L'emergenza Coronavirus mette in luce tutta l'importanza dell'essere parte dell'Unione Europea
Questo virus spazza via tutti i miasmi che hanno avvelenato la nostra società negli ultimi anni: dagli oppositori dei vaccini a chi voleva far uscire l’Italia dall’euro.
Non sappiamo quando ne usciremo, ma se succederà, il problema numero uno sarà quello di ripartire, di rimetterci in piedi. E noi italiani saremo quelli più penalizzati, più in difficoltà. Però sappiamo di poter contare non solo sulle nostre forze, ma anche sulle spalle ben più larghe dell’Europa comunitaria.
Questo virus sta spazzando via in poche settimane tutti i miasmi che hanno avvelenato la nostra società negli ultimi anni: dagli oppositori dei vaccini (dove sono finiti i no vax?), a chi voleva far uscire l’Italia dall’euro – e adesso la liretta solitaria sarebbe alla deriva e noi con essa. Fino agli stolti che propugnavano l’addio all’Europa, la mitica Italexit.
Segnatevi nomi e cognomi, così vi ricorderete i cuochi di ricette così strampalate e dannose che ieri sembravano attraenti, e già oggi puramente masochiste. Perché solo l’aggancio a una moneta forte ci permette di stare ancorati a molte altre economie forti. E al gigantesco paracadute chiamato Bce: solo la Banca centrale europea potrà darci una mano di fronte alla montagna del debito pubblico che ci schiaccia – ce ne eravamo tutti disinteressati, così intenti a farlo crescere con prebende pubbliche e pensioni a manica larga –, con uno spread crescente e meno risorse per farvi fronte. Dobbiamo già oggi fare più debiti, e quelli vecchi ci costeranno di più.
Non (solo) per generosità ci verrà in aiuto la Bce: siamo dentro una catena, se si spezza l’Italia, si spezza la catena. Quindi è interesse di tutti che la catena rimanga bella solida. Non a caso potrebbe essere la volta buona che gli eurobond – insomma i titoli di Stato comunitari e non nazionali – vengano alla luce.
Per non parlare dell’addio alla libertà di circolazione di merci e servizi nel più grande mercato al mondo che è l’Europa, in caso di addio all’Unione Europea. Una simile sciocchezza – ubriacati dall’euforia nazionalista che ha disperso nell’aria la Brexit – avrebbe comportato dazi in uscita per tutti i nostri prodotti, che già ora rimangono fermi nei magazzini per rarefazione di compratori. È la ricchezza che generiamo, che permette tra l’altro di avere quegli introiti fiscali che tengono in piedi la sanità nazionale gratis per tutti! Senza, ci cureremmo con l’aspirina a casa.
Quindi stringiamoci a coorte per nulla pronti alla morte. E qui si esaurisca il nazionalismo da inno e si riaprano le finestre a una società aperta, a un’economia lontana dall’autarchia: siamo sessanta milioni di persone racchiuse in un fazzoletto di terra; siamo noi ad avere bisogno del mondo, non il contrario.