Salvataggi nel Mediterraneo. Alle ong assegnati i porti di Ancona e Ravenna

Il Governo continua con la prassi degli sbarchi lontani per le navi umanitarie. Protesta Msf: “Ancora una volta un porto molto distante dalla nostra attuale posizione”. Il tribunale di Catania boccia il dl Piantedosi. Il Tavolo Asilo fa appello ai parlamentari: “Non convertitelo in legge”

Salvataggi nel Mediterraneo. Alle ong assegnati i porti di Ancona e Ravenna

Nuovi salvataggi in mare nel Mediterraneo centrale. E, di nuovo, il Governo decide di assegnare alle navi umanitarie due porti lontani: quello di Ravenna e quello di Ancora. In mattinata la Ocean Viking di Sos Mediterranée ha salvato in mare 84 persone,  da un gommone stracarico in acque internazionali al largo della Libia. Tra questi ci sono anche  58 minori non accompagnati. L’ong Sos Mediterranée, insieme alla Croce rossa internazionale, si sta occupando dei molti naufraghi che soffrono di disidratazione e ipotermia. Secondo quanto apprende Redattore Sociale il pos (porto sicuro di sbarco) assegnato è quello di Ravenna, a quattro giorni e mezzo di navigazione dalla zona in cui è avvenuto il salvataggio in mare.

Arriverà invece  ad Ancona, nelle Marche, la Geo Barents di Medici senza frontiere che ha a bordo 48 naufraghi tra cui 9 minori, che viaggiavano su una barca di legno. “Ancora una volta un porto molto distante dalla nostra attuale posizione - sottolinea l’ong - ci vorranno 5 giorni di navigazione per raggiungere Ancona”. Il Governo continua così nella prassi di assegnare pos lontani solo alle navi umanitarie delle organizzazioni non governative. Una modalità contestata da diversi esperti e giuristi. Intanto il tribunale di Catania si è pronunciato rispetto allo “sbarco selettivo” che aveva bloccato i migranti sulla Humanity 1 nel novembre scorso. Secondo i giudici il dl Piantedosi “ha ostacolato in modo discriminatorio l’accesso delle persone salvate alla procedura d’asilo”.

Il Tavolo Asilo in queste ore ha lanciato un appello per chiedere ai Parlamentari di non convertire in legge il decreto. “il decreto ordina alle ong di procedere allo sbarco subito dopo ogni operazione di salvataggio. Una misura che ostacola ulteriori salvataggi, contrastando con quanto sancito dall’Unclos, che obbliga il capitano a prestare assistenza immediata alle persone in difficoltà - si legge nel documento -. A questo si aggiunge la recente prassi governativa di assegnare come porti di sbarco luoghi lontani dalle aree di salvataggio: di fatto, le Ong sono obbligate a trascorrere molto tempo in mare, con a bordo persone già in situazione di vulnerabilità, e senza poter effettuare altri salvataggi”. Le associazioni che fanno parte del Tavolo Asilo ricordano inoltre che “in assenza di uno sforzo di pattugliamento e soccorso statale italiano ed europeo, l’allontanamento forzato delle navi di soccorso delle ong aumenta il rischio di perdita di vite umane in mare. Il decreto impone inoltre compiti eccessivi e ingiustificati al comandante della nave, che dovrebbe raccogliere i dati dei richiedenti asilo - sottolineano - un processo che è invece a carico degli Stati e, come evidenziato dall’Unhcr, deve essere svolto solo dopo lo sbarco in un luogo sicuro e una volta soddisfatte le necessità immediate. Facciamo appello a tutti i membri del Parlamento italiano affinché si oppongano al decreto legge 1/2023 impedendone la conversione, e chiediamo al Governo di non intervenire con ulteriori provvedimenti contro chi pratica la solidarietà. L’Italia deve garantire una maggiore tutela dei diritti e delle persone che cercano protezione. Con questo provvedimento l’Italia rischia un ulteriore isolamento in Europa”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)