Decreto flussi: ennesima occasione persa

Il testo approvato è un caleidoscopio di misure che vanno dall’affidamento alle Corti d’appello della competenza sui procedimenti di convalida o proroga del trattenimento dei richiedenti asilo, oggi in capo alle sezioni specializzate in immigrazione dei tribunali civili, alla previsione sui ricongiungimenti familiari, per cui sarà necessario soggiornare in Italia almeno due anni prima di chiamare i propri cari

Decreto flussi: ennesima occasione persa

L’approvazione in via definitiva al Senato del cosiddetto “decreto flussi” rappresenta un’ennesima occasione persa da parte dell’Italia che, in questo modo, si dimostra ancora una volta inadeguata sul fronte delle politiche migratorie, incapace di rispondere alle istanze di migliaia di lavoratori stranieri presenti nel paese. Persone che pagano sulla loro pelle il prezzo di un sistema che favorisce un complesso di raggiri da parte di datori di lavoro senza scrupoli. Il decreto, infatti, non interviene sulla questione più urgente, quella dell’irregolarità, frutto del meccanismo disfunzionale della chiamata nominativa. Oggi si fa entrare dall’estero un lavoratore con la promessa di un contratto che però non arriverà mai, con l’inevitabile conseguenza che il lavoratore diventerà irregolare. Proprio per questo motivo, in occasione del recente incontro con il Governo, Caritas Italiana ha nuovamente richiamato l’attenzione sulla necessità di superare la Bossi Fini e di prevedere una regolarizzazione ad hoc per chi è già entrato, non limitandosi, invece, ad intervenire su singoli aspetti del problema che, in quanto tali, non produrranno l’effetto auspicato.

Ad ogni modo, a destare maggiore preoccupazione non sono tanto e solo le norme relative ai lavoratori stranieri, che comunque hanno visto un ampliamento delle quote, introducendo alcune novità procedurali, quanto le altre numerose previsioni contenute all’interno del decreto che nulla hanno a che fare con la programmazione degli ingressi per lavoro.

Incredibilmente, il testo approvato ieri è un caleidoscopio di misure che vanno dall’affidamento alle Corti d’appello della competenza sui procedimenti di convalida o proroga del trattenimento dei richiedenti asilo, oggi in capo alle sezioni specializzate in immigrazione dei tribunali civili, alla previsione sui ricongiungimenti familiari, per cui sarà necessario soggiornare in Italia almeno due anni prima di chiamare i propri cari. Inoltre, il decreto dispone il controllo degli smartphone di chi arriva in Italia se non coopera all’identificazione e non fornisce i propri documenti e introduce ulteriori sanzioni e fermi amministrativi per le Ong che fanno salvataggi in mare.
Il legittimo sospetto è che questo decreto flussi sia un riflesso delle dispute che in questi ultimi mesi hanno visto l’esecutivo contrapporsi alla magistratura e l’ennesima mossa contro le Ong, costante e “incomprensibile” priorità per questo Governo, piuttosto che un auspicabile articolato normativo capace di riformare definitivamente il sistema di ingresso dei lavoratori stranieri.

Oliviero Forti (*)

(*) servizio Advocacy di Caritas Italiana

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Fonte: Sir