Migranti, Unicef e Save the Children: 570 minori non accompagnati assistiti a Ventimiglia e Lampedusa
Conclusi i primi 4 mesi di programma congiunto in frontiera, oltre 130 famiglie e 570 minorenni non accompagnati raggiunti a Ventimiglia e a Lampedusa. Continua la collaborazione Unicef-Save the Children per offrire sostegno umanitario a bambini, adolescenti e famiglie rifugiati e migranti
Nei primi tre mesi e mezzo del 2021, per l’esattezza fino al 16 aprile, sono giunti sulle nostre coste più di 8.520 migranti e rifugiati, di cui 1196, il 14%, minori stranieri non accompagnati. Lampedusa e Ventimiglia rappresentano le due frontiere opposte di un sistema di accoglienza e protezione per minorenni - non accompagnati o con i loro familiari - in cui si registrano ancora evidenti sfide. E’ quanto si legge in una nota dell’Unicef.
Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, e Save the Children, da dicembre 2020 uniscono le proprie forze per dare una risposta immediata ai bisogni essenziali di bambini e adolescenti, delle loro famiglie e delle donne sole in arrivo e in transito. Tra gli interventi: primo soccorso psicologico, informazioni sui loro diritti, nonché sui servizi e sulle opportunità disponibili, una valutazione tempestiva delle potenziali vulnerabilità e problemi di protezione specifici, tra cui quelli connessi alla violenza di genere, e con la distribuzione di kit contenenti materiali utili per il viaggio e l’igiene personale. Prosegue la nota Unicef.
I risultati dei primi 4 mesi di programma
Tra dicembre e marzo a Ventimiglia sono stati assistiti 72 nuclei familiari con 116 bambini a carico e raggiunti oltre 169 minori non accompagnati, tra cui 6 ragazze, a Lampedusa 59 famiglie con 130 bambini, di cui 52 bambine, 181 donne e 404 minori stranieri non accompagnati, di cui almeno 33 ragazze. Le giovani sono esposte a rischi specifici, in quanto non sempre identificate come minori da parte delle autorità predisposte e per la difficoltà nell’accesso a informazioni e servizi dedicati. Questo a causa delle particolari modalità con cui le minori viaggiano, spesso aggregandosi a famiglie o accompagnatori adulti e in virtù del fatto che molte non dichiarano la loro minore età, anche perché obbligate, o vittime di tratta.
Riconfermato l’intervento fino a dicembre 2021
Dopo i primi 4 mesi di attività, Unicef e Save the Children hanno rinnovato la collaborazione congiunta fino a dicembre 2021 a supporto dei minori migranti in arrivo attraverso la rotta del Mediterraneo centrale e quella balcanica con team a Lampedusa e Ventimiglia. Tra gli interventi portati avanti nell’ambito del programma congiunto uno spazio per ragazze, lo Youth Corner, realizzato nel Child Friendly Space, un luogo sicuro che offre ascolto e protezione a minori soli e famiglie. Tra le opportunità offerte anche il servizio di Helpline Minori Migranti di Save the Children e di informativa tramite la piattaforma on-line U-Report on the Move di Unicef.
“Ogni minore dovrebbe avere diritto alla protezione e a vivere le sfide tipiche della sua età. Ragazze e ragazzi rifugiati e migranti vivono invece soli una triplice transizione: dal Paese d’origine al Paese d’arrivo, il superamento del trauma, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Questa situazione aumenta inoltre l’esposizione al rischio di violenza e sfruttamento, in particolare per le ragazze. Abbiamo il dovere di supportare i minori rifugiati e migranti e di offrire soluzioni sicure, soprattutto in questo periodo di pandemia” ha dichiarato Anna Riatti, coordinatrice della risposta in Italia per l’Ufficio Regionale Unicef per l’Europa e l’Asia centrale.
