Milano, “condizioni intollerabili per chi vuole presentare domanda di asilo”. Chiesto l’intervento dell’Unhcr

Lettera di Arci Todo Cambia, Naga, Asgi, Cambio Passo Onlus, Comunità di Sant’Egidio Milano, Mediterranea Saving Humans, Mutuo Soccorso Milano e Rete Milano all’Agenzia Onu per i rifugiati sulla situazione vissuta davanti alla Questura di via Cagni. “Da mesi reso impossibile e pericoloso l'accesso all'Ufficio Immigrazione”. Il 9 marzo presidio in piazza

Milano, “condizioni intollerabili per chi vuole presentare domanda di asilo”. Chiesto l’intervento dell’Unhcr

“La condizione imposta alle persone che intendono presentare domanda di asilo a Milano ha superato ogni soglia di tollerabilità: le lunghe ore di attesa al gelo, l'assenza di qualunque struttura di conforto, e soprattutto la mancanza di qualunque certezza su tempi e modalità di ingresso, compromettono seriamente la salute fisica e psicologica delle centinaia di persone che ogni domenica si affollano davanti agli uffici della Questura di via Cagni 15, già sapendo che almeno i quattro quinti di loro non riusciranno a entrare”. E’ una protesta che viene da lontano quella delle diverse associazioni che, a Milano, si occupano di immigrazione. Alle reiterate segnalazioni di questi mesi, però, nessuno ha fatto seguire delle soluzioni. E così associazione Arci Todo Cambia, Naga, Asgi, Cambio Passo Onlus, Comunità di Sant’Egidio Milano, Mediterranea Saving Humans, Mutuo Soccorso Milano e Rete Milano chiamano in causa e chiedono l’intervento dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Affermano le associazioni: “La manifestazione di volontà di richiedere la protezione internazionale va registrata immediatamente, il relativo procedimento va formalmente avviato entro un massimo di 13 giorni, e sin dalla manifestazione di volontà le persone richiedenti asilo sono titolari di specifici diritti, tra cui quello a soggiornare sul territorio nazionale e quello alle misure di accoglienza: non lo dicono le associazioni, ma la legge italiana in accordo con le norme europee e i trattati internazionali”.
“La Questura di Milano, invece – continuano -, da mesi sta rendendo impossibile e pericoloso l'accesso all'Ufficio Immigrazione alle persone che intendono chiedere protezione internazionale: perciò stamattina abbiamo inviato all'Unhcr una lettera, nella quale sono illustrate le condizioni inaccettabili delle persone in attesa in via Cagni e le indispensabili misure di cui le chiediamo di farsi promotrice presso le Istituzioni competenti”.

La lettera

Scrivono le associazioni nella lettera all’Unhcr: “Gli Uffici preposti alla presentazione delle domande, siti in via Cagni 15 a Milano ricevono quotidianamente un numero di persone molto inferiore al totale di quante vorrebbero accedervi, e ciò comporta ormai da più di un anno la formazione di lunghe code, con persone costrette a trascorrere nottate intere in attesa dell'apertura degli Uffici nella speranza di ritrovarsi ai primi posti, e a tornare più e più volte anche per vari mesi, senza avere alcuna certezza circa tempi e modalità di accesso e rimanendo nel frattempo prive dei più elementari diritti, quali le cure mediche, il lavoro, l'alloggio o l'accesso alle misure di accoglienza previste dalla legge, correndo addirittura il rischio di essere sottoposte a rimpatrio forzato. Tale situazione è già stata oggetto a più riprese di comunicazioni inviate da Naga e Asgi alla Questura di Milano, e a voi in copia per conoscenza, e in ultimo di un appello firmato da numerosi soggetti associativi e del Terzo Settore e inviato lo scorso 11 novembre 2022, nel quale si contestavano puntualmente le prassi messe in atto da varie Questure della Lombardia (Milano, Varese, Monza e Brianza, Lecco e Como) che ostacolano l'accesso alla procedura per l'ottenimento della protezione internazionale; a tali rilievi non solo le Istituzioni interpellate non hanno dato risposta soddisfacente, ma da allora la situazione si è ulteriormente aggravata”.

