Tanti ortodossi, ma cresce l’islam
Sono oltre 150 mila i fedeli musulmani, 200 mila i cristiani non cattolici presenti oggi in Veneto. Al di là dei pregiudizi e degli stereotipi, sono cristiani i fedeli più numerosi fra gli stranieri. E la crescita dell'islam va di pari passo con un sempre più marcato impegno all'integrazione e al rapporto con le altre fedi.
Il Rapporto Eurispes 2016 indicava in 1,6 milioni il numero dei cittadini italiani appartenenti alle “minoranze religiose”.
Nella graduatoria spiccano i protestanti, seguiti dai testimoni di Geova (da 363.000 a oltre 442.000 unità i primi, da 400.000 a 422.000 i secondi), mentre numericamente meno consistenti si rivelano le comunità degli ortodossi, dei buddhisti, gli ebrei e gli induisti.
«Ma a ridisegnare le percentuali delle minoranze è stata innanzitutto la crescita dei musulmani: dai 10 mila cittadini del 2001 (appena lo 0,9 per cento) ai 40 mila del 2008 fino alle 245 mila unità dell’anno scorso (15 per cento)», evidenziava Eurispes.
Il dossier pubblicato due anni fa da Ismu, la Fondazione iniziative e studi sulla multietnicità che fa capo a Regione Lombardia, Camera di commercio di Milano, Fondazioni Cariplo e San Carlo indicava in oltre 1,6 milioni gli stranieri di religione ortodossa, seguiti dai musulmani (poco più di 1,4 milioni), e dai cattolici (poco più di un milione).
In Veneto, Ismu contabilizza 142 mila fedeli all’islam (terza regione dopo Lombardia e Emilia), 78 mila cattolici, 175 mila ortodossi, mille fedeli copti, 11 mila evangelici, 12 mila cristiani di varie appartenenze, 21 mila buddhisti, 7 mila induisti e altrettanti sikh, 6 mila seguaci di altre religioni.ote
Sono circa 170 mila i musulmani nelle sette province, secondo le stime di Kamel Layaki (imam algerino delle Comunità islamiche del Veneto)
«Al 95 per cento sunniti, mentre soprattutto nel Veneziano ci sono da tempo singoli sciiti. I nostri fedeli provengono dai Balcani, dal Maghreb, dall’Africa sub shariana e dall’Asia. E, per quanto pochi, ci sono anche italiani convertiti».
Una presenza ormai consolidata, sempre più votata all’integrazione e al rapporto con le altre fedi.
«Abbiamo rapporti con la comunità ebraica di Padova e Verona, con le diocesi cattoliche e siamo impegnati nel dialogo non solo interreligioso, ma anche con le istituzioni civili come con le realtà del volontariato sociale» sottolinea.
Per l’imam Layaki, proprio il clima di odio alimentato da alcuni politici e mass media attiva le comunità islamiche venete ad aumentare la loro apertura. «Recentemente, a Thiene, è stato scelto di dedicare un’intera serata alla sensibilizzazione sul tema della donazione di sangue. Il possibile donatore musulmano compie, infatti, un atto di civismo che è in perfetta sintonia con la nostra religione in quanto difende la vita e la dignità della persona».
D’altro canto, sono ormai radicati anche i legami con le scuole e le università: «Nonostante tutto, il populismo non ha impedito o frenato dialogo e ricerca per costruire un discorso sulla responsabilità civile e sul desiderio di servire insieme il bene comune. Le nostre comunità in Veneto sono sempre più guidate da atteggiamenti che stimolano l’apertura» spiega Kamel Layaki, che ha saputo alternare il ruolo di mediatore linguistico–culturale con l’attività di operatore socio-sanitario per utenti psichiatrici e disabili.
L’imam, che ora vive a San Donà di Piave, è membro del Consiglio delle relazioni islamiche italiane ed è il responsabile del Dipartimento di formazione e dialogo interreligioso. Conclude così la sua riflessione: «Le leggi dello Stato italiano e i valori della Costituzione sono anche nostri, perché siamo musulmani nella fede e cittadini come tutti gli altri. E la bella novità degli ultimi anni è rappresentata dalle giovani generazioni che sposano l’idea del “noi” proprio per dimostrare come la separazione mentale fra “noi e voi” non appartiene al presente che costruisce un futuro di convivenza».