“Il nostro Paese e l’Europa tutta devono garantire ai bambini, alle bambine e agli adolescenti una rete di accoglienza e di protezione adeguata e rispettosa dei loro diritti fondamentali. Un’attenzione particolare va rivolta ai minorenni, ragazzi e ragazze, che giungono in Italia da soli, senza familiari adulti di riferimento, i quali necessitano di essere accompagnati nel loro percorso di crescita, così come previsto dalla legge 47/2017, una legge che occorre attuare pienamente. In questo difficile tempo di emergenza sanitaria è ancor più indispensabile rafforzare la rete di collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile per raggiungere questo obiettivo”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-UE di Save the Children.
Unicef e Save the Children confermano il supporto alle autorità italiane affinché siano sempre garantite protezione e accoglienza ai minori non accompagnati e alle famiglie con bambini per tutta la loro permanenza in Italia, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni unite per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e delle altre leggi rilevanti. Le prime fasi di accoglienza subito dopo le operazioni di soccorso e salvataggio sono estremamente importanti e critiche per riconoscere subito i minori e identificare prontamente le situazioni più vulnerabili, incluse le adolescenti non accompagnate. E’ necessario assicurarsi che bambini, bambine e adolescenti, insieme alle altre persone vulnerabili, possano accedere a spazi a loro riservati, per garantire la loro sicurezza e incolumità e accedere a colloqui con personale qualificato nel rispetto della riservatezza. Il personale deve essere formato e preparato, nonché numericamente adeguato, rispetto alle tematiche di protezione, ascolto e presa in carico, per poter prendersi rapidamente cura di casi vulnerabili, inclusi sopravvissuti e sopravvissute a violenze sessuali, violenze di genere e torture.
Unicef e Save the Children registrano ancora respingimenti di minori non accompagnati alla frontiera tra Italia e Francia e auspicano che per loro e per tutte le famiglie in transito a Ventimiglia vengano predisposte misure di accoglienza adeguate, facendo anche appello ai Comuni limitrofi affinché individuino soluzioni sostenibili. Confermano l’impegno a supporto delle istituzioni per rendere più agili le procedure per il ricongiungimento familiare e meccanismi di relocation tra Stati Membri, affinché i minori che vogliano riunirsi con un parente che vive in un altro Paese europeo o il cui trasferimento sia comunque nel loro superiore interesse possano farlo in tempi veloci e in totale sicurezza. La mancanza di canali regolari interni all’Unione Europea contribuisce infatti a favorire i “movimenti secondari” di migranti e richiedenti asilo verso i paesi del Nord Europa, nell’ambito dei quali diversi minori non accompagnati e famiglie con figli minorenni a volte anche piccolissimi si allontanano dall’Italia attraversando irregolarmente le frontiere e affrontando rischi molto alti, tra cui abusi da parte dei trafficanti.
Lampedusa continua ad essere uno dei principali punti di arrivo e resta uno dei luoghi di prima accoglienza.Si legge ancora nella nota dell’Unicef. E’ al centro delle operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo Centrale. Ciclicamente l’hotspot ospita molte più persone di quanto la struttura sia capace di accogliere e le procedure di prevenzione del contagio da Covid-19 hanno reso ancora più complessa la capacità di poter identificare i soggetti più vulnerabili e bisognosi di attenzione specifica. Di fatto, non sempre sono garantiti spazi dedicati a minori soli, famiglie con bambini e donne.
A Ventimiglia la situazione appare ancora drammatica. Secondo dati raccolti dal team di Save the Children attivo sul posto, circa 200 minorenni soli hanno oltrepassato la frontiera nel 2020. Sono bambini e adolescenti senza figure di riferimento, che affrontano pericolosi viaggi in mare per raggiungere un porto sicuro o che attraversano la rotta balcanica, tentando di raggiungere i Paesi del Nord Europa, spesso per ricongiungersi con i propri familiari, senza la possibilità di un pasto caldo o di un tetto sopra la testa, senza assistenza sanitaria, esposti al rischio di sfruttamento e violenza. Dopo la chiusura del Campo Roja a luglio 2020 a Ventimiglia, si sono ulteriormente ridotti fino a quasi scomparire i servizi di assistenza e accoglienza per bambini, adolescenti e famiglie. Tanti minori dichiarano inoltre di essere respinti alla frontiera con la Francia e rinviati in Italia, vedendo così rifiutato il diritto alla protezione per minore età.