Migranti, 10 corpi trovati sul fondo di una barca. “Ennesima tragedia del mare che si poteva evitare”
Nella notte terzo salvataggio nel Mediterraneo della Geo Barents, la nave umanitaria di Msf. A bordo cadaveri di persone morte per soffocamento. In 99 sono stati messi in salvo. La presidente Lodesani: “Inaccettabile, da inizio anno già 1200 morti”. Ripamonti (Centro Astalli): “Le politiche di esternalizzazione ci rendono solo corresponsabili di morte e violenze”
“Questa notte la Geo Barents ha fatto il suo terzo salvataggio in meno di 48 ore, 99 persone salvate e purtroppo 10 persone trovate senza vita sul fondo della barca. 10 morti evitabili se solo ci fossero politiche e volontà politiche di evitarle”. A parlare è la presidente di Medici senza frontiere, Claudia Lodesani. La nave umanitaria dell’ong è infatti stata testimone dell’ennesima strage in mare: “E' inaccettabile che nel 2021 ancora contiamo più di 1200 morti dall’inizio dell’anno nel tentativo di passare il Mediterraneo, così come è inaccettabile l’indifferenza delle autorità che non fanno nulla per evitare queste morti”.
Secondo quanto ricostruito anche attraverso le testimonianze di altri naufraghi, le persone trovate sul fondo dell’imbarcazione sarebbero morte per soffocamento dopo aver passato 13 ore alla deriva. Attualmente a bordo della Geo Barents ci sono 186 persone, molte donne e bambini, il più piccolo di 10 mesi. Molti di loro sono traumatizzati dopo aver passato ore in mare con a bordo cadaveri.
Anche il Centro Astalli ha espresso profondo cordoglio per le vittime. E parla di “tragedia evitabile”.
“Le politiche di esternalizzazione e le chiusure delle frontiere non fermano le migrazioni, ci rendono solo corresponsabili di morte e violenze - sottolinea padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli-. Nazionalismi e populismi in Europa e governi autoritari e illiberali nei Paesi Terzi tengono in ostaggio l’Unione europea che, divisa al suo interno, rimane ferma e indifferente mostrando debolezze e inadeguatezze sempre più strutturali nella gestione dei flussi migratori”.
Il Centro Astalli chiede dunque di aprire le frontiere per una gestione legale ordinata e sicura. In particolare, la richiesta è quella dell’attivazione di quote di resettlement significative in aggiunta a canali umanitari strutturali e numericamente adeguati per i rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni. E poi politiche che facilitino il ricongiungimento familiare e una seria politica di cooperazione allo sviluppo che non sia alibi per attivare politiche di chiusura ma che abbia come obiettivo la costruzione di una pace duratura e di uno sviluppo sostenibile nei paesi d’origine, garantendo così il diritto anche di non partire.