Ucraina: mons. Shevchuk, “appoggiamo il dialogo per evitare lo scontro”. “La gente dice: se il Papa viene qui, la guerra finisce”
“Adesso è importare dire, a voce alta, no alla guerra. No alla guerra come strumento per risolvere i problemi geopolitici fra gli Stati. No al diritto del forte, ma sì alla forza del diritto. L’unico modo per evitare lo scontro militare è il diritto internazionale, il dialogo, la diplomazia. Per questo stiamo appoggiando ogni forma di dialogo, tra i potenti di questo mondo, affinché si possa evitare lo scontro armato. E vogliamo dire fortemente no alla violenza, che si sta alzando nel mondo come un’idolatria. Come cristiani dobbiamo dire che l’unico modo per superare le difficoltà è il rispetto, l’amore verso il prossimo e la solidarietà”.
Parlando questa mattina in diretta streaming da Kiev con i giornalisti, è di nuovo Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica Ucraina, a lanciare un appello di pace in queste ore cruciali in cui le diplomazie e i capi di governo stanno lavorando per trovare compromessi ed evitare un’escalation militare nel conflitto alla frontiera con l’Ucraina. Nel punto stampa organizzato dall’Università della Santa Croce, l’arcivescovo maggiore racconta come il popolo ucraino sta vivendo questo periodo di altissima tensione. “Siamo circondati dall’esercito russo”. Proprio in queste ore il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha annunciato che le forze armate di Kiev terranno esercitazioni militari con armi fornite dagli alleati dal 10 al 20 febbraio, negli stessi giorni nei quali Russia e Bielorussia effettueranno manovre congiunte nei pressi della frontiera settentrionale ucraina. “Non si tratta più di un conflitto bilaterale tra Ucraina e Russia”, ribadisce Shevchuk, ma “di una escalation militare tra Russia e Occidente” e “l’Ucraina si trova nel mezzo tra questi due blocchi”. “Siamo sotto attacco, sotto un imminente e grave pericolo.
La situazione è molto fragile e molti avvertono che può deteriorarsi o peggiorare in ogni istante”. L’arcivescovo parla poi di “una guerra di propaganda”, di “una guerra politica finalizzata a cambiare il governo di Kiev per instaurare un regime fedele alla Russia e al progetto di reintegrazione dell’Ucraina nell’area della ex Unione sovietica”. È anche una guerra economica, giocata sul rialzo del prezzo del gas che sta mettendo in ginocchio l’intero Paese, facendolo sprofondare nella povertà. Molte piccole imprese hanno dovuto chiudere e il numero dei poveri è addirittura “triplicato”. La gente sta ritirando i soldi dalle banche, per timore di un collasso finanziario. Le famiglie hanno pronte “le valigie dell’emergenza” in caso di un attacco armato e sono pronti i “rifugi” per proteggere la popolazione in caso di attacchi armati. In questo contesto le Chiese, tutte insieme, stanno lavorando su vari fronti. Il primo è quello della preghiera, accompagnata dal digiuno. Aumentano le persone che si collegano tutti i giorni via YouTube per la Preghiera per la pace che va in onda alle 20.
“Il Santo Padre segue molto da vicino e costantemente la situazione in Ucraina” ed “è molto preoccupato”, dice l’arcivescovo maggiore, e alla domanda se il popolo ucraino si aspetta di più da parte della diplomazia vaticana, Shevchuk ha risposto: “Sappiamo che anche a livello diplomatico si stanno facendo sforzi per comunicare questa preoccupazione del Santo Padre”. “La forza della diplomazia vaticana è molto efficace”, aggiunge. “Questo lavoro che stanno facendo i diplomatici della Santa Sede è importantissimo. Forse lo stile diplomatico è diverso perché non si lavora attraverso delle condanne o il puntare il dito contro qualcuno. Quello a cui fino adesso abbiamo assistito è uno sforzo di mediazione. Quando il dialogo si spegne o è minacciato, allora la Santa Sede in modo discreto cerca di salvare e promuovere la comunicazione”. “Sarebbe piacevole alle orecchie degli ucraini – confida Sua Beatitudine – che il Santo Padre condannasse l’aggressore e dicesse apertamente che l’Ucraina è vittima innocente di un aggressore ingiusto. Ma questa frase spaccherebbe ogni possibile mediazione futura. Lo stile della diplomazia vaticana è di non prendere una sola parte e di essere sopra il conflitto per avere la libertà di mediare e riconciliare le parti opposte. Ma dobbiamo dire che la Santa Sede ci ha aiutato molto, per liberare gli ostaggi e proteggere i cattolici in Crimea. La Santa Sede ha fatto tanto”. “Il nostro desiderio – torna a dire Shevchuk – è che il Santo Padre visiti l’Ucraina. Abbiamo invitato il Papa a venire perché i gesti sono eloquenti e una sua visita in Ucraina sarebbe un gesto molto forte”. “Non vogliamo aspettare 10 anni” perché questo viaggio si possa realizzare. “La gente in Ucraina dice così: se il Papa viene in Ucraina, la guerra finisce perché, se il Papa viene, lo fa come messaggero di pace”.