Sfide importanti per l’agroalimentare. Il dato sull’industria alimentare è occasione per un ragionamento a tutto campo sulla filiera

Il -3,9% della produzione alimentare fatto registrare nello scorso novembre è reso noto adesso, deve far ragionare sulla fragilità della situazione.

Sfide importanti per l’agroalimentare. Il dato sull’industria alimentare è occasione per un ragionamento a tutto campo sulla filiera

L’industria alimentare italiana segna il passo e, anzi, pare retrocedere. Brutto segnale per una componente fondamentale della filiera agroalimentare nazionale che, in ogni caso, complessivamente continua a conquistare nuovi primati. Il -3,9% della produzione alimentare fatto registrare nello scorso novembre è reso noto adesso, deve far ragionare sulla fragilità della situazione. Una condizione che pesa ancora di più se si tiene conto che novembre dovrebbe essere uno dei mesi di maggiore attività in vista dei consumi di Natale e di fine anno. E, inoltre, una condizione che deve fare i conti non solo con le condizioni oggettive della capacità di consumo degli italiani, ma anche con una serie di attacchi di mercato di non poco conto.
Stando ai coltivatori diretti, che hanno cercato di analizzare le cause del crollo dell’industria alimentare, la brusca frenata sarebbe dovuta alle difficoltà in cui – spiega una nota di Coldiretti -, “si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime”. Di fatto si consuma meno e quindi si produce meno. Il caro prezzi ha tagliato, spiega sempre l’organizzazione agricola, del 6,3% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani che però sono stati costretti a spendere comunque il 6,6% in più, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio al dettaglio a novembre.
Tornano così prepotentemente in campo tutti gli strumenti possibili per riuscire a vendere e sopravvivere sui mercati. Ma tornano alla ribalta anche tutti i meccanismi di risparmio che le famiglie possono mettere in atto. È ancora una volta il momento degli sconti, dei 3×2, dei concorsi a premio. Mentre, fa notare Coldiretti sulla base di una indagine recente, “per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso”. E sono cambiati anche i luoghi privilegiati della spesa: “Il 72% degli italiani fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione”.
Accanto a tutto questo, la filiera agroalimentare italiana deve fare i conti con una serie di difficoltà di mercato provocate non dall’andamento dell’economia ma da altri fattori. Ancora i coltivatori diretti mettono in fila gli elementi di preoccupazione principale. Basta pensare, spiegano, alle prime richieste di autorizzazione per la messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici, alle etichette allarmistiche sul vino, all’uso delle etichette “a semaforo” per indicare le caratteristiche degli alimenti. Senza dire delle ricorrenti richieste di riconoscimento di nomi di prodotti alimentari che imitano quelli italiani (uno dei casi più noti è quello del Prosek).
Di fronte a tutto questo, gli strumenti di risposta in mano ai produttori agricoli così come alle industria della trasformazione alimentare, appaiono essere sempre gli stessi. Non solo, cioè, un’attenzione assoluta alla qualità del prodotto e ai metodi di produzione, ma anche una forte coesione di filiera così come una altrettanto forte azione di promozione delle nostre peculiarità produttive: ricerca e accordi di filiera, attenzione all’ambiente e all’informazione sono le diverse declinazioni di una strategia complessa da mettere in atto. Riconoscibilità e affidabilità appaiono essere davvero gli strumenti vincenti per tutto l’agroalimentare italiano.

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Fonte: Sir