Ritardi Pfizer: “la scelta spetta alla politica ma nella logica della prudenza occorrerebbe garantire i richiami nei tempi previsti”
“Siamo di fronte ad una vaccinazione nuova per un’infezione nuova. È chiaro che la prudenza indicherebbe di seguire le procedure codificate e approvate dagli organi regolatori, Fda ed Ema, che prevedono determinate scadenze”.
Lo dice al Sir Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma, al quale abbiamo chiesto quali potrebbero essere le conseguenze dei ritardi nelle consegne di Pfizer-Biontech sull’efficacia delle vaccinazioni anti-Covid.
Ad oggi rischia di slittare l’avvio delle vaccinazioni per gli ultraottantenni, che avrebbero dovuto iniziare tra fine gennaio e prima metà di febbraio, perché probabilmente le dosi ricevute saranno destinate a chi ha già ricevuto la prima e deve completare nei tempi prescritti la copertura vaccinale. “Nessuno – spiega l’esperto – è in grado di prevedere le conseguenze di un’eventuale dilazione delle seconde dosi – anche se, verosimilmente, non dovrebbe provocare sconvolgimenti -; tuttavia, nella logica della massima prudenza, penso dovrebbero essere seguite le regole che hanno portato alla registrazione del vaccino”. “Wait and see – aggiunge -, aspettiamo e vediamo se questo rallentamento verrà superato in tempi brevi”.
Cauda ricorda che con la somministrazione della seconda dose a 21 giorni dalla prima per il vaccino Pfizer, a 28 per Moderna, si ottiene una copertura al 90-95% dopo una settimana dal completamento della vaccinazione, mentre una sola dose assicura “una copertura del 40%, che non è una copertura”. “A mio giudizio – chiosa – è prioritario, seguendo le regole, vaccinare le persone nei tempi previsti somministrando la seconda dose”. Uno spiraglio potrebbe essere l’arrivo del vaccino di AstraZeneca. “Non ho fonti di prima mano – premette -, ma da ciò che leggo sembra che Ema, entro la fine di questo mese, potrebbe valutarne il dossier ed eventualmente questo vaccino, che già viene somministrato in Gran Bretagna, potrebbe anch’esso entrare nel paniere”.
Proprio due giorni fa il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia ha assicurato che in caso di autorizzazione da parte di Ema il 29 gennaio, “sono confermate le 8 milioni di dosi AstraZeneca per il trimestre successivo”. “In questo scenario imprevisto e inedito – conclude Cauda – diventa molto complesso decidere che cosa fare. La questione è di natura tecnica ma le scelte sono strategiche e spettano, sentiti i tecnici, alla politica”.