Molto da fare, per bene. L’applicazione in Italia del Recovery fund si chiama decreto Semplificazioni
Non c’è dubbio che una simile mole di opere porterà con sé pure malandrini e illegalità. Ma si possono arginare.
L’architrave che sorregge il governo Draghi, l’applicazione in Italia del Recovery fund, insomma il nostro avvenire si chiama decreto Semplificazioni: un tomo alto così di norme studiate apposta per spendere al meglio quei soldi che arriveranno dall’Europa. Che non scenderanno a pioggia: finanzieranno solo progetti ben fatti, pronti per partire, soprattutto realizzati con un preciso cronoprogramma.
Il problema infatti sta soprattutto in due macigni che ci trasciniamo nel Dna: un gigantesco bagaglio di normative dentro le quali ci sta di tutto, di più (siamo figli più di Bisanzio che di Roma); le lungaggini temporali che queste – ed altro ancora: vedi la giustizia – si portano con sé. Tra il dire e il fare, in Italia, ci sta di mezzo l’oceano.
Abbiamo avuto la prova che si può fare diversamente: presto e bene. Il ponte Morandi a Genova è stato ricostruito a tempo di record solo perché ha derogato alle normative vigenti ed era sotto stretto controllo delle autorità preposte (e della pubblica opinione).
Ma comunque un conto è realizzare una singola opera, per quanto imponente; un conto è impiegare decine di miliardi di euro in diverse realizzazioni sparse sul territorio. Quindi quel decreto deve sveltire e disboscare, senza radere al suolo.
La chiave sta nell’estendere ancor più i subappalti, che però dovranno rispettare le stesse normative previste per l’appaltante; tagliare i tempi delle autorizzazioni, in particolare nel numero e nelle sovrapposizioni; realizzare un efficace sistema di valutazione e di controlli.
Tutto ciò espone a un rischio, anzi a un proverbio: piatto ricco mi ci ficco. Italianissimo, come la nostra propensione al malaffare. Non c’è dubbio che una simile mole di opere porterà con sé pure malandrini e illegalità. Ma appunto queste si arginano in due modi: poche regole chiare (Manzoni ci ricorda che sono le selve normative a favorire le belve dell’illegalità); controlli stretti e ben fatti.
Se non ci riusciamo, avremo sprecato l’occasione del secolo. E non valga come strada alternativa quella di non far niente, così la legge è rispettata e le mani rimangono pulite. Già, però in cambio di niente e questo non possiamo permettercelo. Per una volta tanto, smentiamoci.