Terra Santa: corridoi “Covid free” per riportare i pellegrini nei santuari
Viaggio tra Gerusalemme e Betlemme in attesa del ritorno dei pellegrini. Negozi chiusi, alberghi vuoti. E il Natale si avvicina. Ma c'è anche chi non si rassegna e lavora per riportare i pellegrini in Terra Santa
(Da Gerusalemme) “Sono nato durante il conflitto del 1948 e nella mia vita ne ho viste tante di guerre. Ma questo Covid-19 è peggio di tutte perché oltre a minacciare la tua esistenza e quella dei tuoi cari, ti toglie la forza di andare avanti. Una casa la ricostruisci ma ora è in gioco il futuro, il lavoro, la possibilità di mantenerti e di dare una vita dignitosa alla tua famiglia. Qui sono due anni che non vediamo un turista o un pellegrino. Come si fa a vivere?”. È un fiume in piena Youssef, proprietario di uno dei tanti negozietti che popolano la città vecchia di Gerusalemme. Siamo nel quartiere cristiano della Città Santa, a pochi passi dalla basilica del Santo Sepolcro. Prima che scoppiasse la pandemia qui il flusso dei pellegrini era continuo ma adesso la scena è surreale perché non si vede nessuno.
Anche la Via Dolorosa, generalmente piena di fedeli, è di fatto deserta. Youssef parla mentre pulisce gli oggetti esposti in vetrina, impolverati: “le frontiere sono come chiuse, la gente si muove poco perché ha paura. Non ci resta che aspettare che tutto finisca. Ma quando?” si chiede sconsolato. Poco distante in un laboratorio di ceramiche armene alcune donne sono impegnate a disegnare nuove decorazioni da esporre in negozio vuoto di clienti. Molti locali hanno abbassato la saracinesca e non si sa se riapriranno. Chiusi anche ristoranti, hotel e strutture ricettive. Non suscita particolari speranze, in queste stradine, la decisione di Israele di riaprire (dal 1 novembre scorso), l’ingresso nel Paese anche ai viaggiatori singoli. Situazione peggiore a Betlemme, dove la piazza della mangiatoia, antistante la basilica della Natività, è deserta. I negozi di souvenir, un tempo presi d’assalto dai pellegrini, sono vuoti. L’amministrazione comunale ha dato il via ai lavori per posizionare davanti al Peace center il tradizionale albero di Natale con i decori natalizi. La città dove è nato Gesù vuole farsi trovare pronta per questo Natale. Un gruppo di pellegrini spagnoli fa il suo ingresso in basilica attorniato da giovani e bambini che cercano di guadagnare qualcosa vendendo dei rosari, cartoline, oggetti in madreperla e borse “di vera pelle di cammello”. Da queste parti confidano molto nei pellegrini provenienti anche dalla Galilea, dal nord di Israele, per respirare un po’ a livello economico. In attesa di riabbracciare quelli da tutto il mondo.
“Lo sperano soprattutto i cristiani locali che lavorano nell’ambito del turismo religioso” dice al Sir Adriana Sigilli, titolare della Diomira travel, tour operator specializzato nell’organizzazione di pellegrinaggi oltre che di viaggi in Italia e nel mondo. In questi giorni Sigilli è in Terra Santa con un gruppo di sacerdoti e referenti per i pellegrinaggi di alcune parrocchie e diocesi lombarde, come Piacenza e Milano. Il gruppo di una ventina di persone si muove tra Gerusalemme e Betlemme. Si tratta del secondo pellegrinaggio in poco meno di due mesi nei Luoghi Santi della Diomira travel. “Venire in pellegrinaggio si può – afferma con chiarezza la manager turistica – e lo dobbiamo fare per aiutare le nostre comunità cristiane che vivono di questo indotto. È anche un modo concreto per dare loro speranza nel futuro ma anche per recuperare e riscoprire la nostra fede e spiritualità”. Per favorire la ripresa dei pellegrinaggi in Terra Santa, Sigilli si è fatta promotrice di una proposta: “creare le condizioni per agevolare l’ingresso nel paese dei pellegrini italiani attraverso corridoi Covid free”. I corridoi turistici Covid free sono stati istituiti, in via sperimentale e con precisi protocolli di sicurezza, con un’ordinanza del ministro della Salute, Speranza, verso sei Paesi extra Ue: Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana cui vanno aggiunte le località turistiche di Sharm el-Sheikh e Marsa Alam in Egitto. “Perché non allargare questa possibilità anche ai pellegrinaggi? Si tratta – spiega Sigilli – di facilitare le procedure di ingresso in Israele e di ritorno in patria – senza derogare in tema di sicurezza e di salute – avvalendosi delle buone relazioni che intercorrono tra il nostro Paese e Israele e tra quest’ultimo e i Paesi membri dell’Ue”.
