Le conseguenze del Natale. Un libro sempre attuale ci aiuta a ritornare all’essenza della Natività
Matino, parroco, docente di Teologia pastorale, ci aiuta a riscoprire il cammino della Natività attraverso una riflessione sulle Scritture ma anche sulla realtà del mondo in cui ci troviamo oggi
La linea del tempo, che continua oltre la vita terrena, una linea piena di curve, anse, ma sempre in un farsi mai autocelebrativo, o, al contrario, pessimistico e demolitorio. Questa è la visione non materialistica di un tempo che è anche dono, di sé e degli altri, offerta divina, accettazione e ripartenza, dolore e gioia che ci è offerta dal sempre attuale libro di Gennaro Matino, “La notte della Stella. Le conseguenze del Natale” (San Paolo, 157 pagine, 16 euro).
Matino, parroco, docente di Teologia pastorale e già autore di altre pubblicazioni, alcune delle quali in collaborazione con Erri De Luca, ci aiuta a riscoprire il cammino della Natività attraverso una riflessione sulle Scritture ma anche sulla realtà del mondo in cui ci troviamo oggi. E’ proprio quel mondo che ci ostacola nella riappropriazione del senso profondo della nascita del Bambino, oscurata dal consumo materiale, dalla fretta, dalla necessità di apparire e non essere, ma anche dalla presenza del dolore in coloro che proprio in questi giorni affrontano le ferite e i lutti.
È così che Matino ci riporta attraverso gli evangelisti, ma anche le profezie dell’Antico Testamento, all’essenza di un evento ora fissato nella data del 25 dicembre ma che non è stata sempre così. E ancora non lo è in altre confessioni. L’autore ci ricorda infatti alcuni racconti collegati alle feste cristiane, come quello dell’Epifania, che in realtà si incrocia con ambedue le narrazioni, quella dei Magi e quella della anziana che tenta di ritrovarli dopo aver rifiutato di seguirli, donando intanto dolci ai bambini nel suo cammino.
La riscoperta reale e fattuale della Nascita anche attraverso il calendario liturgico è per Matino -come dargli torto- l’occasione per una nostra riscoperta della luce nelle tenebre che inevitabilmente tentano la nostra riconquista attraverso l’abitudine e la resa ai tempi. Quella luce, divenuta stella, è la guida nell’attraversamento dei tempi di crisi degli uomini dell’era del consumo come dei tempi della Nascita e del viaggio dei sapienti d’oriente alla ricerca di un nuovo re. Nuovo non solo per il tempo di allora, quando erano già comparsi i sovrani d’Egitto, di Persia, di Israele e di Roma, ma per la concezione di regno, che era altro da quella del possesso materiale. E che ci aiuta, scrive Matino, anche nella riscoperta degli affetti che il tempo inesorabilmente tenta di assopire e depotenziare.
Non mancano pagine importanti per aiutarci a capire come la ricerca affannosa di doni potrebbe tornare ad essere più semplicemente -e profondamente- la riscoperta delle origini dei nostri affetti, “il calore di quella tenerezza di cui parla Paolo”, la ricerca e il ritorno a quell’amore che è all’inizio del nostro tutto.
Un amore che si è incarnato (e che è lì a dirci che lo si può condividere nella nostra famiglia), in quella Famiglia che è rimasta unita nonostante i duri viaggi, l’esilio, l’umile luogo di nascita, le minacce di un potere sempre in agguato.
Oltre le belle macchine, il prestigio di uno status più alto, la noia delle mansioni familiari giorno dopo giorno, oltre la smemoratezza della forza di quell’amore agli inizi. Andare avanti, ci dice Matino, è anche tornare a quelle radici, ad una parola gentile, ad un sorriso, ad un Natale diverso. Le conseguenze del Natale sono quelle che durano una vita, giorno dopo giorno.