Uccisa Agitu Gudeta, simbolo di riscatto e integrazione

Fuggita dall'Etiopia dove era minacciata per le sue denunce contro il land grabbing, aveva fondato in Trentino l'azienda biologica "La capra felice".  Fai Cisl: "Non dimenticheremo il suo impegno per un mondo migliore". Unhcr: "Sia ricordata come modello di successo"

Uccisa Agitu Gudeta, simbolo di riscatto e integrazione

Ha confessato nella notte il dipendente dell’azienda ‘La capra felice’: è stato lui colpire la pastora etiope Agitu Gudeta, titolare dell’azienda e simbolo di integrazione e imprenditoria femminile, trovata morta ieri nella sua abitazione di Frassilongo, in Val dei Mocheni. L’uomo è un ghanese di trentadue anni. Lamentava il mancato pagamento di uno stipendio. La notizia è stata resa nota dalla Tgr Trento.

Agitu Gudeta era arrivata in Italia per studiare: si era laureata a Trento, in Sociologia, e sempre in Trentino era tornata dopo la fuga dal suo paese natale, l’Etiopia, in cui pendeva su di lei la minaccia di arresto da parte del governo per le sue denunce contro il land grabbing, l’appropriazione della terra da parte di multinazionali. Stabilitasi a Frassilongo, aveva recuperata un gregge di capre in via di estinzione, salvandole e avviando l’azienda ‘La capra felice’, in cui produceva formaggi in maniera sostenibile. Anni fa denunciò di essere stata perseguitata, anche per motivi razziali, dai vicini. Aveva 42 anni.

"Donna solare e coraggiosa"

“È con profondo dolore che tutti noi abbiamo appreso la notizia dell’uccisione di Agitu Idea Gudeta, donna coraggiosa, solare, intelligente: con la sua impresa agricola era divenuta un simbolo positivo dell’integrazione e del protagonismo delle donne nel lavoro agroalimentare”. Lo scrive sulla pagina Facebook della Fai Cisl il segretario generale Onofrio Rota. “Agitu Idea Gudeta – ricorda il sindacalista – era un’amica della Fai Cisl e di tutte le donne impegnate nell’agroalimentare e nel sociale. Era stata nostra ospite a Dobbiaco, lo scorso anno, all’evento ‘Riflessioni in alta quota’, nell’ambito delle nostre ‘Giornate della Montagna’. Avevamo raccontato con grande entusiasmo la sua testimonianza di imprenditrice agricola, che giunta nel 2010 in Trentino dall’Etiopia ha saputo recuperare 11 ettari di terra in abbandono e valorizzarli come pascolo per il recupero della capra mochena, avviando la produzione di formaggi e creme cosmetiche, oltre a diverse iniziative sociali, come quelle per l’inclusione dei rifugiati. La sua uccisione è davvero una brutta vicenda, che oltre a spezzare una giovane vita ha interrotto un sogno di riscatto condiviso e amato da tutti”. “Che a uccidere la donna sia stato, a quanto pare, un pastore che lei stessa aveva accolto e aiutato – conclude Rota – desta ancora più tristezza. Quel che è certo, è che non dimenticheremo mai Agitu, il suo sorriso contagioso, il suo impegno per un mondo migliore”. 

"Sia ricordata come modello di successo"

L’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, è "profondamente addolorata" per la morte violenta di Agitu Ideo Gudeta. "Fuggita dalle violenze in Etiopia ed era arrivata in Trentino nel 2010. Qui aveva iniziato una nuova vita, avviando un’attività di successo, 'Le Capre Felici', a dimostrazione di come i rifugiati possano contribuire alle società che li ospitano, perseguendo al tempo stesso un proprio percorso di rinnovamento e di sviluppo personale, di inclusione e di autonomia. . scrive l'agenzia - Nonostante la sua tragica fine, l’Unhcr spera che Agitu Ideo Gudeta sia ricordata e celebrata come modello di successo e di integrazione e ispiri i rifugiati che lottano per ricostruire la propria vita".

Bonino: “Profondo dolore”

"La notizia dell'uccisione di Agitu Ideo Gudeta mi addolora profondamente". Lo scrive sui suoi canali social la senatrice Emma Bonino. "Il 7 marzo del 2017 ho voluto Agitu tra le protagoniste dell'iniziativa che ho organizzato in occasione della festa delle donne, per far conoscere la sua storia che rappresenta- sottolinea la leader di Più Europa- uno straordinario esempio per tutte le donne rifugiate nel nostro Paese: costretta a lasciare l'Etiopia per motivi politici, Agitu ha chiesto asilo in Italia dove aveva frequentato l’università, ed è diventata imprenditrice grazie alla sua intelligenza e al suo impegno per l'ambiente, allevando capre e mettendo in piedi con successo la sua attività, modello di economia sostenibile conosciuta in Trentino e in tutto il Paese. Dalle sue parole, quel giorno, siamo riusciti a cogliere tutta la sua forza, determinazione, passione politica: la sua scomparsa tragica lascia un grande vuoto", conclude Bonino.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)
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