Piantagioni di palma da olio in Congo: lavoratori manifestano per il salario
Manifestazioni e proteste nella provincia di Tshopo contro la compagnia canadese Feronia: al centro la richiesta del minimo salariale. Le ong della rete Riao-Rdc denunciano l'uso di proiettili da parte di militari durante le manifestazioni e la mancata apertura a incontri coi leader locali da parte dell’azienda
Il pagamento dei salari è al centro delle proteste nelle piantagioni di palma da olio della Repubblica Democratica del Congo. In particolare nella zona di Tshopo, dove da inizio 2019 nove comunità hanno accusato l’azienda canadese Feronia, e la controllata Feronia-PHC (Plantations et Huileries du Congo), di non aver pagato i salari, in alcuni casi, o di averlo fatto senza rispettare i minimi di legge, in altri. A denunciarlo è la rete d’informazione e appoggio alle ong Riao-Rdc, che ha parlato anche di uso di proiettili veri da parte di militari chiamati in occasione delle manifestazioni e di mancata apertura a incontri coi leader locali da parte dell’azienda.
Il nodo dei salari. Per la Riao-Rdc, il pagamento dei lavoratori dopo le manifestazioni è ripreso solo in alcuni casi, mentre sarebbero ancora tanti quelli che prestano il servizio giornaliero a dichiarare di non aver ricevuto quanto gli spetta. Secondo un recente rapporto di Cncd 11.11.11, una rete di organizzazioni non governative belghe, inoltre, Feronia non avrebbe osservato il minimo salariale previsto dalla normativa del paese nel 2015 e nel 2016. La società ha ribattuto dichiarando di essersi attenuta alla legislazione nei due anni seguenti. Ma stando ai racconti ascoltati da Cncd nel luglio 2018, gli standard sarebbero ancora sotto i livelli di guardia.
Il contesto. Le tensioni tra locali e società vengono da lontano. Durante il colonialismo, le piantagioni erano in mano all’inglese William Lever, prima, e alla anglo-olandese Unilever, poi. Dieci anni fa Feronia riuscì a entrare in un’area vasta oltre 100 mila ettari di piantagioni, di cui circa 30 mila realmente sfruttate per l’olio di palma. Gli scontri riguardano spesso le aree boschive, vietate ai locali, che invece ne avrebbero bisogno per trarne un’alimentazione complementare. Secondo le accuse, Feronia non sarebbe disposta a dialogare su questi punti e non avrebbe assicurato il “consenso libero, previo e informato”.
Promesse mancate. Il report del Cncd fa notare poi come diverse delle promesse fatte da Feronia non si siano mai tradotte in realtà, se non in minima parte. Tra queste: scuole, presidi sanitari, strade. E anche quando le opere sono state realizzate, non sarebbero state rispettate le dimensioni previste.
L’articolo integrale di Marta Gatti, Palma da olio: rivendicazioni salariali e terre espropriate in Congo , può essere letto su Osservatorio Diritti. Foto: Axel Fassio/CIFOR (via