Vaccino, "italiani favorevoli alla sospensione della proprietà intellettuale delle aziende farmaceutiche"
Sondaggio realizzato da Yougov per Emergency e Oxfam. "Nei paesi più poveri immunizzazione prevista non prima del 2023". Le organizzazioni chiedono al governo italiano di "riconoscere il vaccino contro il Covid-19 come un bene pubblico globale"
Secondo l’82% degli italiani il governo dovrebbe chiedere alle aziende farmaceutiche di rendere pubbliche la formulazione e la tecnologia per sviluppare il vaccino anti Covid; il 74% ritiene che tale condivisione renderebbe più efficaci le campagne vaccinali, raggiungendo più velocemente un maggior numero di persone. Lo rilevano i risultati di un sondaggio realizzato da Yougov per Emergency e Oxfam, nell'ambito del progetto People’s Vaccine Alliance.
"Tra coloro che hanno risposto, la maggior parte ritiene che anche una minore circolazione del virus in Italia ottenuta con la campagna vaccinale non garantirebbe la sicurezza sugli effetti della pandemia: - si legge in una nota - il 90% di chi ha risposto, infatti, pensa che la diffusione incontrollata del virus nel resto del mondo sarebbe un problema per l’economia del nostro paese, il 76% per la propria salute. Il 68% ritiene infine che il governo dovrebbe impegnarsi di più, per fare in modo che tutti nel mondo ricevano il vaccino entro il 2021.
“Il sondaggio ci dice chiaramente che la stragrande maggioranza degli italiani è a favore di una sospensione della proprietà intellettuale detenuta dalle aziende farmaceutiche. - ha detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia - A un anno dall’inizio della pandemia che ha sconvolto le nostre vite con 120 milioni di persone contagiate e più di 2 milioni e mezzo di morti, abbiamo l’arma del vaccino, che senza una produzione e distribuzione massicce, rischia di non essere in grado di fermare il virus e farci tornare presto alla normalità. Le varianti galoppano e possono compromettere quanto fin qui scienza e ricerca hanno raggiunto, grazie a un impegno straordinario di molti attori, anche pubblici.”
Nonostante le enormi perdite economiche generate dalla pandemia che, secondo le stime dell’OCSE, entro il 2021 ammonteranno a 7.000 miliardi di dollari - cifra paragonabile ai bilanci annui di USA (4.100 miliardi) e Cina (3.200 miliardi) sommati assieme - "la campagna vaccinale va irresponsabilmente a rilento in molti Paesi, Italia inclusa, mentre in altri a basso e medio reddito non è neanche avviata".
“La ragione principale sta proprio nella grande richiesta di dosi a fronte di una limitata capacità di produzione da parte delle case farmaceutiche. Secondo le stime - scrivono - al momento è utilizzato solo il 50% della capacità di produzione delle case farmaceutiche che stanno sviluppando o hanno già sviluppato vaccini contro il Covid-19 - ha detto Rossella Miccio, presidente di Emergency - Se poi consideriamo le case farmaceutiche che in tutto il mondo sarebbero interessate e avrebbero la possibilità di adattare i loro impianti alla produzione di vaccini anti Covid, stiamo utilizzando solo il 23% delle capacità produttive (3)”.
In Europa, la sospensione del vaccino AstraZeneca ha determinato una pesante battuta d’arresto della campagna vaccinale in atto, dovuta proprio al fatto che la produzione di tutti i vaccini approvati finora è insufficiente a coprire la richiesta o anche solo a rispettare gli impegni contrattuali, ricordano i promotori. "Nei paesi più poveri, la situazione è ancora più drammatica con un’immunizzazione prevista non prima del 2023. Al momento in Guinea, ad esempio, sono state somministrate 0,06 dosi ogni 100 abitanti, contro le 11,22 dell’Italia".
Oxfam ed Emergency chiedono al governo italiano di "riconoscere il vaccino contro il Covid-19 come un bene pubblico globale e di sostenere le richieste di riforma dell’attuale sistema che tutela la proprietà intellettuale. Solo così, ponendo fine al monopolio dell’industria farmaceutica sui vaccini almeno in questa fase di emergenza, chiunque, in ogni parte del mondo, potrà avere accesso al vaccino il più rapidamente possibile. In questo modo potremmo superare i limiti attuali alla produzione, che derivano dalle restrizioni della proprietà intellettuale, garantendo che i vaccini siano prodotti e venduti da più aziende in un mercato competitivo e che siano resi disponibili al pubblico al minor costo possibile. Il massiccio finanziamento pubblico per la ricerca, sviluppo e messa in produzione dei vaccini potrebbe essere così finalmente riconosciuto e ricompensato".