È tempo di disarmare i cuori, ma anche le mani e il portafoglio
Fare memoria di quel 24 febbraio 2022 rischia di essere obbligato e forse anche ‘scontato’ (…non dal punto di vista economico, perché gli investimenti di miliardi di dollari sono un grande affare), ma è realistico il rischio dell’abitudine, dell’assuefazione se non proprio dell’indifferenza. D’altronde due anni sono tanti, sono lunghi
“Le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati…, non c’è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile. Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli”.
Sono parole di papa Francesco, pronunciate davanti ai membri del Corpo Diplomatico , lo scorso 8 gennaio. Credo possano aiutarci a ricordare i due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, senza dimenticare che è una guerra iniziata già molti anni prima…
Fare memoria di quel 24 febbraio 2022 rischia di essere obbligato e forse anche ‘scontato’ (…non dal punto di vista economico, perché gli investimenti di miliardi di dollari sono un grande affare),
ma è realistico il rischio dell’abitudine, dell’assuefazione se non proprio dell’indifferenza.
D’altronde due anni sono tanti, sono lunghi e dopo un po’…
Forse la prima cosa da tenere ben presente è che si parla di una guerra, con centinaia di migliaia di morti! Nei commenti e nei calcoli dei potenti si parla di strategie, di tattiche e si dimenticano i morti che, secondo ancora le parole di papa Francesco “non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia e un’inutile strage”.
La seconda cosa da fare sarebbe un confronto onesto, franco e sincero con chi ha sempre sostenuto, fin dall’inizio, che l’unica strada da percorrere fosse quella delle armi, della guerra. Prima vendendo armi anche a Putin, i Lince prodotti dall’Iveco, nonostante un embargo europeo lo vietasse, e poi scegliendo la strada di inviare quantità enormi di armi all’Ucraina.
Ma guerra più guerra non fa pace! Quali i risultati? Senza dubbio il numero altissimo di morti. Sacrificati in nome di cosa?
Papa Francesco, all’Angelus di domenica 2 ottobre 2022 (io stavo rientrando proprio da Kiev con una delegazione di Stopthewarnow ed avevamo incontrato alcuni esponenti del movimento pacifista e nonviolento Ucraino) dopo aver detto: “Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione?”, ha aggiunto “si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati…”.
Sì, in questi due anni la politica italiana, europea e mondiale ha fallito.Sono prevalsi interessi, grandi giochi di potere e tanta propaganda. Tanto è vero che le ripetute richieste di dare voce ai dissidenti di tutte le parti, agli obiettori, a chi non vuole la guerra né in Ucraina, né in Russia, né in Bielorussia, né in Israele sono cadute nel vuoto. Perché non dare asilo politico a tutti coloro che ‘obiettano’ alla guerra? E accoglierli in Italia o nei Paesi europei? Sarebbe un forte segnale di volere sostenere chi cerca davvero strade di pace, non di guerra. Abbiamo ospitato in Italia un anno fa tre ragazze: Katia, Olga, Daria da Ucraina, Bielorussia e Russia, con un grande impegno e tenacia del Movimento Nonviolento, ma il potere non ha voluto vedere e sentire. Soffiano forti venti di guerra, e anche solo parlare di pace diventa sospetto, se non pericoloso.
Per questo ritengo che la terza cosa da fare sia di continuare l’impegno per dire no alla guerra, alle guerre, a tutte le guerre.
E anche qui papa Francesco resta l’unica voce autorevole, spesso isolata dai potenti ma qualche volta anche nella stessa Chiesa.
Ricordiamo le sue parole a Bari, il 23 febbraio 2020: “ci sono organizzazioni internazionali e tanti Paesi che parlano di pace e poi vendono armi ai Paesi che sono in guerra. E questa si chiama grande ipocrisia”.
È da poco iniziata la Quaresima, tempo di conversione, di revisione dei nostri stili di vita, per riconoscere davvero nella Pasqua il Cristo nostra Pace. Tra i tanti impegni (sarebbero davvero molti da elencare) che i singoli credenti e le comunità cristiane possono assumersi proprio in questo tempo dove soffiano forti i venti di guerra, potrebbe, dovrebbe esserci l’impegno per il disarmo.
Disarmare i cuori ma anche disarmare le mani e il portafoglio.
Il Governo si sta impegnando a cambiare la legge 185/90 (che regola l’export delle armi, vietandone la vendita ai paesi in guerra o che violano gravemente i diritti umani.) È un disegno di legge inaccettabile che va contrastato con fermezza. Lo denuncia la campagna di pressione alle banche armate: banchearmate.org.Questo 24 febbraio scuota le nostre coscienze mettendoci in guardia dalla tentazione di ritenere le guerre a volte inevitabili, giuste e magari anche sante.
Se riduciamo la pace a qualcosa di intimistico, se la denuncia della follia della guerra non entra nella catechesi, nella pastorale, nella predicazione, e non incide sulle scelte, rischiamo quello che diceva don Tonino Bello a Sarajevo il 12 dicembre 1992: “altrimenti le nostre comunità che cosa sono? sono soltanto le notaie dello status quo e non le sentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova, mondi nuovi, tempi nuovi…”
Renato Sacco*
*Consigliere nazionale di Pax Christi