Migranti, Libia paese sicuro? "L’obiettivo è accordo con Malta per i respingimenti"
Il Viminale aggiorna la direttiva sul coordinamento unificato dell’attività di sorveglianza delle frontiere marittime. E fa riferimento a una nota della Commissione Ue secondo cui la Libia è considerata “affidabile”. Ma arriva la smentita. Per Vassallo Paleologo in gioco c'è il patto con La Valletta per evitare un nuovo caso El Hiblu 1
Il ministero dell’Interno ha aggiornato ieri la direttiva del 18 marzo scorso sul coordinamento unificato dell’attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all’immigrazione illegale. In particolare c’è un’integrazione che riguarda le attività di Search and rescue operate dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Nel documento il Viminale fa esplicito riferimento a una nota della Commissione europea, secondo cui la Libia sarebbe ritenuta “affidabile”. Per questo il ministero esorta a “garantire alle autorità libiche il legittimo esercizio delle proprie responsabilità nella gestione delle procedure di search and rescue. A tal fine - continua la direttiva di Matteo Salvini -. ove si rendesse necessario, potranno essere attivate anche formule di sostegno operativo nell’ambito della cooperazione internazionale, in conformità al quadro giuridico sovranazionale nel rispetto del principio della salvaguardia della vita umana”.
Il ministero dell’Interno ricorda il “netto miglioramento delle capacità di soccorso della Guardia costiera libica e il rilevante contributo posto in essere ai fini dell salvataggio delle persone in mare”. E cita i dati forniti da Oim: “Un totale di 15.358 migranti salvati e fatti sbarcare dalla Guardia costiera libica nell’anno 2018”. inoltre Salvini ricorda “l’impegno profuso dal nostro paese in Libia per sostenere la autorità e il percorso di stabilizzazione, nella gestione integrata delle frontiere (specialmente marittime) e dell’immigrazione ha progressivamente contribuito al pieno rafforzamento delle capacità operative libiche anche con il supporto delle Organizzazioni delle Nazioni Unite”.
Alla direttiva viene allegata una lettera firmata da una funzionaria del dipartimento Immigrazione della Commissione europea, Paraskevi Michou, che risponde a una precedente lettera del direttore di Frontex Fabrice Leggeri (di cui non si conosce il contenuto). Secondo il nostro ministero dell’Interno, in questa lettera tra due funzionari ci sarebbe il riconoscimento da parte della Commissione della “piena responsabilità giuridica e operativa nel controllo delle frontiere e nel salvataggio di vite umane” da parte della Libia e un “giudizio (“appropriato”) in merito all’impiego di personale libico addestrato con l’assistenza dell’Ue e l’attestazione delle accresciute capacità e professionalità della Guardia costiera libica”. “Espresso riconoscimento - aggiunge il Viminale - viene attestato dalla Commissione Europea alla consolidata collaborazione operativa con l’Oim nella fase di sbarco ai fini della registrazione e dello screening dei migranti, evidenziando come, nel corso del 2018 la maggior parte delle persone soccorse in mare siano sbarcate presso la base navale di Tripoli (62%), seguita da Homs (19%) e Zawiya (11%), tutti punti dove è assicurata l’assistenza di personale specializzato Oim”. In realtà nella lettera citata sono ricostruiti alcuni passaggi formali, come la ratifica da parte della Libia della Convenzione Sar e il riconoscimento da parte dell’Imo. Si fa riferimento al supporto dato dall’Italia alla Guardia costiera libica ma non si parla di “porto sicuro” A stretto giro è anche arrivata una smentita dalla portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud: “La Commissione europea non considera i porti libici come porti sicuri ed è la ragione per la quale nessuna nave battente bandiera europea può sbarcare dei migranti nei porti libici" ha detto ai giornalisti.
Anche il giurista e professore di diritto all’Università di Palermo, Fulvio Vassallo Paleologo, sottolinea come “la Commissione europea abbia sempre escluso che la Libia potesse essere considerata un paese sicuro. Per questo bisogna capire bene da dove proviene quella lettera. Va detto che il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, invece, da tempo ritiene la Libia un paese terzo sicuro tanto che Frontex interviene ormai solo con l’attività di monitoraggio anziché di soccorso- sottolinea -. Nei fatti quello che emerge è la legittimazione della zona Sar libica che è una zona Sar inventata a tavolino, perché la Libia non ha una centrale unica operativa di soccorso né ha i mezzi per coprire questa vasta area. Questo spiega anche il ricorso più recente a navi commerciali, come nell’ultimo caso della nave El HIblu 1, che poi è andata a Malta”. Secondo il giurista, però, il vero obiettivo a cui punta il ministero dell’Interno italiano è un accordo con Malta per i respingimenti: l’idea sarebbe quella di bloccare le navi, compresi i mercantili, dopo il salvataggio e riportare le persone in Libia. In considerazione della diminuzione delle navi da soccorso delle ong e della nuova missione Sophia (solamente con mezzi aerei), le navi mercantili potrebbero infatti essere chiamate sempre più spesso a intervenire in caso di navi in situazione di distress. Fonti del Viminale confermano che si siano stati nei giorni scorsi contatti con il governo maltese per creare un "asse anti-clandestini" e "aprire una fase di collaborazione tra i due paesi". “Si pensa a operare dei respingimenti collettivi in collaborazione con la Guardia costiera libica - spiega -. Malta ha già un accordo con la Libia di questo genere, che per ora non viene attivato, ed è stato firmato ai tempi di Gheddafi. Il rischio è che si voglia fare un accordo più ampio tra Italia e Malta per bloccare i migranti”. Per Vassallo, inoltre, “la zona Sar libica, così come viene comunicata è un falso: nel dicembre scorso l’Imo aveva sospeso la sar libica ma poi è stata reinventata il 28 giugno del 2018 proprio dopo il Consiglio europeo di giugno. L’Unione europea pur non trovandosi d’accordo su nulla ha pensato a fare in modo che fosse la Guardia costiera libica a riportare indietro i migranti in un paese in cui i diritti umani non sono garantiti. Questo è indicativo e preoccupante per lo standard di rispetto dei diritti umani da parte dell’Unione eurooea, anche in vista delle prossime elezioni, che saranno sicuramente molto giocate sulla paura dell’immigrazione e sul rapporto con la Libia a cui verrà sempre più affidato il ruolo di guardiano del castello”.
Eleonora Camilli