Piccola guida ai bonus. Nel corso degli anni i bonus fiscali sono diventati una selva nella quale è difficile districarsi

Ad ogni legge di bilancio si guarda da più parti con attenzione a quelli nuovi, a quelli rinnovati e infine a quelli finiti nel cassetto

Piccola guida ai bonus. Nel corso degli anni i bonus fiscali sono diventati una selva nella quale è difficile districarsi

Quant’è buono il bonus fiscale, anche se si tratta di una medaglia con due facce: da una parte stimola i consumi, dall’altra tende a “drogarli”. Cessa il bonus, cadono i consumi. Ecco perché ad ogni legge di bilancio si guarda da più parti con attenzione a quelli nuovi, a quelli rinnovati e infine a quelli finiti nel cassetto.

I più antichi sono quelli relativi alle ristrutturazioni edilizie e alla “rottamazione” delle auto. I primi sono ormai strutturali, intoccabili in quanto virtuosi: allo Stato costano poco o nulla in quanto fanno emergere il “nero” (quindi più Iva, Irpef, ecc…) e muovono una bella fetta di economia; in più migliorano il panorama edilizio. I secondi sono appunto l’esempio migliore della medaglia di cui sopra:_ quando ci sono, il mercato delle auto s’impenna; alla loro cessazione, ristagna. Quelli attuali finiscono con la fine del 2024.

Il fatto è che nel corso degli anni questi bonus fiscali sono diventati una selva nella quale è difficile districarsi: ogni tanto ne spuntano di nuovi; si cambiano importi e regole di quelli esistenti; si chiude quel bonus troppo costoso o sostanzialmente inefficace.

Vediamo il quadro attuale, pertanto mai stabile nel tempo. Per quanto riguarda le ristrutturazioni edilizie, la detrazione rimane al 50% per la prima casa (ma scenderà poi al 36%); scende già ora a quell’aliquota per le seconde (scenderà fino al 30%). Non saranno più detraibili invece i costi per l’acquisto di caldaie a gas. Tornano invece (a grande richiesta del settore) i bonus per acquistare elettrodomestici almeno di classe B, prodotti in Europa e con smaltimento del vecchio elettrodomestico. Si può risparmiare il 30%, fino ad un massimo di 100 euro (200 se si ha Isee inferiore a 25mila euro). Il fondo statale però è di soli 50 milioni di euro.

Quindi la Carta dei nuovi nati, un bonus bebè una tantum di mille euro per famiglie con Isee inferiore a 40mila euro. E diventa strutturale il bonus asilo nido, che può raggiungere i 3.600 euro annui per i genitori con un secondo figlio sotto i 10 anni e un Isee sotto i 40mila euro. Si aggiunga la decontribuzione previdenziale per le mamme lavoratrici, estesa pure quelle autonome con almeno due figli e un reddito fino a 40mila euro (non in regime forfettario). Altro bonus “familiare”: le aziende possono concedere fringe benefit con una soglia di esenzione fiscale fino a 2mila euro per i lavoratori con figli a carico; mille euro per tutti gli altri. Ridotta al 5% la tassazione dei premi di produttività fino ad un ammontare di 3mila euro annui.

Non mancano i mini-bonus: quello per l’acquisto di mobili (detrazione del 50% fino a 5mila euro di spesa); addio invece al cosiddetto bonus giardini. Rimangono in vigore il bonus barriere architettoniche, il sismabonus (un po’ complesso) e il superbonus 110% ma solo per chi ha già avviato i lavori entro il 15 ottobre 2024. Rimane pure il bonus psicologo, regolato secondo una serie di norme troppo articolate per riportarle qui.

Ve ne sono altri, spesso travestiti in altro modo o che sono strettamente settoriali oppure limitati a pochi utenti. Ma giova ricordare la più importante modifica apportata da questo governo: il taglio appunto delle detrazioni fiscali in base al reddito denunciato. Se si dichiara molto al Fisco (da 75mila euro in su), si potranno “scalare” meno spese. Ci ritorneremo.

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Fonte: Sir