Ad oggi per entrare in Israele sono richiesti, oltre alla compilazione di moduli on line e al Green Pass (con validità di 180 giorni dalla data della seconda somministrazione di vaccino o passati 14 giorni dalla terza dose), anche tre tamponi molecolari: uno nelle 72 ore precedenti alla partenza del pellegrinaggio, uno all’arrivo in aeroporto a Tel Aviv e uno, da farsi in loco, nelle 72 ore precedenti al ritorno in Italia. Questi ultimi due devono essere prenotati on line. “Procedure complesse che hanno impedito a 10 sacerdoti di far parte della delegazione e che aggravano i costi del viaggio” aggiunge Sigilli per la quale “si potrebbe arrivare a definire una prassi più semplice e veloce ma non per questo meno sicura”.
La titolare della Diomira Travel ha rilanciato questa proposta durante gli incontri che il suo gruppo ha avuto, in questi giorni di permanenza a Gerusalemme, con il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, con il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, con il Console Generale d’Italia a Gerusalemme, Giuseppe Fedele, con il ministro del Turismo palestinese, Rula Maaya e Noga Sher-Greco, direttrice dell’ufficio che si occupa di turismo religioso presso il ministero del Turismo di Israele.
Maaya nel suo saluto alla delegazione di Diomira Travel, ricevuta nel suo ufficio a Betlemme, ha invitato a “pellegrinare nella città natale di Gesù e a usufruire dei servizi di operatori del settore palestinesi per aiutare la ripresa dell’economia locale già segnata dall’occupazione militare israeliana, dalla disoccupazione e adesso dal Covid. Lavoriamo per evitare che le famiglie di Betlemme emigrino per questo chiediamo di sostenerle mentre sono qui. È una sofferenza – ha aggiunto – vedere la nostra gente lasciare la Palestina”. Complice anche i pochi contagi, “al 17 novembre nel Governatorato di Betlemme (oltre 200mila abitanti) abbiamo registrato solo 15 contagi”, qualche timido segno di ripresa pare registrarsi. “Stiamo implementando – ha concluso il ministro – una campagna di progetti volti a migliorare l’accoglienza turistica e che renderà le nostre strutture ricettive ‘pronte’. Non è un caso che il logo di questa campagna rechi proprio la parola ‘Pronti’. Pronti ad accogliere tutti i pellegrini che vorranno tornare a Betlemme. A Natale non vogliamo chiese vuote a Betlemme”.
Nel suo incontro a Gerusalemme, con la delegazione della Diomira travel, Noga Sher-Greco ha ribadito tutto l’impegno di Israele a facilitare gli arrivi nel Paese. “La possibilità di creare corridoi Covid free per i pellegrini in arrivo – ha dichiarato – dipende molto dalla curva dei contagi nel mondo e nei Paesi più vicini a noi. Se calassero si potrebbe studiare uno snellimento delle procedure senza venire meno alla sicurezza sanitaria. Sappiamo di molti gruppi di pellegrini che stanno posticipando la partenza per Israele per finire il ciclo di vaccinazioni. Nel frattempo, in Israele, molti hotel e strutture ricettive stanno rinnovando i loro ambienti. Quando i pellegrini torneranno troveranno tante novità”. Allo studio anche forme di pellegrinaggio ‘verde’, che, sulla scia della enciclica Laudato si’, offrono percorsi a piedi e in bici sui luoghi biblici”. “La pandemia – ha aggiunto Sher-Greco – ha cambiato il modo di intendere il turismo e il pellegrinaggio. In Israele stiamo assistendo, come in altre parti del mondo, alla riscoperta di siti e località vicine ai luoghi di abitazione, come parchi e siti archeologici, facili da raggiungere in breve tempo evitando lunghi spostamenti e inutili esposizioni. Vediamo arabi che hanno scoperto siti ebraici e viceversa”. I numeri del 2019 sono lontani: oltre 4 milioni di arrivi in Israele, la metà dei quali pellegrini. Di questi 190mila italiani. “Ci vuole tempo e programmazione – ha concluso Sher-Greco – ma Israele è pronto ad accogliere i pellegrini in piena sicurezza”.