Questioni di responsabilità. In questi giorni sono diverse le notizie che gravitano intorno al mondo scolastico
Forse la scuola che “fa schifo” – e in effetti si dibatte in un mare di problemi – in realtà ha aiutato a maturare consapevolezza.
Questioni di responsabilità. Al plurale, perché in questi giorni sono diverse le notizie che gravitano intorno al mondo scolastico e fanno riflettere proprio sul tema della responsabilità: personale, sociale, da assumersi e/o da riconoscere.
Cominciamo dall’episodio accaduto alla maturità con protagonista un nipote di Liliana Segre. Scopre sul banco che una traccia del tema di esame riguarda sua nonna. Comincia a svolgerlo poi ci ripensa. “Mi sono immaginato agli orali – ha raccontato a un quotidiano –. Davanti i professori della commissione. Li ho visualizzati leggere ad alta voce stralci del mio tema e mi sono bloccato. Mentre scrivevo ho capito che avrei avuto un approccio troppo personale rispetto agli altri studenti, e allora ho cambiato in corsa”. Poi, sempre raccontando, spiega di aver parlato con la nonna, che ha approvato la sua scelta: “È preoccupata che la sua storia così drammatica influenzi le nostre vite. Il peso sulle spalle preferisce portarlo da sola”
Un peso da portare da sola. Un’attenzione a come si sarebbe trovato in rapporto ai suoi compagni di scuola. Due spunti dalla storia di questo giovanotto. Due provocazioni a considerarsi responsabili delle proprie azioni, verso se stessi e gli altri. La scuola avrà aiutato ad arrivare a questa consapevolezza?
Forse sì. E questo smentirebbe in parte un gesto eclatante – che ha fatto notizia – con protagonista un altro studente, presentatosi alla maturità con una maglietta con su scritto “La scuola italiana fa schifo”. E ha poi spiegato di quanto fosse, il suo abbigliamento, “consono” all’appuntamento con l’esame. “Arrivato alla maturità – ha detto – non ho cambiato idea, il sistema scolastico italiano fa schifo. In questo Paese la scuola è l’ultima ruota del carro”. Tra i problemi: “digitalizzazione assente, nessun argine per l’abbandono scolastico, didattica frontale poco stimolante, strutture fatiscenti, personale poco formato, mal pagato e demotivato”
Ha ragione? Torto? Si può discutere a lungo, ma il fatto che interessa è di nuovo la provocazione: sentirsi, stavolta con un gesto originale, responsabili. “Non mi sarei mai dato pace se non avessi, durante la maturità, tentato di attirare l’attenzione su una scuola che è ormai in cenere, il luogo che è la base del nostro sistema democratico abbandonato a sé stesso”.
Forse la scuola che “fa schifo” – e in effetti si dibatte in un mare di problemi – in realtà ha aiutato a maturare consapevolezza. Il suo compito (in parte) l’ha fatto.
Terza provocazione: nei giorni scorsi a Viale Trastevere è stato presentato il documento “La Scuola di domani”, elaborato dalle Consulte studentesche per preparare il Transforming education summit dell’Onu (28-30 giugno a Parigi e a settembre a New York). Il testo propone alcune linee di azione che hanno l’obiettivo di costruire una scuola sempre più inclusiva, una scuola capace di ridurre la dispersione, sviluppare tutte le competenze necessarie per essere cittadini a pieno titolo, facilitare le relazioni e promuovere una maggiore coesione sociale.
Di nuovo la responsabilità. In questo caso condivisa e discussa tra studenti. Ma certo presa sul serio. Questa scuola che “fa schifo” (ma non troppo) è cosa di tutti, nelle piccole e grandi scelte quotidiane. Al livello della politica scolastica come sul piano dei comportamenti personali.
Sta a vedere che proprio la responsabilità è la chiave per leggere, oggi, il mondo scolastico, traguardando il futuro.