Turismo termale: Veneto, la caporetto dell'estero. Persi 183.500 ospiti stranieri nei primi dieci mesi 2020 (-81%). Maggia: "Ripartiamo uniti"
«La crisi politica non congeli l’erogazione dei ristori. Prioritaria la vaccinazione degli operatori sanitari anche per la medicina termale. Un “patentino” per i viaggiatori vaccinati»
Il «cigno nero» ha colpito duro sul turismo termale del Veneto e del Bacino Euganeo (Abano, Montegrotto e Comuni termali) che ne rappresenta oltre il 90% (e il 30% del termalismo italiano), tra i più colpiti, se non il più colpito in assoluto. La drastica contrazione dei flussi turistici causata dalla pandemia ha più che dimezzato gli arrivi complessivi e cancellato 8 ospiti stranieri su 10.
Nei primi dieci mesi del 2020 il comprensorio termale del Veneto ha visto 307.739 arrivi e 984.165 presenze, con una perdita di 375.318 visitatori (-54,9%) e di 1 milione 659mila pernottamenti (-62,8%) rispetto allo stesso periodo del 2019. Dpcm restrittivi e stop ai viaggi internazionali hanno pressochè volatilizzato la componente estera (43.140 arrivi, 225.156 presenze), con una perdita di 183.500 ospiti stranieri (-81,0%) e di 911.380 pernottamenti (- 80,2%) fra gennaio e ottobre, con picchi negativi o in linea per i turisti tedeschi (-81,4% gli arrivi, -83,7 le presenze), austriaci (-79%), russi (-77%), da Svizzera (-75,9%) e Francia (-73,7%). Un crollo che ridimensiona l’incidenza degli stranieri sui flussi turistici termali (dal 33,2 al 14% per gli arrivi, dal 43% al 22,9 per i pernottamenti). Più contenuto in variazione percentuale ma non meno devastante, il calo dei turisti italiani, con una perdita di 191.833 ospiti (-42%) e di 747.504 pernottamenti (-49,6%) nei primi dieci mesi.
A soffrire sono soprattutto le strutture alberghiere termali (-63,5% le presenze) rispetto alle extralberghiere.
Queste cifre racchiudono la Caporetto del termalismo veneto ed euganeo nell’annus horribilis del Covid-19, con conseguenti perdite di fatturato che per gli stabilimenti delle Terme Euganee, più esposte al mercato internazionale, sono stimate fino al 90%.
«Gli ultimi dati confermano i danni gravissimi che la pandemia sta causando all’intera filiera del turismo, unitamente a quella del turismo sanitario di cui siamo protagonisti, che vive anche l’incertezza sui tempi della ripartenza - dichiara Marco Maggia, Referente Alberghi Termali di Assindustria Venetocentro e Vicepresidente di Federterme Confindustria -. Poiché non usciremo a breve dalla crisi, è fondamentale agire al contempo in due direzioni: la prima sono adeguati interventi di ristoro, parametrati alle reali perdite di fatturato del 2020 e non, come avviene oggi, al solo mese di aprile, pena la sopravvivenza di molti stabilimenti. La crisi politica non ritardi i provvedimenti per l’effettiva erogazione. La seconda è un immediato sforzo di programmazione, anche nel medio periodo, capace di definire subito una visione strategica della nostra ripresa, per essere già pronti quando finalmente si potrà riavviare il motore della macchina turistica. Nello specifico, il settore termale deve costruire adesso le basi di rilancio sia della domanda interna che internazionale».
Nel concreto, spiega Maggia, «occorre poter accedere a crediti di lungo termine per favorire gli investimenti in adeguamenti strutturali e riqualificazioni, sia con un tax credit “rafforzato” (da escludere dal regime de minimis ordinario), sia con le opportunità del Recovery Plan. Serve poi definire quanto prima un progetto unitario e sistemico di sviluppo del turismo sanitario, settore in espansione di cui il termalismo veneto e italiano può essere protagonista per competenze e vocazione. Inoltre, chiediamo che lo stato di emergenza non venga prorogato fino a luglio, o almeno venga compensato dall’introduzione di un passaporto o “patente” sanitaria, per consentire a tutti i cittadini vaccinati di muoversi in modo più libero, e dall’inserimento urgente dei nostri operatori sanitari nel piano vaccinale. Bisogna agire subito per aprire nuovi corridoi turistici e ripartire in sicurezza. Mettendo al centro di un piano di rilancio 2021 del termalismo euganeo, i nostri punti di forza distintivi, connessi con il valore terapeutico delle cure termali e la diffusione territoriale ed extra ospedaliera dei nostri servizi ad alto valore aggiunto, dedicati oltre che al benessere alla prevenzione, riabilitazione e all’inclusione sociale delle persone fragili.
Sono bisogni che già oggi possiamo servire meglio di altri e che rispondono ad esigenze sociali crescenti, sia interne che internazionali, ma che non abbiamo valorizzato pienamente».
Fonte: Assindustria Venetocentro