Liberazione: quest’anno ricorrono gli 80 anni. Da Thiene alla libertà, la Brigata Mazzini di Giacomo Chilesotti
L’uomo santo dei partigiani fu alla guida di un gruppo di resistenza che arrivò a contare oltre 1.200 uomini
Negli ultimi mesi di guerra i gruppi e le formazioni di partigiani nel Veneto aumentarono vistosamente. Al momento dell’Insurrezione (fine aprile del 1945) si calcola fosse circa 250 mila il numero degli “insorti”. Ma c’era chi aveva fatto la sua scelta molto prima, mosso da ideali di giustizia, libertà e attaccamento alla patria. Giacomo Chilesotti è fra questi. Nato a Thiene il 18 luglio 1912 da una famiglia benestante, dopo il liceo si era iscritto all’Università di Padova laureandosi nel 1936 in Ingegneria industriale meccanica. Iscritto alla Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana, e alla San Vincenzo, ne condivideva le attività spirituali e assistenziali. Quando nel giugno 1940 l’Italia entra in guerra, fa il suo dovere di soldato a Bolzano prima, poi in Africa a El Alamein. Ma si sente sempre più estraneo ai proclami dell’impero fascista. Con la firma dell’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, è fra i primi giovani a non presentarsi alla chiamata alle armi da parte della neonata Repubblica sociale italiana. La scelta resistenziale è immediata. Nel settembre 1943 il primo treno di armi tedesco, in sosta alla stazione di Thiene, viene saccheggiato e dato alle fiamme dagli uomini di Giacomo Chilesotti. Sceglie come nome di battaglia “Nettuno” (lo cambia in “Loris” nel settembre del 1944, dopo il rastrellamento nazifascista di Granezza in cui aveva perso la vita l’amico Rinaldo Arnaldi “Loris”). Durante l’inverno del 1943-1944, opera per trasformare le piccole bande di patrioti sparse nei paesi del Thienese in gruppi tra loro coordinati. Collabora coi comandi regionale e provinciale della Resistenza e con i raggruppamenti partigiani delle zone limitrofe, impegnati in quei mesi autunnali soprattutto nella raccolta di armi abbandonate e in sabotaggi. Aiuta il gruppo di Arcugnano e dei Berici a preparare un campo per gli aviolanci e, una volta ricevute le armi dagli inglesi, le distribuisce alle formazioni del Thienese. Dalla collaborazione di questi gruppi nasce nella primavera del 1944 (probabilmente il 20 aprile) in una sala del Collegio vescovile di Thiene, la Brigata Mazzini, poi articolata in quattro battaglioni. Chilesotti viene nominato comandante della Brigata: «...Da questi uomini e da questi primi passi nacque l’organizzazione militare della Mazzini. A questo reparto infatti si unirono poi altre formazioni di paesi limitrofi sino a formare oggi il forte complesso organico che è il Gruppo brigate Mazzini (arriverà ad avere 1.230 uomini). Nessuno sa per esempio delle prime adunate nella casa di uno, nella officina di un altro, nei rifugi sotterranei, dove la sensazione del clandestino e dell’ansia era confortata dall’esempio degli eroi e dei martiri del 1948». (Dalle memorie Gruppo Brigate Mazzini, 16 febbraio 1945, “Loris”-Giacomo Chilesotti). Tre mesi dopo il tragico rastrellamento di Granezza del 6-9 settembre 1944, la Brigata Mazzini diventa Gruppo brigate Mazzini. Alla fine del febbraio 1945, le brigate della Mazzini e della Sette Comuni (attiva nell’Altopiano) e quella operante nel Bassanese, Italia libera, costituiscono la Divisione partigiana Alpina Monte Ortigara. La costituzione avviene nella canonica di Povolaro in provincia di Vicenza, alla presenza dell’allora parroco don Luigi Pascoli (nipote del poeta). Dall’autunno del 1944 è attivamente ricercato dai corpi repressivi fascisti e tedeschi. È condannato a morte in contumacia, per impiccagione. Sul suo capo c’è pure una taglia. Nonostante ciò mantiene i contatti, non solo col quadro di comando delle sue formazioni, ma anche con parecchi dei reparti partigiani sparsi nel territorio di competenza. Chilesotti muore il 27 aprile, a nemmeno 33 anni, ucciso dai tedeschi a un posto di blocco, appena fuori Sandrigo, mentre si sta recando alla Longa di Schiavon con Giovanni Carli “Ottaviano”, Attilio Andreetto “Sergio” e la staffetta Zaira Meneghin per trattare la resa della Decima Mas. L’auto nella quale viaggiano viene fermata: fatti scendere brutalmente, vengono immediatamente uccisi come banditi. Giacomo Chilesotti è stato decorato con la medaglia d’oro al valor militare. La città di Thiene gli ha dedicato la piazza centrale del paese e un istituto tecnico. Nel ricordo di molti che con lui hanno partecipato alla lotta di Liberazione è soprannominato l’uomo santo dei partigiani.