Ventimiglia, un nuovo infopoint per supportare i migranti al confine
L’associazione Baobab Experience, insieme a Progetto 20K, aprirà uno spazio per dare informazioni, beni di prima necessità e accoglienza alle persone transitanti. Dopo la chiusura del Campo Roja della Croce Rossa, moltissimi vivono in strada, e con il Covid la situazione è ulteriormente peggiorata. Costa: “I volontari stanno lavorando per assicurare i diritti che dovrebbero essere garantiti dallo stato”
“Da quando ha chiuso il campo Roja della Croce Rossa, la situazione a Ventimiglia è peggiorata molto. Anche se quella non era una soluzione dignitosa, era comunque meglio di niente: almeno i migranti avevano un tetto sopra la testa, un bagno, un pasto. Ora moltissime persone sono in strada, e con l’emergenza Covid-19 i rischi sono ancora di più”. Andrea Costa, presidente dell’associazione Baobab Experience, racconta con preoccupazione la condizione dei migranti sul confine italo-francese. Dopo che negli ultimi mesi il flusso migratorio a Ventimiglia si è intensificato, Baobab insieme al Progetto 20K e altri gruppi sul territorio, italiani e francesi, ha deciso di aprire un nuovo infopoint che funga da magazzino, ma soprattutto da punto di riferimento per i migranti e i volontari.
“Apriremo uno spazio dove verranno date informazioni, cibo, beni di prima necessità e si potrà ricaricare il cellulare – spiega Costa –. Vorremmo mettere a disposizione anche qualche posto letto per l’accoglienza notturna, per i più fragili, come le donne con figli piccoli. I migranti che arrivano a Ventimiglia spesso li conosciamo già: li abbiamo incontrati a Roma, a dormire in stazione. Se sappiamo che una mamma con un bambino sta per partire per arrivare al confine, o una donna incinta, o una persona con problemi di salute, noi chiamiamo e avvisiamo gli attivisti sul posto. È una specie di corridoio umanitario gestito dal basso, dalle associazioni sul territorio, in modo da assicurare i diritti che invece dovrebbero essere garantiti dallo stato”.
Già dal 2015 Baobab opera per dare assistenza ai migranti transitanti in Italia: dopo essere passati per Roma, le rotte più battute erano quelle di Como, per passare la frontiera di Chiasso in Svizzera, il Brennero per andare in Austria o in Germania, e Ventimiglia per arrivare in Francia. Ma presto il Brennero è diventato un punto ipercontrollato, la Svizzera ha bloccato le frontiere, e così Ventimiglia è divenuta la strada più “semplice”. “Semplice tra virgolette – continua Costa –. Ogni giorno assistiamo a decine di respingimenti da parte della polizia francese, a volte anche illegali, quando si tratta di minori non accompagnati. Questo fa lucrare esclusivamente i passeurs, i trafficanti, che ti fanno attraversare il confine su sentieri impervi, o in macchina, o in pullman. Molte persone vengono da Roma, altre hanno percorso la rotta balcanica e sono entrate in Italia dalla Slovenia. Ormai tutti sono costretti a passare per la Francia, anche quando il loro obiettivo è il nord Europa. Per i migranti l’Italia è solo un Paese di transito, non di destinazione finale, e quelli che chiedono l’asilo qui spesso sono costretti a farlo per il Regolamento di Dublino (che stabilisce che qualsiasi richiesta di asilo deve essere fatta nel primo Paese dell’Unione Europea in cui la persona mette piede, ndr)”.
Nel 2017, Baobab aveva contribuito insieme ad altre realtà ad aprire il centro Eufemia, per i migranti transitanti a Ventimiglia, che poi è stato sgomberato alla fine del 2018. Il 31 luglio 2020, poi, ha chiuso anche il centro di accoglienza Campo Roja, gestito dalla Croce Rossa, che aveva aperto nel luglio del 2016 e che nel massimo dell'emergenza aveva accolto oltre 750 persone. Anche tanti accampamenti informali, come quelli sorti spontaneamente lungo il fiume, sono stati sgomberati. Nel frattempo era cambiata l’amministrazione ed era iniziata la criminalizzazione della solidarietà, con tanti fogli di via che venivano dati ai volontari che arrivavano a sostenere i migranti.
“Oggi, con il Covid, la situazione è ulteriormente peggiorata – conclude Costa –. Le difficoltà di spostamento per i migranti, tra regioni rosse, arancioni e gialle, sono aumentate. Nella pausa natalizia, molti si sono fermati per giorni sul marciapiede della stazione Tiburtina, aspettando che ripartissero i treni e i bus a lunga percorrenza. Noi volontari ci troviamo a riempire un vuoto istituzionale, a cominciare dall’informare sul virus: in autonomia abbiamo prodotto un vademecum sul Covid in diverse lingue, come l’arabo, il tigrino, il mandinga. Ci siamo occupati di distribuire mascherine, misurare la temperatura e monitorare il loro stato di salute. Quando ci è stato detto ‘restate a casa’, ci siamo trovati in grande difficoltà: ogni giorno ci troviamo davanti a persone che non solo non hanno una casa, ma neanche un rifugio, un tetto sopra la testa. E come facciamo a non fare nulla, in una situazione così? La battaglia per il diritto al movimento delle persone è ancora lunga, c’è ancora molto lavoro da fare”.
Alice Facchini