Respinti in Libia, dopo 11 anni arrivano in Italia per chiedere asilo. La storia incredibile di 5 eritrei

A Fiumicino arrivano i migranti che erano stati riportati indietro nel 2009. Grazie a una sentenza storica ora possono chiedere protezione nel nostro paese. Amnesty: “Finalmente si restituisce valore legale all’art 10 della Costituzione”. Asgi: “Sono arrivati nel modo più sicuro e legale possibile. Ciò che dovrebbe essere garantito a tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dai loro paesi”

Respinti in Libia, dopo 11 anni arrivano in Italia per chiedere asilo. La storia incredibile di 5 eritrei

Una storia incredibile lunga oltre dieci anni, un precedente importantissimo, che ha il suo epilogo oggi all’aeroporto di Fiumicino. O forse è solo l’inizio di una nuova storia. Cinque cittadini eritrei, respinti in Libia nel 2009, arrivano finalmente in Italia, grazie a una sentenza storica: il Tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto a fare ingresso sul territorio grazie al rilascio di un visto per accedere alla domanda di protezione internazionale, dopo che l’Italia li aveva soccorsi con una nave della Marina militare nel mar Mediterraneo e illegalmente respinti. “Abbiamo ripreso fiducia nella giustizia” ha detto uno dei richiedenti asilo, “ora possiamo ottenere la protezione di cui abbiamo bisogno”. Ad accogliere i cinque eritrei, Amnesty International Italia e Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), le due organizzazioni che hanno curato il ricorso. La sentenza per il cosiddetto "caso Osman"  - sottolineano- ripristina la legalità del diritto di asilo sancito dall’articolo 10 della Costituzione.

Una sentenza storica 

Assistiti dagli avvocati Cristina Laura Cecchini e Salvatore Fachile di Asgi e sostenuti dalla documentazione fornita da Amnesty International Italia, 15 richiedenti avevano presentato ricorso al Tribunale civile di Roma che, il 28 novembre 2019, con la sentenza 22917, ha dichiarato illegittimo il respingimento, ordinato il rilascio di un visto di ingresso per permettere di accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale e condannato le autorità italiane al risarcimento del danno. La sentenza afferma che per rendere effettivo il diritto di asilo è necessario “espandere il campo di applicazione della protezione internazionale volta a tutelare la posizione di chi, in conseguenza di un fatto illecito commesso dall’autorità italiana si trovi nell’impossibilità di presentare la domanda di protezione internazionale in quanto non presente nel territorio dello Stato, avendo le autorità dello stesso Stato inibito l’ingresso, all’esito di un respingimento collettivo, in violazione dei principi costituzionali e della Carta dei diritti dell’Unione europea.” Si tratta, secondo Amnesty International Italia e Asgi, di una decisione che rappresenta un precedente dalla portata storica perché per la prima volta viene stabilito da un tribunale italiano che ha diritto ad un visto per chiedere asilo in Italia chi non è presente sul territorio italiano.

La ricostruzione dell’evento 

In tutto i migranti e richiedenti asilo respinti in mare dall’Italia nell’evento erano 89 (75 uomini, nove donne e tre bambini) : partirono dalle coste libiche all’alba del 29 giugno 2009 a bordo di un gommone. Chi aveva organizzato il viaggio li accompagnò solo per qualche miglia lasciandole poi sole ad affrontare il resto della navigazione in mare. Dopo essere stati salvati, erano stati portati  dalle autorità italiane in Libia ed esposti nuovamente a trattamenti inumani e degradanti, violenze e torture. Dopo l’arrivo in Libia, infatti, sono stati tutti detenuti e solo dopo lunghi mesi di prigionia sono stati rilasciati. Alcune di loro, nonostante il rischio di essere nuovamente respinti, avevano tentato nuovamente la traversata del Canale di Sicilia. Alcuni hanno perso la vita in naufragi negli anni successivi, mentre altri ancora sono riusciti a raggiungere le coste italiane e ad arrivare in altri paesi, come la Germania e la Svizzera, dove hanno ottenuto la protezione internazionale.

Sedici di loro, tutti cittadini eritrei, hanno deciso di non correre nuovamente i rischi di un viaggio in mare e di tentare di raggiungere l’Europa via terra. Dopo aver attraversato l’Egitto e il deserto del Sinai, sono arrivati in Israele. Qui, dove il loro diritto a richiedere asilo non è rispettato, per circa 10 anni sono rimasti bloccati col rischio costante di essere rimandati verso paesi africani che avevano stretto accordi bilaterali con Israele, come Uganda e Ruanda.

Il 25 giugno 2016 Asgi e Amnesty hanno promosso l’azione legale presso il Tribunale civile di Roma nei confronti della presidenza del Consiglio e dei ministeri degli Affari esteri, della Difesa e dell’Interno dello stato italiano. Il 28 novembre 2019, la storica sentenza che ha dato ragione ai ricorrenti: permettendo l’arrivo in Italia con la possibilità di chiedere asilo nel nostro paese.

Finalmente si restituisce valore legale agli obblighi di protezione sanciti dall’art 10 della Costituzione. Questo arrivo rappresenta un precedente importante perché per la prima volta le autorità italiane sono costrette a garantire l’ingresso sul territorio per accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale e questo avviene non già in ragione di una concessione umanitaria ma dell’affermazione di un diritto di cui queste persone sono titolari. Sono evidenti le ricadute di tali principi verso tutte quelle politiche volte ad implementare il sistematico svuotamento degli obblighi di protezione e quanto mai attuale in questo momento storico”, hanno affermato Cristina Laura Cecchini e Salvatore Fachile avvocati di Asgi.“Illegittimamente respinti in Libia dall’Italia nel 2009, oggi grazie a una sentenza della giustizia italiana cinque richiedenti asilo eritrei sono arrivati nel nostro paese nel modo più sicuro e legale possibile. Ciò che dovrebbe essere garantito a tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dai loro paesi a causa di conflitti, persecuzione politica e altre violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto Ilaria Masinara, campaign manager su migrazione e discriminazione di Amnesty International Italia.

Dopo la quarantena potranno chiedere asilo

Lasciato l’aeroporto di Fiumicino, i cinque eritrei entreranno in quarantena, come previsto dalla normativa per Covid 19. Finito questo periodo potranno finalmente avviare la procedura per chiedere all’Italia il riconoscimento della protezione internazionale. Nei prossimi mesi arriveranno in Italia anche altri tre dei respinti, oggi sostenuti dall’organizzazione non governativa Assaf, che sono rimasti in Israele, perchP lcostruito una famiglia. È stata infatti avanzata la richiesta per permettere l’ingresso anche di moglie e figli a seguito, viste le condizioni in cui si trovano sul territorio israeliano e i rischi connessi e si è in attesa delle determinazioni dell’autorità consolare.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)