Migranti, arrivi in aumento. E’ scontro tra Guardia Costiera e ong

Fermo per la nave Louise Michel, finanziata dall’artista Banksy e spari contro la Nave di Sos Méditerranée. La Guardia costiera denuncia le troppe chiamate di aiuto al centralino. Linardi (SeaWatch): “Dare allarme è un dovere non intralcio”. Mediterranea: “Basta guerra alle ong, cooperiamo per salvare vite”

Migranti, arrivi in aumento. E’ scontro tra Guardia Costiera e ong

Sono circa 1.600 i migranti ospiti dell'hotspot di Lampedusa in queste ore: una presenza quattro volte superiore alla capienza regolare. Il piano di trasferimenti predisposto per alleggerire la struttura di Contrada Imbriacola ha portato alla partenza ieri di 363 persone con il traghetto di linea che collega la più grande delle isole Pelagie con Porto Empedocle. In circa seicento, invece, sono salpati a bordo della nave Diciotti della guardia costiera alla volta di Reggio Calabria. I trasferimenti vengono coordinati dalla prefettura di Agrigento insieme al ministero dell'Interno. E si sono resi necessari dopo un fine settimana di arrivi straordinari nel Mediterraneo centrale. Quasi tremila sono stati soccorsi in mare nelle ultime 48 ore: in totale ad oggi sono 21.122 le persone arrivate sulle nostre coste dall’inizio dell’anno, erano 6.543 nel 2022 e 6.183 nel 2021.  Un incremento dei flussi legato, in particolare, alla difficile situazione in Tunisia, dove alla crisi economica e sociale, che sta colpendo molte famiglie si è aggiunta una vera e propria “caccia al nero”. In un discorso pubblico, il 21 febbraio scorso, il presidente tunisino, Kais Saied, si è scagliato contro le “orde illegali di migranti dall’Africa subsahariana” che a suo dire fanno parte di un disegno criminale per “cambiare la composizione demografica” e fare della Tunisia “un altro stato africano che non appartiene più al mondo arabo e islamico”. Questo ha alimentato un clima di intolleranza nei confronti degli stranieri immigrati nel paese.  Per Amnesty International questo discorso è un vero e proprio incitamento all’odio razziale. In tanti, soprattutto provenienti da Costa D’Avorio e Guinea, stanno lasciando il paese. 

Ma in queste ore il dibattito è alimentato da un comunicato stampa della Guardia costiera che, nei fatti, accusa le organizzazioni non governative di sovraccaricare i centralini per le troppe chiamate di sos. Il comunicato è stato diramato dopo il fermo della nave Louise Michel, finanziata dall’artista Banksy, che negli ultimi giorni ha salvato in mare 178 persone. Per le autorità italiane i salvataggi sono stati effettuati in violazione del cosiddetto decreto ong (dl 1/2023, convertito nella legge 15/2023) voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.  Nello specifico l’ong è accusata di aver compiuto salvataggi multipli. “Dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche, contravveniva all'impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendosi invece su altre 3 unità di migranti sulle quali, peraltro, sotto il coordinamento di IMRCC Roma, stava già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana - si legge nella nota delle autorità marittime-. Le disposizioni impartite alla nave ong, valutate le sue piccole dimensioni, erano altresì tese a evitare che la stessa prendesse a bordo un numero di persone tale da pregiudicare sia la sua sicurezza che quella delle imbarcazioni di migranti a cui avrebbe prestato soccorso. La non osservanza delle disposizioni, inoltre, ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal Ministero dell'Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l'arrivo della ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni”.
Per i soccorritori della Louise Michel “l'unico obiettivo del decreto legge è il blocco delle navi di soccorso. L'equipaggio - spiegano - ha risposto a diverse chiamate di Mayday da un aereo Frontex su persone che avevano bisogno immediato di assistenza”. Ma a far discutere sono anche le parole della Guardia Costiera nei confronti delle ong, accusate di sovraccaricare i centralini con le continue richieste di soccorso. Parole rigide anche di fronte alla denuncia della nave di Ocean Viking sugli spari ricevuti da parte della cosiddetta Guardia costiera libica. “Al delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi, si sommavano le continue chiamate dei mezzi aerei ong che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato - continua la nota -. Allo stesso modo, l'episodio citato da ong Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica avvenuto in area SAR ricadente nella responsabilità di un altro centro di coordinamento nazionale, non veniva riportato al Paese di bandiera come sarebbe previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo anche questo col sovraccaricare l'IMRCC in momenti particolarmente intensivi di soccorsi in atto. Ciononostante, in 48 ore sono state soccorse oltre  3300 persone a bordo di 58  imbarcazioni” conclude il comunicato.

Durante un soccorso in mare, precisa Sos Méditerranée, “la motovedetta 656 della guardia costiera libica è arrivata sul posto, avvicinandosi pericolosamente alla Ocean Viking. Tutti i tentativi del team di comando di contattare la nave della guardi costiera via radio sono rimasti senza risposta. L’equipaggio della motovedetta libica ha iniziato a comportarsi in maniera aggressiva, minacciando con armi e sparando colpi di fucile in aria”. La scena è stata immortalata anche dall’aereo di ricognizione civile Sea Bird2 di Sea Watch.

“Il comunicato della Guardia Costiera contro le ong fa male - sottolinea Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch -. Perché alimenta una “guerra tra poveri”, tra i 2 attori che da soli si occupano di chi è in pericolo in mare e distoglie l’attenzione dalla responsabilità politica sul Mediterraneo. E perché è contro il diritto internazionale : dare informazione sulla presenza di persone a rischio di vita è un dovere non un intralcio”.

Questa mattina l'ong Mediterranea ha rivolto un appello al Governo per una vera cooperazione sui soccorsi in mare. “Dopo la strage di Cutro, ad oggi, più di 100 persone, uomini, donne e bambini, hanno perso la vita in nuovi naufragi nel nostro mare. Al di là di qualsiasi considerazione, è una tragedia umanitaria che il nostro paese e l’Europa, non possono derubricare a “fatale conseguenza della situazione corrente”. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralmente contrapposte, sul perché siamo giunti a questo, e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un intero paese,  per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare - si legge nella lettera -Vi rivolgiamo, con tutta l’umiltà possibile, un appello che nasce dal profondo della nostra coscienza: basta guerra alle ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di una estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)