L’utopia degli angeli. La voce di una donna africana e un appuntamento di Papa Francesco
C’è chi definisce utopia il pensiero di Margherita Barankitse. Lei replica citando quel cantiere di pace e di speranza che è la Maison Shalom in Rwanda
È difficile scorgerli tra le righe e le foto di un giornale o nelle parole e nelle immagini di una trasmissione radiotelevisiva oppure nei canali social. Gli “angeli” e in particolare gli “angeli custodi” rispondono a diverse interpretazioni ma hanno sempre un significato positivo. I loro volti coincidono con quelli di persone semplici che hanno a cuore il bene degli altri, soprattutto di coloro che sono nel pericolo. Sono donne e uomini, giovani e adulti.
Nei giorni scorsi alcuni media hanno scritto di Marguerite (Maggy) Barankitse, 66 anni, premio Nobel dei bambini, premio Nansen Onu per i rifugiati, che ha realizzato in Rwanda la Maison Shalom, una piccola città dove sono accolti 75.000 fuggite dalla guerra perché con il lavoro, la casa e l’istruzione possano costruirsi una vita dignitosa.
Per il suo impegno a difesa e promozione dei diritti umani è chiamata “l’angelo del Burundi”, suo Paese natale che è stata costretta a lasciare per i massacri del 1993 ma dopo aver salvato non pochi bambini.
Nei giorni scorsi Maggy è stata in Europa, in Belgio e anche in Italia per incontrare le istituzioni comunitarie e dei singoli Paesi e confrontarsi sulle loro politiche migratorie.
“Più che preoccupata – ha affermato in un’intervista del 5 dicembre apparsa su un quotidiano nazionale – sono indignata. Apparteniamo alla stessa famiglia umana abbiamo il dovere di trovare soluzioni per dare un futuro dignitoso e non costruire muri o tenere le persone fuori dai confini”.
Poi un affondo: “L’Africa è un continente ricco perché i giovani devono aver voglia di andare via da un luogo dove esistono risorse? Perché la ricchezza è nelle mani di un ristretto gruppo di persone che a tutti gli altri sottraggono non solo il benessere ma soprattutto la speranza di vivere con dignità”.
A volte gli angeli si indignano e l’indignazione di Maggy è nel vedere che nessuno o quasi nessuno in Occidente reagisce alla devastazione dell’Africa e accetta una logica politica sicuritaria che ai ponti preferisce i muri, all’accoglienza il respingimento. Tutto in nome di una legalità da difendere pur sapendo che in molti Paesi la legalità non esiste e i diritti continuano a essere calpestati.
C’è chi definisce utopia il pensiero di Margherita Barankitse. Lei replica citando quel cantiere di pace e di speranza che è la Maison Shalom in Rwanda. Sa che anche questo non basata e allora dice: “Dovremmo riunirci intorno a un tavolo e dialogare per dare una soluzione duratura ai rifugiati, risalendo alle cause che portano le persone a lasciare la loro terra e fuggire. Bisogna creare le condizioni perché le persone restino nei luoghi di origine creando la pace, costruendo un dialogo tra vicini”.
Un’utopia oppure un segno di speranza?
Una risposta arriva da Papa Francesco che l’8 dicembre ha annunciato che il 25 e il 26 maggio 2024 si celebrerà a Roma la Prima giornata mondiale dei bambini nell’intento di rispondere alla domanda: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere ai bambini che stanno crescendo?”.
Le utopie degli angeli sono grandi visioni, sono sogni come quelli dei bambini e degli anziani, sogni che non si chiudono in un cassetto.