Lavoro, Tridico: una quota crescente guadagna meno delle soglia del reddito di cittadinanza

Il presidente Inps presenta il Rapporto annuale. “Riordino dei contratti e minimo salariale per contenere le disuguaglianze”. Covid, “senza il sostegno dello stato redditi giù di un ulteriore 55%”. Pensioni, “regolarizzazione i cittadini stranieri rafforza il sistema”. Nel 2021 spesa per disabilità a quasi 22 miliardi di euro

Lavoro, Tridico: una quota crescente guadagna meno delle soglia del reddito di cittadinanza

"La distribuzione dei redditi all'interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per la precisione il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro/mese, considerando anche i part-time. Per contro, l'1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva". Lo dice il presidente Inps, Pasquale Tridico, presentando il XXI Rapporto annuale alla Camera.

“Riordino dei contratti e minimo salariale per contenere le disuguaglianze”

"La diseguaglianza nei redditi, oltre che essere aumentata, è pervasiva e attraversa tutte le dimensioni di genere, di età, di cittadinanza, di territorio – dice Tridico -. Essa origina anche dal moltiplicarsi delle forme contrattuali, oggi pari a ben 1.011: troppe e spesso non rappresentative". Idealmente, aggiunge, "un riordino della disciplina contrattuale legata alla rappresentatività dei soggetti contraenti, affiancata ad un minimo salariale legale, produrrebbe un contenimento delle diseguaglianze osservate, oltre che facilitare l'esercizio della vigilanza documentale da parte di INPS sul rispetto dei minimi contributivi".

Part-time al 46% tra le donne, il dato più alto in Ue

"La percentuale di part-time è al 46% tra le donne, il dato più alto nella UE, contro il 18% tra gli uomini, e una parte prevalente di questo part-time è considerato involontario" dice il presidente Inps.

“Con il salario minimo alcuni profili contributivi si alzerebbero del 10%”

"Occorre intervenire più tempestivamente sulle contribuzioni correnti – dice il presidente Inps -. Il Rapporto propone un esercizio di simulazione in cui sono state ricostruite le contribuzioni accumulate nei primi 15 anni di carriera lavorativa dalle generazioni nate tra il 1965 e il 1980, alle quali si applica esclusivamente il sistema contributivo. Una parte di loro non è riuscita a guadagnare retribuzioni superiori a quello che equivarrebbe oggi ad un salario minimo di 9 euro lordi orari. Se si introducesse un tale salario minimo, i loro profili contributivi si alzerebbero significativamente, in media del 10%. Anche questo esercizio dimostra che donne e giovani sono maggiormente colpiti da salari bassi".

Covid, “senza il sostegno dello stato redditi giù di un ulteriore 55%”

"In questo contesto emergenziale, l'intervento dello Stato ha dimostrato tutta la sua importanza nella distribuzione del rischio, nella difesa della coesione sociale e nella protezione dei più deboli". Lo dice il presidente Inps. Due, prosegue, "sono stati i principi di fondo: il principio universalistico, secondo il quale tutte le diverse categorie di cittadini dovevano ricevere sostegno dallo Stato, e il principio della tempestività, secondo il quale la risposta andava attivata in tempi brevissimi e modalità semplificate. Le misure hanno in larghissima parte funzionato, evitando che l'impatto sulla riduzione dei redditi a causa della crisi pandemica fosse del 55% maggiore. La crisi pandemica appare pressoché riassorbita in termini di partecipazione al mercato del lavoro, in particolare sul numero degli occupati, ma non ancora in termini di volume di ore lavorate, con conseguenze sfavorevoli sul piano delle retribuzioni complessive. Questa esperienza deve spingere a ripensare il contratto sociale che ha regolato finora la partecipazione alla vita economica degli italiani".

Covid, “nel 2020-21 prestazioni per 15,7 milioni di persone”

"Nel biennio 2020-21 l'Istituto ha garantito l'erogazione di prestazioni Covid aggiuntive a 15,7 milioni di individui per una spesa complessiva di circa 60 miliardi di euro, insieme a prestazioni 'ordinarie' per 42 milioni di utenti", dice il presidente Inps, Pasquale Tridico.

"Sono state- aggiunge- le esigenze di universalità e di tempestività ad accelerare il processo di ripensamento interno sulle modalità di erogazione delle prestazioni e a garantire l'efficienza anche con il 90% del personale in lavoro da remoto nel picco pandemico. Ciò dimostra che smart working e produttività sono mutuamente compatibili, spesso permettendo un maggior coinvolgimento del personale pubblico nell'erogazione dei servizi".

Inps, “ripresa entrate contributive a livelli prepandemici”

"Gli andamenti positivi del mercato del lavoro trovano pieno riscontro nei bilanci dell'Istituto, dove si registra una ripresa delle entrate contributive a livelli prepandemici: nel 2021 sono risultate pari a 236.893 mln di euro, con un aumento di 11.742 mln (+5,2%) rispetto al dato accertato nel rendiconto dell'esercizio precedente (225.150 mln)", dice il presidente Inps. "Il totale delle uscite correnti- aggiunge- è risultato pari a complessivi 384.772 mln di euro con un incremento di 7.896 mln (+2,1%) sul corrispondente dato del 2020 (376.877 mln). Significativa è la graduale trasformazione della composizione delle uscite, dal momento che un quarto della spesa per prestazioni oggi attua una funzione assicurativa e di sostegno ai redditi".

Pensioni, “regolarizzazione i cittadini stranieri rafforza il sistema”

"Una strategia aggiuntiva per rafforzare la sostenibilità del sistema è quella di programmare la regolarizzazione di nuovi cittadini stranieri per coprire i posti di lavoro non sostituiti a causa dell'invecchiamento della popolazione residente – afferma Tridico - . La regolarizzazione del 2020 si è dimostrata efficace, anche se più nel settore del lavoro domestico che nel settore agricolo. Il problema dell'immigrazione straniera e della sua regolarizzazione può e deve essere inquadrato in Italia anche nella prospettiva di tenuta del sistema previdenziale del Paese".

Nel 2021 spesa per disabilità a quasi 22 miliardi di euro

"La spesa complessiva per la disabilità nel 2021 è di quasi 22 miliardi di euro, e raggiunge circa 3,8 milioni di persone, per tutte le prestazioni legate alla disabilità INPS – afferma il presidente Inps -. Un dato in aumento del 3,4% rispetto al 2020".

Creare “lavoro buono” e dignitoso per tutti

Ma 'lo Stato al servizio del cittadino' rimane uno slogan privo di contenuto se non viene accompagnato da un salto di qualità nella capacità di intercettare i nuovi bisogni, di comunicare l'esistenza delle prestazioni esistenti, di semplificarne l'erogazione migliorandone i controlli ex-ante, di rendicontarne l'utilizzo in tempo reale". Lo dice il presidente Inps, Pasquale Tridico. Questa, aggiunge, "è la sfida che l'Istituto sta affrontando e che si pone per i prossimi anni, contribuendo alla svolta strutturale a cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci ha indirizzati: a cominciare dalla creazione di 'lavoro buono' e dignitoso per tutti, soprattutto per i giovani, senza il quale, come ha più volte ricordato il nostro Presidente della Repubblica, non potrà esserci 'la ripresa che vogliamo', lo sviluppo che l'Italia attende e che merita". (RS-DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)