Mutui, tassi e Bce. Esaminando la questione prestiti, il più importante per gli italiani è il mutuo immobiliare, legato all’acquisto del mattone

In generale i tassi bassi favoriscono lo sviluppo economico (un investimento industriale costerà meno), mentre quelli alti lo congelano (ad esempio, rallentano l’inflazione)

Mutui, tassi e Bce. Esaminando la questione prestiti, il più importante per gli italiani è il mutuo immobiliare, legato all’acquisto del mattone

Quando sentiamo notizie come “la Bce taglia il tasso al 2,75%”, fatichiamo a capire di cosa si tratta e, soprattutto, come ne saremo coinvolti. Si tratta del tasso al quale la Banca Centrale Europea (la mamma dell’euro) concede prestiti alle banche dell’eurozona. Se è basso (e si sta progressivamente abbassando), i mutui ipotecari, i prestiti, i finanziamenti di vario tipo costeranno meno a chi li richiede.

Per contro, verranno remunerati meno i risparmi depositati nelle banche e certi investimenti legati appunto ai depositi bancari o all’acquisto di titoli di Stato. Insomma c’è chi ci guadagna e chi ci perde, anche se in generale i tassi bassi favoriscono lo sviluppo economico (un investimento industriale costerà meno), mentre quelli alti lo congelano (ad esempio, rallentano l’inflazione).

Esaminando la questione prestiti, il più importante per gli italiani è il mutuo immobiliare, legato all’acquisto del mattone. Il mutuo può essere richiesto a tasso fisso – sempre fermo per tutti gli anni del prestito – o variabile, cioè con rata che cambia a seconda del tasso Bce. Quando i tassi sono in discesa, oggi come nel prossimo futuro, il variabile può risultare interessante (in quanto la rata mensile si abbassa) e meno “soffocante” del fisso. Ma quando i tassi stanno a questi livelli (ridicoli rispetto ad alcuni decenni fa), è saggia cosa scegliere il tasso fisso, che tale rimarrà per tutti i 10, 15,20, 30 anni del prestito. Oggi le migliori offerte sul mercato stanno attorno al 2,5% annuo per l’intera durata del contratto e puntano decisamente verso quota 2%.

Lo stesso vale per i prestiti, richiesti a banche o finanziarie varie. Di durata notevolmente inferiore nel tempo (e nelle cifre richieste), non hanno le potenti garanzie dei mutui come ad esempio è l’ipoteca, e appunto per questo chiedono interessi più alti: nel migliore dei casi attorno al 6,5-7%.

Ci sono poi prodotti – automobili, arredamento, elettrodomestici e quant’altro – proposti a tassi ancor più favorevoli, o addirittura “a tasso zero”, cioè senza alcun interesse da pagare. Qui semplicemente è il venditore che si assume l’onere di saldare gli interessi alla finanziaria che presta denaro, quasi sempre per favorire la vendita dei suoi prodotti o servizi.

Di solito prima di prestare soldi senza garanzie reali (legate cioè a beni pignorabili), banche e finanziarie fanno un piccolo “esame del sangue” a chi li riceverà. Mal che vada, i finanziamenti non restituiti generano crediti anch’essi venduti a pacchetto a società che si occupano appunto di riscossione: il capitalismo ha inventato nel tempo una catena di sant’Antonio di salvagenti per minimizzare gli “effetti collaterali” del valzer dei soldi.

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Fonte: Sir