Sahara Occidentale senza pace: ecco cosa sta accadendo
Gran parte della zona è in mano al Marocco dal 1975, ossia da quando la Spagna ha lasciato l’area. In questi anni migliaia di Saharawi sono rimasti in campi profughi nel deserto dell’Algeria. La promessa (mancata) di referendum per l’indipendenza
Il Sahara Occidentale non conosce pace. Tra il 7 e l’8 aprile “il capo di stato maggiore della gendarmeria del Fronte Polisario (il movimento per l'indipendenza del Sahara Occidentale, ndr), Addah Al-Bendir, è stato ucciso da un attacco di droni marocchini a Tifariti, nella zona liberata del Sahara Occidentale”, secondo quanto denunciato da Mustafa Salma, ex capo della polizia del Fronte Polisario. E appena una decina di giorni fa le unità popolari dell’Esercito di liberazione Saharawi avevano bombardato postazioni del Marocco. Il cessate il fuoco dichiarato lo scorso novembre, quindi, non sta reggendo. E le autorità di Rabat sono accusate sempre più spesso di violenze contro gli attivisti.
Giornalista in carcere. A fine marzo l’Associazione degli immigrati Saharawi di Cantabria (Spagna) e altre organizzazioni hanno sollevato il caso del giornalista Saharawi Mohamed Lamin Haddi, in galera dal 2010 dopo una condanna a 25 anni per crimini politici. La sua persecuzione è stata denunciata anche al Parlamento europeo attraverso un’interrogazione.
L’attivista. Un altro caso che sta facendo discutere parecchio è quello di Sultana Khaya, attivista Saharawi che difende i diritti del suo popolo. La donna, infatti, ha già subito diversi attacchi e il 29 marzo scorso le è stata staccata la corrente per non consentirle collegamenti con l’esterno. A febbraio Khaya, presidente della Lega Saharawi per la difesa dei diritti umani e la protezione delle risorse naturali, era stata ferita da un lancio di pietre delle forze marocchine. In occasione di un’altra aggressione, lo scorso novembre, Eric Goldstein, direttore ad interim di Human Rights Watch per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha dichiarato: “Le autorità marocchine potrebbero non gradire le opinioni pro-indipendenza e lo stile schietto di Sultana Khaya. Eppure parlare pacificamente rimane un suo diritto e nulla giustifica il blocco della sua casa senza alcuna motivazione”. Le autorità marocchine hanno risposto sostenendo che si trattava solo di una questione legata al mancato rispetto delle norme anti Covid.
La storia. Gran parte della zona è in mano al Marocco dal 1975, ossia da quando la Spagna ha lasciato l’area. In questi anni migliaia di Saharawi sono rimasti in campi profughi nel deserto dell’Algeria. Una speranza si era accesa nel 1991, quanto Marocco e Fronte Polisario, grazie alla mediazione dell’Onu, erano giunti a un cessate il fuoco con la promessa di una consultazione popolare per decidere dell’autodeterminazione. Ma questo voto non si è mai svolto, condannando l’area a diventare teatro di una guerra dimenticata.
L’articolo integrale di Graziano Masperi, Sahara Occidentale: l’infinita guerra tra Fronte Polisario e Marocco, può essere letto su Osservatorio Diritti.