Migranti, dallo Sprar alle ong: i nodi critici delle modifiche ai decreti sicurezza
Pd e M5s a confronto per cambiare i decreti voluti dall’ex ministro Salvini. Torna una protezione simile all’umanitaria, via le maxi multe alle ong e ripristino del sistema di accoglienza. Miraglia: “Su alcuni punti si va nella giusta direzione”. Linardi (Sea Watch): “I presupposti restano sbagliati”. Gatti (Open Arms): “Intento di criminalizzare ong resta”
Una “protezione speciale”, per ridurre in parte i danni causati dalla soppressione della protezione umanitaria. Multe ridimensionate, ma non del tutto eliminate, per le ong che fanno soccorso in mare. E il ripristino di un sistema di accoglienza sul modello Sprar (oggi denominato Siproimi perché i richiedenti asilo non vi hanno più accesso). Sono queste alcune delle modifiche ai decreti sicurezza, su cui Pd e M5s stanno discutendo e che con tutta probabilità verranno varate a settembre. C’è chi parla di un primo passo verso il ritorno alla normalità. E chi non si dice soddisfatto e continua a chiedere l’abolizione delle norme volute dall’ex ministro Matteo Salvini.
Arriva la “protezione speciale” per ovviare ai danni della cancellazione dell’umanitaria
Nel primo decreto sicurezza, n.113 del 2018 il Viminale ha messo mano al diritto d’asilo. Una parte del provvedimento è stato di recente bocciato dalla Corte Costituzionale che ne ha definito la logica di una “irrazionalità intrinseca”. In particolare, la Consulta è intervenuta sulla norma che vieta l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, misura ritenuta in “violazione dell'articolo 3 della Costituzione" per una disparità di trattamento: "rende ingiustamente più difficile ai richiedenti asilo l'accesso ai servizi ad essi garantiti". Secondo il pronunciamento, inoltre, in questo modo è più difficile “il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza”. Nella bozza di modifica dei partiti di governo l'iscrizione anagrafica viene ripristinata e si interviene anche su un altro punto dibattuto: l’eliminazione della protezione umanitaria, che nel dl Salvini, veniva spezzettata nei cosiddetti “casi speciali”: forme di protezione più specifiche, con durata minore e non convertibili in permesso di lavoro. L’intenzione è quella di ripristinare la misura, che si chiamerà “protezione speciale” e verrà rilasciata previo parere della commissione territoriale. “Noi abbiamo sempre ribadito che i decreti andavano aboliti e su questo non cambiamo idea - sottolinea Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci -. Quello che possiamo dire oggi è che, secondo la bozza di modifiche circolata in questi giorni, si sta andando nelle direzione giusta. In particolare con l’introduzione di una forma di protezione che segua il dettato costituzionale, come previsto anche dalle raccomandazioni fatte a suo tempo dal presidente della Repubblica. Quindi che venga reinserita l’umanitaria, seppur con altro nome, è un’ottima notizia. Il dl Salvini ha nei fatti ridotto gli esiti positivi delle richieste di protezione del 50 per cento e ha prodotto un risultato disastroso, creando molti più irregolari sul territorio italiano”.
Si torna alla centralità del sistema Sprar?
Anche per la parte dell’accoglienza “l’aspettativa è in gran parte soddisfatta perché c’è nei fatti un ritorno a una centralità del sistema pubblico dei comuni anche per i richiedenti asilo”. Il decreto sicurezza aveva infatti precluso la possibilità di essere accolti negli Sprar ai richiedenti protezione. Il nuovo sistema, detto Siproimi era destinato solo a chi aveva già ottenuto lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, e ai minori non accompagnati. Nella bozza di modifica si specifica invece che “gli enti locali che prestano servizi di accoglienza per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati, che beneficiano del sostegno finanziario di cui al comma 2, possono accogliere nell'ambito dei medesimi servizi, nei limiti dei posti disponibili, anche i richiedenti protezione internazionale e i titolari dei permessi di soggiorno”. "Questa è un’ottima notizia, vediamo se si tradurrà anche nella progressiva riduzione dei centri straordinari (Cas, ndr) e nel ripristino dei servizi per l’integrazione che il precedente governo ha del tutto eliminato" aggiunge Miraglia.
Il nodo delle maximulte alle ong
Il nodo più controverso riguarda le multe alle ong che operano per il salvataggio in mare e che con il decreto sicurezza bis potevano arrivare a un milione di euro. Nella proposta di modifica non si incorre in divieti se si opera il soccorso e lo si comunica immediatamente al centro di coordinamento competente e allo Stato di bandiera.
Nei casi di inottemperanza e di ingresso forzoso in acque territoriali l’illecito da amministrativo diventa penale, e per la sanzione si fa riferimento al Codice della navigazione (multe di 516 euro e due anni di carcere).
Anche se la sanzione pecuniaria potrebbe essere aumentata da 10mila a 50mila euro. “Per ora ci limitiamo a commentare una bozza di modifica, quello che sappiamo è che le multe passano dal piano amministrativo a quello penale, avremo così la garanzia di un giudice che dovrà verificare l’illecito - sottolinea Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch -. Si paga solo se si è colpevoli, e dunque se la magistratura avrà un approccio garantista non dovremmo temere nulla. Ma per noi non ha alcun senso puntare alla magistratura per una legge che non dovrebbe esistere.
Il decreto sicurezza bis dovrebbe essere abrogato, perché è stato utilizzato per introdurre modifiche pericolose al codice di procedura penale volte solo a giustificare la possibilità di criminalizzare le ong e ledere i diritti delle persone. Oggi si sceglie di apportare modifiche per un compromesso politico: ci sono divisioni interne al Pd e al Movimento 5 stelle, che faceva parte del governo che ha emanato quel decreto. Ma per noi i presupposti sui quali si basano queste norme sono sbagliati, vanno a stravolgere norme di rango superiore per ostacolare l’attività delle ong, per fare passare l’ingresso in acque territoriali come offensivo”. Anche per Riccardo Gatti, portavoce di OpenArms nei fatti la “criminalizzazione delle ong continua, anche se in maniera meno violenta”. “Il fulcro non è la quantità della multa in sé, che sia un milione o 50mila euro, ma il preconcetto di base, l’atteggiamento criminogeno che rimane - sottolinea -. Si parte da presupposti non reali e dimostrati come infondati per continuare ad attaccare le ong: qualche anno fa si partiva da dubbi che sono stati ormai diramati. E’ stato dimostrato che il comportamento delle ong rispetta i diritti umani e le convenzioni internazionali. Finora chi ha avuto contatti con trafficanti è stato il governo italiano, con Bija, per esempio”. Per Gatti l’intento sotteso è quello di continuare ad alimentare una falsa narrazione: “questo governo ha paura di posizionarsi chiaramente nella difesa dei diritti delle persone e ripete gli stessi atteggiamenti del precedente governo, come nel rifinanziamento della Guardia costiera libica. La dinamica, alla fine è la stessa".
Cpr e cittadinanza
Il testo di modifica prevede che il tempo di permanenza all’interno dei Cpr diminuisca da 180 a 90 giorni. Ed elimina la parte relativa alla revoca della cittadinanza in caso di condanne per terrorismo. Non si parla invece della questione dei tempi: il decreto Salvini allunga da due a quattro anni il periodo della richiesta di cittadinanza per naturalizzazione. Una norma che non sembra verrà modificata e sulla quale il Movimento Italiani senza cittadinanza ha annunciato battaglia. Proprio perché solo nel nostro paese le pratiche burocratiche per ottenere un pronunciamento sulla richiesta di cittadinanza sono così lunghe e difficili.