Tensione in Corea. Mons. Lazzaro You (Daejeon): “Siamo fratelli e sorelle. Per favore, lasciateci lavorare”
Tensione di nuovo alle stelle dopo che la Corea del Nord ha fatto saltare con un'esplosione l'ufficio di collegamento con la Corea del Sud a Kaesong e ha minacciato di inviare le sue truppe nella zona demilitarizzata. Appello del vescovo di Daejeon: “Mi rivolgo ai Paesi limitrofi alla penisola coreana e alla comunità internazionale: per favore, lasciateci lavorare tra di noi. Siamo capaci di fare tutto, possiamo lavorare insieme per la pace e la riconciliazione del nostro popolo”
“Siamo fratelli e sorelle, abbiamo la stessa lingua, la stessa storia. Mi rivolgo ai Paesi limitrofi alla penisola coreana e alla comunità internazionale: per favore, lasciateci lavorare tra di noi. Siamo capaci di fare tutto, di lavorare insieme per raggiungere la pace e la riconciliazione del nostro popolo”. Parla da Daejeon il vescovo Lazzaro You Heung-sik, mentre in Corea la tensione purtroppo si è alzata di nuovo alle stelle dopo che la Corea del Nord ha fatto saltare con un’esplosione l’ufficio di collegamento con la Corea del Sud a Kaesong. L’episodio è avvenuto nella cittadina di confine di Kaesong dopo le 14, ora locale, nei pressi della zona demilitarizzata che corre lungo il confine tra le due Coree.
Il vescovo fa notare subito come l’esplosione sia avvenuta all’indomani di una data molto importante per il processo di pace in Corea: era infatti il 15 giugno del 2000, 20 anni fa, quando i rappresentanti dei due governi – Kim Dae-jung, premio Nobel per la Pace e Kim Jong-il, capo supremo della Corea del Nord – si incontrarono per la prima volta dalla divisione della penisola coreana e firmarono una Dichiarazione congiunta. Oggi, però, la situazione è diventata molto complicata soprattutto a causa della pandemia.
Anche la Corea del Nord è stata colpita dal Covid-19 e ha subìto, con la chiusura del confine con la Cina, conseguenze gravi e destabilizzanti non solo per la popolazione ma particolarmente per l’economia interna del Paese.
A questa situazione di crisi interna, si aggiunge anche il difficile dialogo tra Corea del Nord e Stati Uniti. Gli storici incontri tra Kim Jong-un e il presidente americano Donald Trump, nel 2018 e nel 2019, prima a Singapore e poi ad Hanoi in Vietnam, non hanno portato risultati soddisfacenti e nonostante tutti gli sforzi compiuti dall’attuale presidente sudcoreano Moon Jae-in, la Corea del Nord accusa la Corea del sud di essere troppo influenzata dalla politica e dai diktat americani. “Il processo di riconciliazione – dice il vescovo Lazzaro – deve essere tra coreani perché siamo parte di un unico popolo e il futuro del Paese appartiene a noi”.
L’esplosione di oggi pare però essere una risposta dura della Corea del Nord al lancio, due settimane fa, di volantini propagandistici in territorio nordcoreano – tramite palloni aerostatici – ad opera di gruppi di dissidenti rifugiatisi da tempo in Corea del Sud. Il 9 giugno, la Corea del Nord aveva interrotto le comunicazioni militari e diplomatiche con Seoul e secondo quanto dichiara la Kcna, l’agenzia ufficiale del regime di Pyongyang, l’esercito nordcoreano sarebbe addirittura pronto a inviare le sue truppe nella zona demilitarizzata che divide la Penisola. Tale decisione è stata presa da Kim Yo-jong, sorella del leader Kim Jong-un, lo scorso 13 giugno. “Bisogna smetterla di parlare male gli uni degli altri”, chiede oggi mons. Lazzaro You.
“Il lancio di quei volantini ha fatto molto male. Per questo dico: affrontiamo questo momento con calma e soprattutto con un dialogo più costruttivo e rispettoso di ambedue le Parti chiamate in causa”.
Il vescovo guarda ora ad un’altra data importante per la Penisola: il prossimo 25 giugno ricorre il 70° anniversario della guerra di Corea. Da allora, le due Coree sono rimaste tecnicamente in uno stato di tensione militare dato che non hanno mai firmato un trattato di pace al termine del conflitto che li ha visti contrapposti dal 1950 al 1953. Il vescovo ricorda a questo proposito quanto disse Papa Francesco proprio a Daejeon, incontrando i giovani asiatici nell’agosto del 2014: “Siamo fratelli e sorelle, che parliamo la stessa lingua”. “Quelle preziose parole ancora oggi assumono un valore eccezionale, perché sono in richiamo forte alla nostra memoria e interpellano la nostra coscienza di cristiani”, dice il vescovo. “Non è importante chi vince o chi perde, ciò che conta è andare avanti insieme ed essere operatori di pace; uomini e donne che con coraggio ed audacia evangelica sappiamo lanciare ponti di fratellanza e di comunione.