Malattia misteriosa in Congo. Cauda (Campus Biomedico): “In attesa di identificare il patogeno mantenere alto il livello di attenzione ma senza allarmismi”
Nella Repubblica democratica del Congo è stato di "massima allerta" sanitaria. A Lucca è alta l’attenzione dopo il ricovero di un paziente, peraltro già guarito, rientrato dal Paese africano con sintomi potenzialmente riconducibili all’epidemia, ancora misteriosa, sviluppatasi a Panzi. L’Istituto superiore di sanità analizzerà i campioni prelevati su di lui. Attivati controlli su persone e merci provenienti dal Congo. “Identificare l’agente patogeno, stabilire un cordone sanitario nella regione del Congo per contenere l’infezione, alzare il livello di attenzione nel resto del mondo", le indicazioni al Sir dell’infettivologo Roberto Cauda che invita alla vigilanza ma assicura: “Al momento in Italia non c’è motivo di allarmarsi”
E’ alta l’attenzione a Lucca dopo il ricovero nei giorni scorsi di un paziente, peraltro già guarito, rientrato dal Congo con una sintomatologia potenzialmente riconducibile all’epidemia – ancora misteriosa – segnalata a Panzi, una località della provincia di Kwango, nel sud-ovest della Repubblica democratica del Congo, un’area rurale con scarsi servizi sanitari, alto tasso di malnutrizione e scarso accesso all’acqua potabile. Il Paese è in stato di “massima allerta” sanitaria per la patologia che da fine ottobre ha causato alcune decine di vittime e centinaia di contagiati. Intanto l’Oms ha inviato nei giorni scorsi a Panzi, epicentro dell’epidemia, un team di epidemiologi, medici, tecnici di laboratorio, esperti di prevenzione e controllo delle infezioni per lavorare con le autorità locali, monitorare la situazione e sostenere la popolazione. In Italia
“la sorveglianza è attiva e monitoriamo costantemente la situazione senza allarmismi, ma con la doverosa attenzione”,
dichiara Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute. L’Istituto superiore di sanità analizzerà i campioni prelevati dal paziente di Lucca. Nel frattempo sono state predisposte misure di controllo in porti e aeroporti su persone e merci provenienti dal Congo. In attesa di avere dati certi sull’agente patogeno, abbiamo contattato Roberto Cauda, docente di malattie infettive all’Università Campus Biomedico di Roma.
Professor Cauda, che cosa sappiamo al momento di questa misteriosa malattia?
Al momento non sappiamo nulla di certo; la patologia si è sviluppata in un’area molto remota del Congo, difficile da raggiungere. Fino a quando non avremo i risultati delle indagini di tipo microbiologico effettuate in loco, ogni ipotesi rimane lecita. Potrebbe trattarsi di un agente patogeno respiratorio noto, che magari in una popolazione fragile con bambini denutriti, defedati e con scarso accesso ad igiene e cure sanitarie potrebbe avere manifestazioni più gravi, ma ad oggi non si può escludere anche l’ipotesi di un nuovo agente patogeno. Non dobbiamo dimenticare che in quella regione si sono sviluppati in passato Aids ed Ebola, e di recente si è verificata un’epidemia di Mpox (vaiolo delle scimmie, ndr); si tratta insomma di un’area molto critica dal punto di vista virus e batteri. Prima di arrivare a conclusioni occorre fare il punto. Ora in Italia verranno studiati i campioni del paziente di Lucca; ne sapremo certamente di più nei prossimi giorni.
La letalità è molto elevata…
Rimane alta, ma rispetto ai primi giorni è stata un po’ ridimensionata; da un terzo delle persone colpite ora viene data intorno al 7-8% anche se in quell’area è difficile fare rilevazioni numeriche corrette. Il fatto che sia una zona così remota può tuttavia rappresentare anche un vantaggio perché consente di stabilire un cordone sanitario di contenimento della patologia in quell’area.
Potrebbe essere una forma di zoonosi?
Tra le ipotesi c’è anche questa, come potrebbe trattarsi di meningite, morbillo, polmonite da Mycoplasma pneumoniae…
Come spiegarsi l’anemia?
Due sono gli elementi causa di morte: l’anemia e l’insufficienza respiratoria. I sintomi respiratori rimandano ad una trasmissione per via respiratoria, ed anche il numero elevato di casi giustifica questa modalità di trasmissione. L’anemia potrebbe essere causata da un’eventuale polmonite da Mycoplasma pneumoniae – ma come abbiamo detto è tutto da dimostrare – ma anche dalla condizione di fragilità, denutrizione e scarso accesso alle cure della popolazione.
Intanto l’Italia ha innalzato il livello di attenzione; c’è da preoccuparsi?
Tre sono le priorità:
identificare l’agente patogeno, stabilire una sorta di cordone sanitario nella regione del Congo per contenere l’infezione, alzare il livello di attenzione nel resto del mondo e quindi anche da noi.
Anche perché oggi occorre ragionare in termini di global health…
Assolutamente sì. Le pandemie nascono per tre motivi: la riduzione dell’habitat degli animali selvatici dove circolano virus ignoti all’uomo, e quindi l’aumento delle possibilità di contatto (e contagio) animali selvatici-uomo; la globalizzazione che consente ai patogeni di raggiungere lontanissime aree del pianeta in tempi rapidi; la capacità – o meno – di riconoscere ciò che è nuovo, ammesso che questa sia una nuova malattia, il che è ancora tutto da dimostrare. Considerando la velocità con la quale siamo oggi in grado di formulare certe diagnosi, possiamo tuttavia ipotizzare di poter arrivare alla “verità” nel giro di pochi giorni.