti coloro che svolgono un servizio per la comunità. Come tutti gli 8 dicembre, sindaco e vescovo si ritirano ai piedi della Madonna dei Noli, nell’attuale piazza Garibaldi, assieme alla cooperativa Radiotaxi e al comando provinciale dei Vigili del fuoco: un gesto antico ma sempre nuovo, che allaccia le necessità dell’oggi alla tradizione di sempre. Già, perché “nessuno è meno”.

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