Come ripagheremo tutti i debiti che stiamo accumulando? I soldi che arriveranno con il Recovery Plan sono per la maggior parte nuovi debiti
Le stime parlano di una cifra record di 2.700 miliardi di euro che raggiungeremo a metà anno. Nel 2019 erano 2.400 e non avevamo la più pallida idea di come li avremmo restituiti nel tempo.
Avanziamo una domanda, alla quale alla fine suggeriremo una possibile risposta: ma come ripagheremo tutti i debiti che stiamo accumulando? Le stime parlano di una cifra record di 2.700 miliardi di euro che raggiungeremo a metà anno. Nel 2019 erano 2.400 e non avevamo la più pallida idea di come li avremmo restituiti nel tempo.
Perché sia chiaro: i soldi che arriveranno con il Recovery Plan e con altri strumenti, sono per la maggior parte nuovi debiti. Servono come l’ossigeno, ma nessun pasto è gratis. Il tutto si scontra con una realtà fatta da una tassazione disomogenea e comunque pesantissima per chi vi incappa: non si possono immaginare nuove imposte sul lavoro senza distruggere lo stesso; se crescono quelle indirette (Iva) in realtà si rincara il costo della vita e si riducono i consumi. Si potrebbe combattere in maniera più efficace l’evasione fiscale – e lo si farà nel momento in cui l’amministrazione pubblica uscirà dalle caverne e si doterà di validi strumenti informatici condivisi da tutte le sue articolazioni. Ma nel frattempo campa cavallo che il debito cresce.
La sola ragione per cui non abbiamo già fatto da tempo la fine dell’Argentina è una sola: lo Stato è povero, i cittadini sono ricchi. L’Italia mendica soldi, gli italiani hanno patrimoni consistenti alle spalle (anche se metà degli stessi sono fatti di mattoni: non proprio i beni più liquidi del mondo…). Quindi rasserena tutti – soprattutto chi ci presta i soldi – il fatto che, nel caso, lo Stato saprà dove pescarli. Ma quale governo, se non uno guidato dall’Esercito, oserà mai mettere le manone sopra i risparmi degli italiani?
Già. Ma c’è un momento in cui tale “rapina” diventa più facile, più selettiva, meno impattante verso l’opinione pubblica nel suo complesso. E qui sta la nostra risposta al quesito.
Memento mori. Capiterà a tutti noi. E, il giorno dopo il trapasso, saranno gli eredi a ricevere i beni del defunto. Ora blandamente tassati almeno rispetto agli altri Paesi occidentali. Ma quale momento più propizio per lo Stato per mettere mano a una fetta di quell’eredità, di quel patrimonio? Un raddoppio delle attuali percentuali, una riduzione delle attuali franchigie e il gioco è fatto. Oggi lo Stato incassa circa 800 milioni di euro, una bazzecola. La Francia, più di 14 miliardi.
Non è ora il momento, come ha ricordato Mario Draghi. E quei soldi non saranno “dati ai poveri”, come propone qualche forza politica. Ma torneranno utili tra qualche anno, c’è da scommetterci.