“A Milano, in particolare – continuano -, a partire dallo scorso 12 dicembre la Questura ha scelto di aprire gli Uffici solo il lunedì mattina per lasciar entrare le persone che saranno poi ricevute nel corso della settimana, cosicché chiunque intenda presentare domanda di protezione internazionale deve necessariamente mettersi in coda la domenica sera, incluse molte persone con disabilità psico‐fisiche e famiglie con bambini molto piccoli, con non rari casi di richiedenti che si presentano già nei giorni precedenti determinati ad attendere fino all'apertura degli Uffici preposti. Ogni domenica sera si radunano perciò in via Cagni tra le 600 e le 800 persone a fronte di un numero di 120 accessi programmati; la grande affluenza, le condizioni di estremo disagio di chi si ritrova per ore e ore ad attendere in piedi al gelo senza alcun servizio di conforto (nel raggio di 400 metri non ci sono bar o altri locali, ed è presente un solo bagno chimico), e non in ultimo l'assenza di qualsiasi comunicazione circa i criteri con cui avverrà la selezione dei richiedenti ammessi, hanno prodotto così fin dal primo giorno situazioni di tensione, sfociate nella notte tra il 22 e il 23 gennaio in gravi scontri per sedare i quali la Polizia ha fatto addirittura uso di gas lacrimogeni”.

A seguito di questi gravi episodi, Naga e Mutuo Soccorso Milano hanno deciso di intraprendere un'opera di monitoraggio sistematico della situazione di via Cagni, alla quale si sono via via uniti gli altri enti sottoscrittori della lettera. “Lunedì 30 gennaio ci recavamo presso gli Uffici della Questura alle 5:30 circa, constatando però che a quell'ora la selezione era già stata completata e le persone in eccesso erano state allontanate; a partire dallo scorso 6 febbraio perciò abbiamo deciso di garantire la nostra presenza già dal tardo pomeriggio di domenica per svolgere attività di prima assistenza legale e sanitaria a supporto dei richiedenti asilo. Abbiamo potuto così constatare come gli sforzi dei richiedenti asilo di creare autonomamente code ordinate siano vanificati di fatto dalla procedura di selezione messa in atto dalle forze di Polizia, che intorno alla mezzanotte cominciano a chiamare un certo numero non precedentemente comunicato di richiedenti asilo in base alle lingue parlate, dividendoli innanzitutto tra ispanofoni, arabofoni e tutti gli altri, e quindi applicando criteri del tutto privi di trasparenza e incomprensibili anche alle scriventi, il tutto nella completa assenza di mediatori culturali, impartendo in Italiano ordini che la maggioranza delle persone non può comprendere: questa prassi, e non una premeditata volontà di non rispettare l'ordine ‐ come suggerito dai comunicati rilasciati dalla Questura ‐ è all'origine dei disordini che puntualmente si verificano durante e dopo la formazione della coda”.

Per le associazioni, dunque, “le modalità di accesso predisposte dalla Questura di Milano per chi deve richiedere la protezione internazionale non sono solo gravemente lesive della dignità delle persone e della loro sicurezza, ma violano le norme italiane ed europee: il decreto legislativo n. 25 del 2008 infatti impone il tempestivo accoglimento della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale e prescrive che il verbale delle dichiarazioni del richiedente asilo venga redatto entro tre giorni lavorativi dalla manifestazione di volontà di chiedere la protezione, prorogabili di altri dieci in presenza di un elevato numero di domande (D.Lgs. 25/2008, art. 26, comma 2‐bis); va ricordato inoltre che la Direttiva 2013/32/UE impone per la registrazione di tali domande modalità e termini tassativi. Facciamo presente, inoltre, che successivamente al primo accesso agli uffici della Questura, l’appuntamento per la formalizzazione della domanda di protezione viene fissato ad alcuni mesi di distanza, durante i quali i richiedenti non possono fruire delle misure di accoglienza previste dalla normativa vigente, secondo la quale invece ‘le misure di accoglienza di cui al presente decreto si applicano dal momento della manifestazione della volontà di chiedere la protezione internazionale’”.

Presidio in piazza. “In accordo con le pressanti richieste di supporto ricevute dalle persone incontrate nel corso delle nostre attività di monitoraggio e assistenza a richiedenti asilo – concludono le associazioni -, abbiamo indetto per giovedì 9 marzo alle 11 un presidio in piazza San Babila in prossimità degli uffici milanesi dell'Unhcr, a cui chiederemo di ricevere una delegazione di richiedenti asilo, esponenti delle associazioni e amministratori locali per ascoltare dalla loro viva voce quanto hanno da raccontare e da rivendicare”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)